Daniele, un bambino di poco più di dieci anni di Cerreto Guidi, in provincia di Firenze, prende carta e penna e scrive una lettera proprio alla gentilezza, che immagina come una giovane donna con le ali per volare e raggiungere tutto il mondo. Ha una parola per tutti e distribuisce sorrisi.
La sua lettera è un invito a tornare nella vita di ogni giorno. Le chiede, infatti, di uscire dal suo nascondiglio perché non la vede più. “Ma anche tu giochi a nascondino come noi?”, le domanda.
Nasce dalla lettera di questo piccolo scrittore il libro “Cara gentilezza ti scrivo” di Gaia Simonetti giornalista fiorentina e ambasciatrice del progetto “Costruiamo Gentilezza”, pubblicato da Betti Editrice e proposto dall’Associazione culturale “I libri di Mompracem”.
Il libro è un confronto tra le generazioni, tra il mondo visto da un bambino, che ha ancora la speranza di ritrovare la gentilezza anche nei piccoli gesti, e la nonna, a cui, in segreto, leggerà la lettera.
“Cara gentilezza ti scrivo” sarà presentato lunedì 4 marzo alla Libreria Gioberti di Firenze, con la conduzione del giornalista Paolo Caselli e l’intervento del giovane rapper di Lucca Ramadon che ha scritto e musicato una canzone dedicata a Davide Astori.
Ecco la nostra intervista a Gaia Simonetti
Ciao Gaia! In cosa consiste il progetto “Costruiamo gentilezza”?
Si tratta di un percorso e un progetto ideato dall’Associazione di volontari chiamata Cor et Amor guidata da Luca Nardi. Noi cerchiamo di portare in ogni ambito delle nostre attività un po’ di gentilezza. Lato mio, ho dato vita all’Alfabeto della gentilezza che associa ad ogni lettera una parola gentile. L’ho lanciato il 2 ottobre 2021, il giorno della Festa dei nonni e ho portato questa pratica anche nelle scuole e nelle società sportive che hanno voluto aderire. È un progetto per cercare di usare le parole nel migliore dei modi, l’idea è nata da mia nonna che mi diceva di avere sempre una parola gentile per tutti.
il fattore tempo non aiuta la gentilezza, oggi non ci soffermiamo più, condividiamo poco. Diamo meno peso a parole o frasi “Come stai?” per esempio. vedo la gentilezza ome una strada in salita, ma una strada da percorrere oggi più che mai
Quindi voi cercate di portare la gentilezza ovunque?
Sì, ognuno di noi ha i propri ambiti. Ci sono allenatori sportivi che fanno un confronto, una sorta di “Terzo tempo”, imprenditori e imprenditrici che cercano di fare iniziative per promuovere il benessere aziendale. Piccole gocce che possono cambiare molto.
Com’è nata l’idea di scrivere “Cara gentilezza ti scrivo”?
Il libro è nato poco prima di Natale. Mi ha dato l’ispirazione un bambino che ho incontrato durante la presentazione dell’Alfabeto della gentilezza nelle scuole. Mi ha avvicinata e mi ha detto che aveva preso carta e penna e aveva scritto una lettera alla Gentilezza. Una donna che lui immaginava con le ali perché deve viaggiare in tutto il mondo. Questa piccola lettera era un invito a tornare alla Gentilezza. Il bambino le raccontava i gesti che mancano: i sorrisi che non ci sono più, i saluti non fatti.
Come definiresti la gentilezza e come mai è così difficile oggi essere gentili?
Io vorrei che fosse una strada in discesa, invece è una strada in salita. A volte il fattore tempo non aiuta la gentilezza, oggi non ci soffermiamo più, condividiamo poco. Diamo meno peso a parole o frasi “Come stai?” per esempio. Vedo la gentilezza come una strada in salita, ma una strada da percorrere oggi più che mai.
Quali potrebbero essere alcune pratiche di gentilezza da mettere in atto?
Io vengo dal mondo del calcio, per tanti anni ho fatto l’ufficio stampa di club sportivi. Ho visto molti gesti gentili che sono poi molto semplici. Per esempio inserire nel calendario visite agli anziani, incontri nelle scuole per raccontare il loro essere giocatori. Oppure nel periodo della pandemia molti giocatori andavano a distribuire mascherine agli anziani. Gentilezza è mettersi a disposizione degli altri. Piccoli gesti che spesso dimentichiamo di fare nella nostra vita, non cose impossibili. Impariamo la gentilezza dai bambini, per loro è una cosa genuina, spontanea, per noi adulti spesso è più difficile.