Sophie Fustec in arte “La Chica” cantautrice che mescola eredità latina e influenze urbane del quartiere di Belleville a Parigi arriva in concerto domenica 17 alle 19 al PARC di Firenze all’interno della rassegna Mixité.
Sophie è nata da padre francese e madre venezuelana. Tra un soggiorno e l’altro a Merida, Sophie ha studiato violino e poi pianoforte, per 13 anni al conservatorio e poi ingegneria del suono all’ESRA in Francia.
Nel 2010 ha fondato la band tutta al femminile 3SOMESISTERS, prima di intraprendere il suo progetto solista, La Chica, nel 2013. Il suo primo album “Cambio” è uscito nel 2019 e nel 2022 ha pubblicato “La Loba”, dedicato al fratello scomparso.
La sua musica è il risultato di un melting-pot di influenze musicali che vanno dall‘indie pop, dall’hip-hop statunitense e dall’America Latina ai Beatles e alla musica classica.
Ecco la nostra intervista a La Chica
Sei cresciuta tra Merida in Venezuela e Parigi in Francia, come convivono queste due culture e tradizioni musicali dentro di te?
Mi hanno creato. Mi hanno nutrito. Mi hanno fatto capire che non esiste un solo centro, ma molti su questo pianeta. Quando ero più giovane pensavo di dover scegliere tra le due, creando una sorta di schizofrenia culturale, finché non ho capito che io sono il mio paesaggio ed entrambe le parti vivono dentro di me. Mi sento così ricca.
La musica guarisce. La musica è vita, terapia, un modo per esprimersi, per connettersi con la gente, per essere chi sono veramente
Qual è il tuo primo ricordo musicale? So che è stata molto importante la tua insegnante di pianoforte Françoise Azema, raccontaci qualcosa di lei
Il mio primo ricordo musicale è quando avevo circa 2-3 anni, ascoltavo i vinili dei miei genitori con delle cuffie enormi, e gli facevo cambiare il lato A con il lato B, con il lato A, con il lato B, all’infinito. Non riuscivo a smettere di ascoltare la musica! Françoise Azema è stata come una mentore per me. Mi ha insegnato la relazione tra i suoni e il corpo… Come ogni organo del corpo umano vibra e risponde a una frequenza speciale. In pratica mi ha introdotto alla musicoterapia. Era un essere umano speciale e tutti i suoi insegnamenti risuonano spesso nella mia vita.
Ho letto che uno dei gruppi che ti ha più ispirato sono i Rage Against the Machine. Eppure sono così diversi dal tuo sound!
Sì, sono molto ispirata dalla ribellione, dalle parole, dall’energia, dal carisma … Ho assorbito molti generi che sono molto lontani da quello che mi piace presentare ora, ma io sono il risultato di questo mix di influenze. Ho bisogno di provare una forte emozione quando ascolto la musica, questo è il mio obiettivo finale nella composizione musicale: generare questa differenza.
Componi musica dopo aver sognato. Cosa sono per te i sogni? Ci mostrano il futuro? Ci parlano del presente, di quello che ci fa paura o di quello che desideriamo che accada?
Do molta importanza ai sogni, aprono la porta a un’altra dimensione, mi danno accesso ad alcuni lati nascosti della mia coscienza. Li scrivo sempre e mi piace cercare di ricostruire lo stato d’animo che mi hanno lasciato. Mi aiutano a capire chi sono. Rappresentano molte cose, nella mia esperienza, che accadranno in futuro, in qualche modo. Sogno spesso di poter respirare sott’acqua, sarebbe fantastico poterlo realizzare!
In un’intervista hai detto che suonare dal vivo ti porta in uno stato alternativo di coscienza, cosa succede?
Suonare dal vivo mi porta in uno stato di ipnosi; non penso più, sento, faccio, lascio che accada. Mi permette di vivere un momento reale nel presente. Cosa che non è facile da sperimentare. Siamo sempre proiettati sul nostro futuro o pensiamo alle cose che abbiamo fatto. L’obiettivo è arrivare alla trance che mi permette di connettermi con altri livelli di spiritualità.
Come definiresti la tua musica? Che cos’è per te la musica?
Direi Arty pop sciamanico moderno. Lo sciamanesimo è medicina. La musica guarisce. La musica è vita, terapia, un modo per esprimersi, per connettersi con la gente, per essere chi sono veramente. Gli artisti riflettono i tempi. Siamo attivisti attraverso l’arte, dobbiamo farlo. L’arte apre la coscienza, permette il risveglio, pianta semi di evoluzione.
Come affronti il momento storico che stiamo vivendo pieno di violenza, guerra, razzismo, ingiustizie?
Sembra peggio che mai. L’accesso a questa quantità di informazioni è tanto estenuante quanto importante. Chi dice crisi dice arte. Dobbiamo denunciare ma poi trasformare. Anche se non abbiamo la soluzione a tutti i temi orribili di questo mondo, dovremmo sognare come sarebbe possibile vivere diversamente in un mondo migliore.