La chiave di un bosco che resiste meglio ai cambiamenti climatici è la biodiversità. La scoperta arriva dal Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, che è tra i protagonisti dello studio europeo “LIFE SySTEMiC”, incentrato appunto su rendere le foreste più forti di fronte all’innalzamento delle temperature e agli eventi estremi come siccità, ondate di calore e tempeste di vento che sono sempre più frequenti nell’area del Mediterraneo.
La varietà genetica protegge gli ecosistemi forestali
Lo studio è stato condotto sia sulle pinete che sui boschi di origine naturale composti da querce, frassini ed altre latifoglie. Il grado di diversità genetica è stato correlato agli indicatori della struttura forestale quali diversità specifica, diversità dimensionale, distribuzione spaziale, biodiversità legata al legno morto ed ai microrganismi nel suolo, dimostrando che maggiore è la variabilità genetica, più il bosco è resiliente al climate change. Infatti biodiversità significa anche aumentare le probabilità che in una foresta ci siano alberi con caratteristiche genetiche più adattabili alle sfide dei cambiamenti climatici.
“San Rossore rappresenta un polmone verde di 23mila ettari al centro di un’area urbanizzata che va da Viareggio a Livorno passando per Pisa – ha commentato il presidente del Parco, Lorenzo Bani – salvaguardare le foreste e promuoverne il rinnovamento è parte della nostra missione, migliora la qualità della vita e le caratteristiche ambientali non solo dell’area protetta ma di tutto il territorio. Grazie ai risultati di questo progetto europeo parte da San Rossore un modello di gestione che permette di mantenere la biodiversità dei boschi e renderli più forti per affrontare i cambiamenti climatici.”
Nasce il modello di gestione forestale GenBioSilvi
La ricerca, che sta per giungere al termine, diventerà un modello di gestione forestale replicabile a livello internazionale. Lo studio ha coinvolto oltre al Parco di San Rossore anche università e aree protette italiane, slovene e croate, tra cui l’Università di Firenze, l’Unione dei Comuni Montani del Casentino, l’Istituto Forestale Sloveno, il Servizio Forestale Sloveno e l’Istituto di Ricerche Forestali Croato.
“Il risultato è il modello GenBioSilvi che a seconda dei parametri della foresta indica le azioni da intraprendere per mantenere o aumentare la diversità genetica – ha spiegato Francesca Logli, responsabile forestale dell’Ente Parco di San Rossore – nelle pinete non più tagli rasi, ma azioni mirate che sfruttano la rinnovazione naturale, tenendo conto di fattori importanti come la luce e come la protezione dall’azione degli ungulati. Anche per il bosco misto di origine naturale sono state elaborate importanti indicazioni gestionali”.