Fino al 26 ottobre Palazzo Cucchiari a Carrara ospita la mostra “Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla”.
L’esposizione articolata in sette sezioni e un intermezzo, segue le tracce delle mutazioni della pittura dopo l’unità l’Italia, dal superamento delle scuole regionali alla ricomposizione di un’impronta nazionale, per puntare dritto a un’arte italiana adatta ai tempi moderni della “Nuova Italia”.
La mostra traccia un percorso dagli ultimi macchiaioli fino all’effervescenza della scapigliatura fino agli esiti finali del divisionismo, da Fattori e Lega a Boldini e De Nittis a Nomellini, Balla.
Ma sranno presenti in mostra anche artisti che portano i nomi di Signorini, Spadini, Pellizza da Volpedo, Zandomeneghi e Corcos, e poi ancora Antonio Mancini, Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, e tanti altri.
In totale si tratta di una novantina di opere tra dipinti su tela e su tavola, acquerelli, pastelli e sculture in bronzo e in gesso che abbraccia un arco temporale che va dal 1864 fino al 1917.
Mentre si assiste al tramonto degli ideali del Risorgimento, a cui gli artisti avevano partecipato con coerenza e coraggio civile, e si ha un’involuzione conservatrice della classe politica nazionale.
È in questo contesto che il mondo imprenditoriale, l’alta finanza e gli aristocratici, non solo le accademie e le altre istituzioni pubbliche, diventano promotori delle belle arti e, come collezionisti o mecenati, importanti figure di riferimento per gli artisti e i mercanti.
Fioriscono così opere pittoriche in cui la mondanità sfoggia lo “stato sociale” della bellezza, a Teatro o al Caffè, alle corse dei cavalli, a passeggio sul corso o nel salotto di casa: le signore diventano protagoniste dell’arte dell’epoca.
La mostra è aperta anche a Ferragosto.
Da non perdere: “Sogni” di Corcos
Tra le opere da non perdere della mostra di Palazzo Cucchiari c’è sicuramente “Sogni”, la tela che l’artista livornese Vittorio Corcos dipinse nel 1896.
Quella della giovane donna seduta sulla panchina con occhi persi nel vuoto è senza dubbio una delle figure più suggestive della pittura ottocentesca.
“Di lei sappiamo quasi tutto, ma in modo piuttosto confuso”, afferma il curatore della mostra Massimo Bertozzi, che poi aggiunge: “Vero è che si chiamasse Elena Vecchi è che fosse figlia di Augusto, ‘scognomato’ Jack La Bolina, noto scrittore e, ancor di più, famoso pioniere della navigazione a vela italiana. Diversamente dalla sorella Lucia, ragazza alla moda allegra e disinvolta, elegante con il suo cane, l’ombrellino e il cappello alla parigina, l’immagine di Elena è di una donna di pensieri profondi e sentimenti inquieti: vestita in modo sobrio, come da educanda, con quell’ombrellino da ragazza e un cappello di foggia maschile con, al posto del cane, il vezzo dei libri, che con quelle copertine leggere e gialline, come quelle dell’editore parigino Flammarion, sono comunque un richiamo al bel mondo internazionale. Per tutto ciò al suo apparire il dipinto fu alquanto chiacchierato, senza generare tuttavia scandali particolari, ma anche senza particolari attenzioni alla qualità della pittura o all’anomalo e disinvolto atteggiamento di questa donna così nuova da essere diventata poi un ‘classico’ del mondo moderno. Si dice che sia stata anche una delle amanti del pittore – conclude il curatore della mostra -, e tuttavia negli anni nessuno si è mai posto la domanda: nel caso fosse vero, di quale delle due figlie di Jack la Bolina dovremmo chiacchierare?”.