Il viaggio dell’umanità, dalle origini della civiltà occidentale all’autoaffermazione dell’individuo nel contemporaneo, è il tema al centro di “Exodus”, il progetto artistico dello scultore Alexey Morosov, artista originario dell’Asia centrale e lucchese d’adozione che ora arriva a Pisa.
Le opere e gli spazi espositivi: da Piazza dei Miracoli alla Chiesa della Spina
Dal 22 giugno al 29 settembre il secondo volume della trilogia avviata al Museo Archeologico di Napoli nel 2016 si svolgerà a Pisa, coinvolgendo alcuni dei luoghi più iconici della città della Torre pendente: Piazza dei Miracoli, la Chiesa di Santa Maria della Spina su Lungarno Gambacorti, il Fortilizio con la Torre Guelfa su Lungarno Simonelli, l’esterno di Palazzo Blu.
Due le sedi espositive principali: la Chiesa di Santa Maria della Spina, eretta nel 1230 per conservare una delle spine della corona di Cristo, e il Fortilizio con la Torre Guelfa, dalla cui cima si può godere di uno dei più straordinari panorami di tutta Pisa. Quattro le sculture che saranno collocate in esterno, in un percorso che attraversa la storia della città: a partire da via Duomo, nel contesto di piazza dei Miracoli, a via Pietro Toselli, davanti a Palazzo Blu, dimora storica e centro d’arte, Lungarno Gambacorti, di fronte alla Chiesa di Santa Maria della Spina, Lungarno Ranieri Simonelli, nello spazio antistante alla Torre Guelfa.
La poetica di Alexey Morosov
Alexey Morosov lavora creando delle narrazioni su più livelli, dando vita a una specifica serialità: con Exodus ha rivolto la sua attenzione al ruolo dell’arte e della poesia come elemento atemporale universale. Pisa è diventata così il contesto espressivo-narrativo nel tentativo di cogliere l’essenza più profonda dell’anima della nostra società.
“La ricerca di Alexey Morosov narra un’epica del gesto creativo e dell’artista che diventa il vero eroe della storia dell’uomo – spiega il curatore della mostra Gian Guido Grassi – camminando per le vie del centro storico di Pisa ci ritroviamo all’interno di un’installazione diffusa, un’opera d’arte totale, in cui le oltre venti opere si uniscono alle architetture e ai monumenti della città e ci accompagnano a percorrere il nostro esodo personale. La bellezza ci offre una via di uscita e salvezza”.
Originario del Kyrgyzstan, residente a Lucca da nove anni, Morosov si considera erede della cultura ellenistica. Lavora su imponenti sculture, che richiamano miti di antica memoria rivisitati in chiave post moderna, tra l’immaginario arcaico e il linguaggio cyberpunk.
“In questi anni di presidenza del Consiglio regionale ho considerato l’arte uno strumento essenziale che proprio per la stagione speciale che abbiamo vissuto (dalla pandemia al nuovo spirare di venti di guerra anche nella nostra Europa) doveva trovare nelle Istituzioni una rinnovata attenzione – aggiunge il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo – in particolare quell’arte di strada che riempie delle sue forme e dei suoi colori le strade e le piazze dove viviamo la nostra quotidianità assume sempre di più la centralità di uno strumento che ci faccia fermare, riflettere, andare all’essenziale.”