La prima vigna urbana di moderna impostazione a Firenze nasce a due passi dal Piazzale e rende omaggio a uno degli artisti più geniali del Rinascimento: Michelangelo. Il sogno, realizzato, di una imprenditrice vinicola Maria Fittipaldi Menarini che già a Bolgheri ha la sua azienda, Donne Fittipaldi, gestita con le quattro figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina.
A Firenze, a due passi dal giardino dell’iris, si trova la residenza di famiglia: qui l’imprenditrice è riuscita a realizzare il sogno di una vigna urbana procedendo per prima cosa a impiantare 700 nuove piante. Le barbatelle, future viti ad alberello, ora sono parte dello skyline di Firenze che dalla cupola del Brunelleschi spazia fino ai colli di Fiesole.
Nei numerosi viaggi all’estero Maria Fittipaldi Menarini ha avuto modo di vedere la vigna del Clos Montmartre a Parigi, le vigne di Leonardo a Milano, della Tenuta Venissa sull’isola di Mazzorbo a Venezia e della Villa della Regina a Torino. E forte dell’esperienza a Bolgheri, insieme alle quattro figlie, ha deciso di far rivivere la vecchia vigna di casa a Firenze.
Il progetto in grado di esaltare la biodiversità, partito a 29 settembre 2021 e presentato l’anno dopo, prevedeva la completa riconversione dell’impianto con l’inserimento di viti da allevare con il sistema ad alberello, in simbiosi con le piante di olivo già in produzione.
Le varietà sono state scelte con cura storica tra i vitigni toscani più tradizionali, incluse quelle a rischio di estinzione perché poco redditizie, ma di altissima qualità. L’aspetto tecnico è seguito da alcuni tra i migliori professionisti della Toscana come l’agronomo Stefano Bartolomei e l’enologo Emiliano Falsini.
“Il vigneto che andiamo a realizzare – sostiene Stefano Bartolomei – è un vigneto giardino e dovrà essere perfettamente integrato con l’ambiente circostante per mantenere inalterate le caratteristiche del paesaggio”.
“Con la Vigna Michelangelo – continua Emiliano Falsini – prenderà forma il primo progetto di Vigneto Urbano a Firenze. Un progetto ambizioso, affascinante e suggestivo in uno degli scenari più belli ed evocativi della città. Un impegno importante, volto al recupero dell’antica viticoltura cittadina da sempre presente nella città culla del Rinascimento e dove il vino ha rappresentato, nel corso della storia, un importante segno distintivo”.
La Vigna Michelangelo è costituita da 700 viti così suddivise: 300 viti di Sangiovese con i cloni scelti nella selezione CCL2000, 150 di Canaiolo, 100 di Foglia Tonda, 100 di Pugnitello e 50 di Colorino del Val d’Arno.
Ora che le barbatelle sono state messe a dimora bisognerà aspettare tre anni per la vendemmia prevista nel 2027 con la produzione della prima botte di vino della vigna di Michelangelìo. “Da quella botte si ricaveranno circa 700 bottiglie – conclude Maria Fittipaldi Menarini– da vendere sul mercato internazionale tramite aste con finalità benefiche di sostegno sociale. Il fine della vigna non è comunque solo il vino ma il rapporto che si crea tra uomo, terra e aria. Un rapporto che ridimensiona la sterilità del cemento e dell’asfalto con la ricerca di un rispetto reciproco”.