Palazzo delle Papesse a Siena accoglie “Julio Le Parc. The discovery of perception”, la più importante personale del grande artista argentino mai realizzata in Italia, dopo la sua partecipazione alla 33a Biennale di Venezia nel 1966, quando ricevette il prestigioso Gran Premio internazionale alla pittura.
La mostra aperta fino al 16 marzo 2025 è organizzata in un libero percorso su due piani che privilegia sale tematiche, raccoglie oltre 80 opere realizzate a Parigi, in Francia, dopo gli esordi a Buenos Aires in Argentina, fino a lavori recenti e nuovi.
Oltre 60 anni di attività, dai lavori geometrici in bianco e nero alle opere cinetico-luminose e alle sculture, fino agli iconici dipinti, raccontano l’unicità e la vastità di una ricerca tesa a stimolare la percezione e il coinvolgimento degli spettatori.
Le antiche sale di Palazzo delle Papesse, insieme al cortile, il caveau, la terrazza e l’altana sui tetti di Siena, forniscono il contesto ideale per il lavoro di Le Parc e la sua incessante attitudine alla sperimentazione.
“Con questa prima mostra – spiega Beppe Costa, presidente e amministratore delegato di Opera Laboratori – vogliamo tracciare un percorso di rinascita culturale che porterà nel cuore di Siena mostre d’arte internazionali ed eventi in un edificio del XV secolo che per tanti anni è stato un importante centro di arte contemporanea. L’obiettivo è costruire un ponte tra la storia e il futuro, guardando con fiducia alle nuove generazioni e portando prosperità ai territori e alle loro comunità. Dedichiamo la mostra a Daniele Petrucci, che ha sempre creduto nella forza innata di questo scrigno di rara bellezza e che continuerà a guidarci nei nostri sogni da un luogo ancora più alto dell’altana di Palazzo delle Papesse”.
Julio le Parc: precursore dell’Op Art
Precursore dell’arte cinetica e dell’Op Art, dagli esordi Julio Le Parc lavora con la luce ed il movimento.
Nel 1959, nel fertile clima dei primi anni a Parigi, Le Parc posiziona luci elettriche in piccole scatole e utilizza prismi o lastre in plexiglas per combinare fasci luminosi colorati.
“Gli esperimenti di luce e movimento – scrive l’artista nel 1971 – facevano parte del mio desiderio di allontanarmi dalla nozione di un’opera fissa, stabile e definitiva”.
In mostra sono presenti opere iconiche di questo periodo, tra cui importanti esemplari storici come Continuel lumière mobile (1963-2013), Continuel lumière boite n. 3 (1959-1965) e Continuel lumière avec quatre formes en contorsion (1966-2012).
Ciascuna di queste opere indaga in modi differenti la relazione tra luce e movimento e induce una varietà di possibili reazioni in chi le incontra. Una ricerca incessante che porta l’artista a sperimentare nei suoi lavori la quarta dimensione, generando installazioni capaci di produrre indimenticabili esperienze immersive.
L’attitudine alla sperimentazione porta Le Parc a definire uno spettro di 14 colori quale base per la sua ricerca pittorica. L’artista argentino li utilizza puri, come fossero un pezzo di arcobaleno che si muove formando geometrie sempre nuove.
Le infinite variazioni cromatiche e di forme dei dipinti di Le Parc invadono le sale del quattrocentesco palazzo, come in Ondes 139 série 47 n. 8, (1974), oppure Ondes Alternées à partir d’un thème de 1972 (1972-2018), dove le opere impongono in senso positivo la propria forza nello spazio della mostra. I colori acrilici dell’artista sembrano in movimento, moltiplicandosi e travalicando i confini della tela.
A Palazzo delle Papesse, i cerchi concentrici di Série 14 – 14 Permuté (1970-2020) e quelli tremolanti in Série 15 n. 8 (1971-2012) catturano lo sguardo, invitando chi li incontra a sperimentare diversi gradi di distanza, provando per esempio ad avvicinarsi per poi allontanarsi.
Dagli anni Settanta, Le Parc declina i suoi 14 colori anche in una serie di sculture, gli Ensemble volume-couleur, di cui una selezione datata 1971-1975 è presente in mostra.
“Se questa mostra di Le Parc al Palazzo delle Papesse è la più grande mai realizzata dall’artista in Italia – ha dichiarato la curatrice Marcella Beccaria – va anche ricordato che un importante precedente è dato dalla sua partecipazione alla XXXIII Biennale d’Arte di Venezia del 1966. Le Parc è chiamato a rappresentare l’Argentina e la sua presentazione, che include un nutrito numero di opere, riscuote un grande successo di pubblico. Fotografie del periodo ritraggono visitatori e visitatrici che interagiscono con le opere e per esempio salgono su sculture dotate di molle, o indossano ampi occhiali che al posto delle lenti hanno sequenze di lamelle orizzontali”.
“L’Italia – commenta Yamil Le Parc, Direttore dello studio dell’artista sudamericano – ha sempre avuto una considerevole presenza in Argentina, dove oggi e la più grande comunità straniera. Era tempo che Le Parc tornasse in Italia per poter continuare a influenzare e ispirare il pubblico odierno con la sua capacità di mettere in discussione e trasformare la nostra comprensione dell’arte contemporanea. Spero che questa mostra lasci un segno profondo, non solo nei cittadini toscani ma anche nelle migliaia di turisti che ogni anno visitano Siena alla ricerca di storia e bellezza”.