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© Coldiretti Lucca

Enogastronomia /

Sensori ottici e rilevazioni satellitari: a Viareggio le serre sono sempre più hi-tech

L’agricoltura di precisione arriva in Versilia con il progetto Moma per la prima sperimentazione italiana sulle colture ortofloricole. L’obiettivo è migliorare la produzione e ridurre l’uso di fitosanitari

Produrre meglio, in maniera sempre più sostenibile, limitando l’uso di fitosanitari. Prende il via con questi obiettivi in Versilia il progetto Moma grazie a sensori ottici che leggono la fluorescenza, rilevazioni satellitari in campo e Big Data per aiutare i florovivaisti e gli agricoltori.

La sperimentazione, prima in Italia su colture ortofrutticole, si propone di utilizzare la corretta quantità di nutrienti necessari per una crescita sana e bilanciata delle piante. Nello specifico, tra i prodotti agricoli studiati ci sono il peperoncino, il cavolo e la lattuga.

Il progetto, che nasce dalla collaborazione tra CNR e CREA e il contributo di Coldiretti, è stato illustrato in occasione dell’open day che si è tenuto presso l’azienda agricola di Marco Carmazzi di Torre del Lago, specializzata nella produzione di peperoncino, con le dimostrazione delle tecnologie utilizzate per i vari test e dei monitoraggi dell’assorbimento dell’azoto da parte delle piante. L’altra azienda del territorio coinvolta è la Malfatti & Mallegni di Viareggio che è invece specializzata nella produzione di piante da orto.

Il nostro comparto sta percorrendo, ormai da diversi anni, il sentiero della ricerca e della sostenibilità sia dal punto di vista ambientale che energetico. Il nostro è uno dei settori che ha più investito in questi campi – spiega Marco Carmazzi. Attraverso questo progetto, vogliamo collaborare con il mondo scientifico per mettere a punto nuove metodologie e nuove tecniche agronomiche che ci diano la possibilità in futuro di praticare un’agricoltura sempre più attenta all’ambiente, sempre meno dipendente dai fitosanitari e più sostenibile anche dal punto di vista economico senza intaccare la qualità o i livelli produttivi. I risultati del progetto, di cui siamo capofila, un giorno potranno essere messi a disposizione di tutte le aziende agricole”.

La sperimentazione

Progetto Moma, le tecnologie utilizzate nel corso delle attività sperimentali in serra e in campo – © Carmazzi – Azienda Agricola

La sperimentazione durerà complessivamente 24 mesi e vede tra la finalità quella di fornire alle imprese del settore florovivaistico ed orticolo un supporto innovativo per ottimizzare gestione e monitoraggio della fertilizzazione azotata in modo da massimizzare gli aspetti quantitativi e qualitativi del prodotto vegetale. In altre parole, lo scopo è fornire alle singole piante (che sia il peperoncino o un’insalata) la precisa quantità di azoto di cui hanno bisogno per il loro sviluppo.

Gli obiettivi

Peperoncino, cavolo e lattuga sempre più hi-tech col progetto Moma – © Carmazzi – Azienda Agricola

Il progetto Moma inizia con la fase preliminare che prevede la determinazione del fabbisogno ottimale di azoto per le singole colture di riferimento (il peperoncino, il cavolo e la lattuga). Ciò avviene monitorando le piante attraverso l’impiego di sensori ottici non distruttivi e rilevamenti satellitari per arrivare, infine, a redigere una strategia.

L’idea è quella di “riuscire ad ottimizzare uno dei parametri principali della produzione, che è la concimazione azotata, in modo da ottimizzarla riducendo le perdite nelle acque di falda e nel suolo, riducendo i costi di produzioni ma miglioramento i parametri qualitative ed mantenendo elevate produzioni”, spiega Sonia Cacini, ricercatrice CREA Orticoltura e Florovivaismo.

Il monitoraggio

Progetto Moma, un momento dell’open day – © Carmazzi – Azienda Agricola

Gli strumenti impiegati per il monitoraggio permettono, per esempio, di misurare con sensori inseriti nel terreno l’umidità ed i principali parametri per avere una panoramica delle caratteristiche del suolo o di rilevare, con uno speciale apparecchio a Led, in un colpo solo sia il livello di clorofilla e che di flavanoli.

Gli strumenti impiegati – aggiunge la ricercatrice del CNR-IFAC , Lorenza Tucciamisuriamo in modo non distruttivo dei parametri che dovrebbero essere rilevati in laboratorio. In questo modo, basandosi su luce e coltura, otteniamo in tempo reale una risposta senza nemmeno dover fare un campionamento. È una metodologia più rapida e meno costosa”.

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