Il 23 e 24 febbraio al Teatro Cantiere Florida di Firenze la compagnia VicoQuartoMazzini, con la regia di Michele Altamura, Gabriele Paolocà, porta in scena “La Ferocia” spettacolo tratto dal libro omonimo di Nicola Lagioia, vincitore nel 2015 sia del Premio Strega che del Premio Mondello.
L’adattamento a cura di Linda Dalisi, una delle penne più interessanti del panorama teatrale contemporaneo, mette in scena il trionfo e la rovina dell’Occidente, in una saga familiare contemporanea per denunciare la furia del sistema patriarcale.
La storia de La Ferocia
Il protagonista Vittorio Salvemini (interpretato da Leonardo Capuano) è un costruttore pugliese arrivato a Bari poco più che trentenne, dagli anni ‘70 ha inanellato una serie di successi che l’hanno messo a capo di un impero di cantieri edili da Phuket a Parigi passando per Istanbul.
Si tratta di un noir in cui le dinamiche feroci di una famiglia diventano specchio di una società al collasso. Neanche i valori familiari riescono a contenere la brama capitalistica del nostro tempo
Ma quando il cadavere della figlia Clara viene trovato sulla provinciale che collega Bari a Taranto la sua ascesa comincerà a vacillare.
Unica attrice in scena, Francesca Mazza nei panni di una mater familias spietata. Intorno a lei, una galleria di personaggi atrocemente realistici agiscono all’interno di scenografie (firmate da Daniele Spanò con le luci di Giulia Pastore) che da luogo realistico (l’interno della villa dei Salvemini) si trasformano, col procedere dello spettacolo, in paesaggio metafisico.
Sul palco insieme a Capuano Roberto Alinghieri, Michele Altamura, Enrico Casale, Gaetano Colella, Gabriele Paolocà, Andrea Volpetti: un cast quasi interamente maschile per raccontare un mondo di uomini in cui le colpe dei padri si riflettono nelle debolezze dei figli.
“La Ferocia” prende così la dimensione di una tragedia contemporanea, particolare e universale allo stesso tempo, costruita dalle parole di un grande scrittore nato e cresciuto a Sud.
La Ferocia: intervista al regista Gabriele Paolocà
“La storia de La Ferocia racconta la storia della famiglia Salvemini, – ci ha raccontato il regista Gabriele Paolocà – Vittorio Salvemini è un imprenditore venuto dal nulla che incarna il business man meridionale alla perfezione. Un uomo che attraverso i suoi rapporti politici e finanziari non sempre cristallini costruisce la sua carriera e contribuisce a riempire la Puglia di cemento e non solo. Al centro della storia c’è la mostre della figlia di Salvemini in circostanze sospette e verremmo a scoprire che la morte della figlia è strettamente collegata agli affari illeciti del padre. Si tratta di un noir in cui le dinamiche feroci di una famiglia diventano specchio di una società al collasso. Neanche i valori familiari riescono a contenere la brama capitalistica del nostro tempo”.
Potrebbe sembrare quasi Il Padrino?
La questione familiare è importante, paradossalmente Il padrino è una storia più giustificabile, dato che i protagonisti sono loro stessi a definirsi dei criminali, Salvemini invece sul finale dice “Io tutto quello che ho fatto l’ho fatto per i figli, rispettando la legge di famiglia”. E’ una storia che ricorda Il Padrino ma che forse è più feroce e più criminale.
Si potrebbe dire che questo spettacolo si interroga sulle origini del male, come nasce?
Si ci si interroga su come le ambizioni individuali e la gratificazione personale possano andare ad intaccare qualunque sfera della società. Quindi ci si chiede fino a dove un essere umano si può spingere per la propria ambizione.
La Ferocia è una produzione SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione, insieme a Elsinor, Romaeuropa Festival, LAC – Lugano Arte e Cultura, Teatri di Bari e Teatro Nazionale di Genova.