A 600 anni dalla realizzazione del Ciclo con le storie della Vera Croce (1424) per la chiesa di Santo Stefano a Empoli, il Museo della Collegiata di Sant’Andrea ospita dal 6 aprile al 7 luglio 2024 una grande mostra dedicata a Masolino da Panicale.
L’esposizione raccoglie il maggior numero di opere, mai presentato finora, dell’artista che, insieme a Masaccio e al Beato Angelico, ha contribuito, in maniera decisiva, al passaggio dal Tardo Gotico al Rinascimento a Firenze nel Quattrocento.
Obiettivo della rassegna è ricostruire il contesto culturale in cui si mosse Masolino, i cui lavori saranno affiancati da quelli di pittori che condividevano la sua stessa apertura verso nuove soluzioni stilistiche, quali Lorenzo Monaco, Gherardo Starnina, Giovanni Toscani e altri.
A Empoli Masolino ha lasciato alcune prove capitali come il Compianto sul Cristo morto nel battistero della collegiata di Sant’Andrea e altri affreschi nel transetto destro della chiesa di Santo Stefano.
La mostra dal titolo “Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento” raduna opere provenienti da prestigiose istituzioni come le Gallerie degli Uffizi a Firenze, il Museo del Bargello a Firenze, la Pinacoteca Vaticana, il Musée Ingres di Montauban, la chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, il Museo di Palazzo Venezia a Roma, il Museo di San Matteo a Pisa e molti altri ancora.
“Questa mostra rappresenta una tappa fondamentale del mio percorso decennale come sindaca di Empoli – commenta Brenda Barnini –. Il titolo dell’esposizione pone l’accento sulla nostra città, spalancando le porte sul suo passato, su un periodo storico in cui artisti straordinari si sono incontrati e hanno realizzato qualcosa di unico. La mostra mette al centro Empoli, ci ricorda cos’era e cos’è oggi. Trovo straordinario il fatto che un luogo come la chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani sia stato scelto come spazio espositivo e il lavoro svolto con impegno e rigore scientifico dalla direttrice e dai curatori della mostra. La sua realizzazione è stata possibile grazie al fondamentale supporto della Fondazione CR Firenze che, comprendendo il valore del progetto, lo ha sostenuto e promosso con noi, fin dalla sua ideazione. Un ringraziamento particolare va a don Guido Engels e a tutte le imprese del territorio che hanno dimostrato attenzione nei confronti del progetto, sostenendolo. Mi aspetto una vasta risposta di interesse e curiosità da parte del pubblico, che non potrà non stupirsi di fronte alla quantità e alla qualità delle opere esposte”.
Il percorso della mostra
Negli anni a cavallo tra Trecento e Quattrocento, Empoli visse un periodo di grande sviluppo economico diventando punto di riferimento di una vasta area che coincideva con la parte centro-occidentale della Toscana, grazie alla posizione lungo l’arteria stradale e fluviale più importante della regione.
Empoli diventò un punto di attrazione per i migliori artisti del gotico internazionale, come: Lorenzo Monaco (nel 1404) e Gherardo Starnina (nel 1409), il giovane Donatello e Giovanni di Francesco Toscani, infine Masolino, attorniato da una schiera di pittori, da Bicci di Lorenzo a Rossello di Jacopo Franchi, da Francesco d’Antonio a Borghese di Pietro.
Il percorso della mostra prende avvio in un momento segnato da gravi epidemie e dalla nascita di confraternite laiche che esortavano alla penitenza. Una di queste, la Compagnia dei Bianchi, commissionò un polittico per inquadrare il miracoloso Crocifisso dei Bianchi.
Tra le mani degli autori, si riconoscono quelle del fiorentino Niccolò di Pietro Gerini, autore che perpetuava la tradizione trecentesca di rigore formale e quelle di Lorenzo di Bicci, che passerà poi il testimone al figlio Bicci di Lorenzo, che cercava di mediare tra tradizione e innovazione.
La svolta avviene con Lorenzo Monaco, massimo protagonista del tardogotico toscano, a lato di Lorenzo Ghiberti, di cui viene esposto il Trittico di San Donnino, con al centro una Madonna dell’Umiltà, accasciata su un cuscino dorato, dal timido sorriso, in dialogo con santi infinitamente più piccoli di lei, avvolti da ampi mantelli, che segna il suo passaggio alle delicatezze estreme e alle accese calligrafie importate dalla Spagna da Gherardo Starnina.
Questa apertura di gusto verso nuove soluzioni stilistiche convinse i committenti empolesi a chiamare in città autori della nuova generazione. Tutto era pronto per accogliere Masolino che sarà protagonista della sezione attorno cui si costruisce tutta la rassegna.
Oltre al Compianto su Cristo morto si possono ammirare altri capolavori del maestro toscano, come l’elegante Madonna dell’Umiltà degli Uffizi, un San Francesco inedito di collezione provata, o la Dormitio Virginis e la Crocifissione, entrambi provenienti dai Musei Vaticani, o ancora la sinopia con Pasce oves meas, dal ciclo della Cappella Brancacci.
La mostra si completa con le opere di quei pittori che condividevano con Masolino l’apertura a una pittura più carnosa e sensibile. È il caso di Giovanni di Francesco Toscani, che verso il 1410 dipinse un polittico per San Martino a Pontorme, probabilmente per racchiudere una Madonna giovanile di Donatello di Francesco d’Antonio, allievo di Lorenzo Monaco, documentato a fianco di Masolino, a Empoli nel 1424, qui con la Madonna della Cintola di Loppiano.