La medicina e la chirurgia del cuore al centro della giornata conclusiva del Festival dell’Identità toscana Firenze. Una giornata intensa, per raccontare le migliori pratiche, per discutere delle sfide attuali e future e pensare a come rafforzare ulteriormente i servizi. Focus anche sulle innovazioni tecnologiche, sulle strategie di prevenzione e la gestione integrata dei pazienti.
“Le eccellenze sanitarie regionali sono tante” ricorda il presidente Eugenio Giani. “Pur tra le difficoltà che riguardano tutta italia, il nostro rimane uno dei migliori sistemi sanitari del Paese e tra i livelli più alti in Italia e Europa” annota l’assessore regionale Simone Bezzini.
Si parte dalle patologie cardiache ma poi lo sguardo si apre sul diritto alla salute e sulle politiche per tutelarlo, “parte – riprende ancora Bezzini – dell’identità fondativa di questa regione”. “Un diritto – continua – messo a rischio dai tagli alla sanità pubblica: l’ultimo riguarda quello all’edilizia sanitaria, pari ad un miliardo e duecento milioni per tutta l’Italia”. “Il problema della risorse e dei medici che non si trovano non è da sottovalutare. Ma dobbiamo trovare un nuovo equilibrio tra bisogni, la demografia che cambia e la sostenibilità del sistema e dunque spingere sulle innovazioni” .
La medicina del cuore
Entra nel merito il presidente Giani: “Sulla medicina del cuore abbiamo strutture e medici di eccellenza riconosciuta e certificata: dall’ospedale di Careggi a Firenze, tra i migliori d’Italia per l’agenzia Agenas del ministero della salute, alla Fondazione Monasterio a Pisa e a Massa, prima solo ospedale per bambini ed oggi per tutti”. “Sulla cura degli infarti – prosegue il presidente – negli ultimi tre anni abbiamo sempre occupato la prima o la seconda posizione per risposta e velocità di intervento, con tassi di mortalità che in alcuni casi sono la metà di quelli nazionali”.
Le patologie cardiovascolari sono la principale causa di morte in Italia. Ma grazie alla forte collaborazione tra territorio, 118 ed ospedale in Toscana si muore di infarto meno che nel resto d’Italia – il tasso regionale è pari al 5,69 contro il 7,42 di quello nazionale – ed accade perché la rete di emergenze cardiologiche consente una tempestiva presa in carico dei pazienti
I numeri toscani
Nelle quindici struttura emodinamiche della sanità pubblica toscana lavorano un’ottantina di cardiologi, con oltre 16.870 coronagrafie fatte in un anno e 8.200 angioplastiche. Si parla anche di pratiche virtuose. I quattro centri che dispongono di cargiochirurgia assicurano, ad esempio, il trattamento della valvola aortica, mitralica e tricuspide attraverso l’approccio percutaneo, ovvero con un semplice forellino sulla gamba: un intervento meno invasivo con cui trattare pazienti anche con più di 75 anni o fragili. Secondo il report di Agenas ci sono risultati clinici molto al di sopra della media nazionale: su 1418 interventi di bypass aorto-coronarico il tasso di mortalità è quasi la metà di quello nazionale (1,2 contro 2,17) e su 3.682 interventi di valvuplastica la mortalità registrata è 1,36 contro 2,42.
Oltre agli ospedali ci sono i servizi sul territorio, essenziali per raggiungere i migliori risultati. Nella regione si contano dieci centri che garantiscono prestazioni ambulatoriali per correggere ad esempio le aritmie cardiache, mentre Siena fa da riferimento per tutta la regione per le assistenze ventricolari meccaniche e i trapianti di cuore.
Si innova nelle strutture cardiochirugiche della Toscana e si fa anche ricerca, attraendo peraltro finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli ordinari del servizio sanitario.
Non meno eccellente è la sanità digitale toscana, fino alla telemedicina, e la rete che si rivolge ai piccoli pazienti. La Toscana vanta una delle poche cardiochirurgie pediatriche e neonatali italiane che per volumi supera i duecentocinquanta interventi e con i migliori esiti a livello europeo, grazie a due realtà come l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze e la Fondazione Monasterio in collaborazione con le altre strutture sanitarie regionali.
Careggi compie cento anni
L’ospedale fiorentino di Careggi compie cento anni. Il Festival dell’identità toscana celebra anche questa occasione per ripercorrere, con un convegno, la storia dell’ospedale e per ricordare la figura del medico Giulio Chiarugi, preside della facoltà di medicina e chirurgia per trentadue anni e nel 1924 primo rettore dell’Università degli studi di Firenze.
“Careggi – ricorda il presidente Eugenio Giani – nasce a Villa Monatessa un po’ come il sanatorio dell’ospedale storico di Firenze, Santa Maria Nuova, fondato nel Duecento. Poi, cento anni fa, la decisione di far nascere un vero e proprio nuovo ospedale. Fu aperto un padiglione ed oggi Careggi è il più grande ospedale del centro italia: oltre quattromila pazienti seguiti ogni giorno, seimila dipendenti, più di dieci milioni di prestazioni l’anno e risultati di eccellenza certificati. Un orgoglio della Toscana”.
Era il 16 dicembre 1924 quando l’arciconfraternità della Misericordia di Firenze trasportò a Careggi 458 degenti, tra cui 155 malati di tubercolosi e 303 cronici provenienti da altre strutture della città. Ducentottanta furono portati a Careggi in barella.
Per i cento anni dell’ospedale Poste italiane ha realizzato uno speciale annullo filatelico su una cartolina commemorativa che riproduce un’opera di Cinzia Fiaschi. Al termine del convegno, la messa in scena dello spettacolo teatrale “Padiglione 10. Careggi 1956-2021”.