Attualità/

Archeologia, scoperta la più antica testimonianza dell’uso del “rosso cinabro”

I risultati della ricerca, a cui ha collaborato anche l’Università di Pisa, sono stati pubblicati sulla rivista Quaternary Science Reviews

Cinabro - © Parent Géry - Wikimedia

Un gruppo di ricerca italo-spagnolo, composto da Università di Pisa, la sede pisana ICCOM del CNR e il Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) di Barcellona, ha raggiunto un’importante scoperta: all’inizio del VI millennio a.C. le popolazioni neolitiche italiane avevano già sviluppato tecniche avanzate per estrarre, lavorare e utilizzare il cinabro.

Il ritrovamento delle tracce che testimoniano l’uso precoce del cinabro è stato fatto nel sito archeologico de La Marmotta, situato sulle rive del Lago di Bracciano nel Lazio. Il ritrovamento, spiegano i ricercatori, impone una revisione delle conoscenze attuali riguardanti la diffusione e l’uso dei pigmenti minerali nel Neolitico europeo.

Esaminando una serie di reperti archeologici con tecniche avanzate di analisi chimica e mineralogica, i ricercatori italo-spagnoli hanno individuato la presenza di cinabro in vari manufatti del sito. Un ritrovamento che suggerisce un utilizzo di questo particolare minerale come pigmento. Lo studio dei depositi di cinabro presenti nella penisola suggerisce che questa sostanza venisse estratta da depositi situati a notevoli distanze da La Marmotta, indicando una rete di scambi e commerci ben sviluppata, in cui materie prime, idee e tradizioni venivano condivise tra le diverse aree della penisola.

Scoperta in Italia la più antica testimonianza dell’uso del “rosso cinabro”

“La scoperta dell’uso del cinabro in questo contesto è particolarmente significativa perché il cinabro è un minerale tossico che richiede una gestione e un trattamento particolari – spiega la dottoressa Cristiana Petrinelli Pannocchia del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa -. Questo implica, infatti, un certo grado di conoscenza e competenza tecnica da parte delle popolazioni che lo utilizzavano”.

“Oltre a ciò, l’uso del cinabro a La Marmotta riflette un significativo aspetto culturale e simbolico delle società neolitiche – prosegue Petrinelli Pannocchia -. Il pigmento rosso, ottenuto dal cinabro, è infatti spesso associato a pratiche rituali e cerimoniali, inclusi i riti funerari e le decorazioni corporee. Questo uso simbolico del cinabro potrebbe indicare una complessa struttura sociale e spirituale tra le popolazioni neolitiche della regione”.

“La datazione che siamo riusciti a stabilire attraverso i reperti del sito de La Marmotta – conclude la ricercatrice dell’Università di Pisa – ci permette di arretrare l’uso del cinabro in Italia all’inizio del VI millennio a.C., ridefinendo così la cronologia dell’uso di questo pigmento nel Mediterraneo occidentale. Oltre ad offrirci importanti spunti sulla complessità delle società preistoriche in termini di tecnologia, commercio e cultura”. ​

Lo studio nel sito archeologico de La Marmotta

I dettagli della scoperta sono stati inseriti nell’articolo “New evidence reveals the earliest use of cinnabar in the western Mediterranean: The Neolithic settlement of La Marmotta (Lazio, Italy)” pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews.

I più popolari su intoscana