In una giornata soleggiata ed estremamente mite di metà febbraio, il Consorzio Lamma ha presentato i dati sul clima del 2023, un anno da record, come ormai siamo abituati a sottolineare, con un inverno che si fa fatica a definire come tale e che finisce al primo posto tra gli inverni più caldi mai registrati. I dati osservati fino ad oggi, 15 febbraio (1° dicembre 2023-15 febbraio 2024) lo classificano come l’inverno più caldo dal 1955, con una temperatura di oltre due gradi sopra la norma (+2.2 °C le temperature medie e +2.3 °C le massime) e con i piumini rimasti sotto naftalina chiusi nell’armadio.
“Ringrazio il Lamma perché grazie il suo dettagliato lavoro di analisi è estremamente utile su più fronti, compreso quello della previsione e gestione delle criticità legate al meteo”, ha detto il presidente Eugenio Giani. “Ormai è incontrovertibile che il meteo sta cambiando e che la programmazione regionale, così come la sensibilità globale, deve tenerne conto. Tutti dobbiamo cercare di operare per contrastare, o almeno rallentare, il cambiamento climatico e al tempo stesso prepararci ad affrontarne le conseguenze. E questo chiarisce ancora di più perché sia essenziale intervenire per mettere in sicurezza il territorio e dotarlo di infrastrutture adeguate alle nuove sfide climatiche”.
Questo inverno segue però una tendenza che abbiamo registrato e vissuto per tutto l’anno, veniamo dall’autunno più caldo mai registrato in Toscana e nel nostro Paese, se ricordiamo bene infatti nei primi giorni di ottobre in quasi tutte le città toscane si sono registrate temperature sopra i 30°. Una situazione che preoccupa anche in termini di siccità che potremo registrare nella prossima primavera-estate. Per questo, come hanno sottolineato sia il presidente Eugenio Giani che l’assessora Monia Monni, è importante il lavoro del Consorzio Lamma con le attività di monitoraggio e ricerca sui cambiamenti del clima che stiamo vivendo.
“A fronte di un pianeta che si scalda a ritmi sempre più rapidi è fondamentale comprendere che gli effetti di questi cambiamenti possono essere anche molto diversi da una zona all’altra – ha spiegato l’amministratore unico del Lamma, Bernardo Gozzini – Per questo le analisi regionali sono essenziali e ci consentono di comprendere meglio come nella nostra regione si stia manifestando il cambiamento del clima, le peculiarità e le fragilità nei diversi territori al fine di poter individuare politiche di adattamento adeguate”.
La fotografia del Lamma
Secondo i dati Lamma i mesi dicembre 2023 e gennaio 2024 hanno fatto registrare temperature spesso miti, chiudendosi con quasi due gradi sopra la media (+1.9 °C rispetto al 1991-2020), e la stessa tendenza sembra riproporsi nel mese di febbraio che stiamo vivendo. L’andamento climatico è stato eccezionalmente mite, con pochissima neve sulle montagne. Se nel periodo dal 15 febbraio a fine mese si confermerà l’andamento attuale, questo sarà confermato come l’inverno più caldo per la Toscana.
Nel complesso il 2023 a livello globale è risultato l’anno più caldo mai registrato, mentre in Toscana è il ‘secondo’ più caldo (subito dopo il 2022, che ha registrato solo +0.1 °C) con una temperatura media superiore di +1.2 °C rispetto al periodo 1991-2020, e di +2.1 °C rispetto al trentennio 1961-1990. Nel corso del 2023 ben 11 mesi su 12 hanno registrato temperature sopra media (tra questi spicca ottobre con +3,5° sopra media), con l’unica eccezione del mese di aprile (-0.6 °C). Anche in estate le temperature sono state sopra la media, soprattutto per quanto riguarda le temperature minime che ci hanno dato tante notti tropicali e compromesso il sonno.
Ancora più eccezionale il trimestre autunnale, con una temperatura di 2.1 °C sopra la media: è risultato essere il più caldo di sempre in Toscana ed in Italia. Settembre è stato praticamente la prosecuzione dell’estate e ad ottobre ben 26 giorni su 31 hanno registrato valori molto sopra la media. Nei primi giorni di ottobre sono stati abbattuti anche i record di temperatura massima più alta in quasi tutti i capoluoghi di provincia toscani, a partire dai 33.2 °C di Firenze (1° ottobre) ai 30.2 °C di Pisa (2 ottobre).
Dal punto di vista delle piogge la situazione è più complessa, perché sebbene la quantità totale di pioggia caduta nel 2023 sia pressoché in media, la distribuzione temporale delle precipitazioni è stata veramente discontinua e concentrata in alcuni periodi come il mese di maggio o dalla metà di ottobre a metà di novembre quando si è verificata l’alluvione nelle province di Prato e Pistoia. Guardando i dati, il 30-40% delle precipitazioni di tutto il 2023 si è infatti verificato tra il 18 ottobre e il 10 novembre.
“I dati, gli studi e le analisi del Lamma, quindi non soltanto le previsioni, sono un supporto fondamentale, non solo nei momenti di emergenza, nei momenti in cui si cerca di reagire all’emergenza ma sono soprattutto la base su cui immaginare le nostre politiche di adattamento ad un cambiamento climatico che in questi dati mi pare drammaticamente evidente perché al di là dei record che già fanno impressione è la tendenza fa veramente paura – ha dichiarato l’assessora all’ambiente Monia Monni. – La Toscana sta elaborando il proprio Piano per la transizione ecologica. Un piano che poggia su due pilastri: da una parte la lotta ai cambiamenti climatici, dall’altra le politiche per aumentare la resilienza dei territori, la loro capacità di adattarsi e resistere ai nuovi fenomeni. Stiamo stimolando l’economia circolare, perché chiaramente cambiare i processi produttivi consente di risparmiare CO2, ma soprattutto stiamo facendo un Piano della transizione energetica molto radicale, che punta sul raddoppio dell’energia da fonti rinnovabili per diventare carbon neutral in netto anticipo sui tempi previsti dall’Europa. Su questo aspetto siamo fortunati perché in Toscana oltre al sole e al vento abbiamo la geotermia, ma serve anche un cambio di mentalità perché le fonti green vanno bene a tutti solo fino a quando i pannelli o le pale si mettono lontane dalla propria realtà. Naturalmente saremo i primi a tutelare il nostro paesaggio ed infatti stiamo discutendo con il Governo per avere più potere decisionale , dato che ad oggi su questo tema si ha un vuoto normativo ed in assenza di regole assistiamo a fenomeni di vera aggressione al territorio, spesso portate avanti da multinazionali, con distese di pannelli che realmente entrano in conflitto sia con il paesaggio che con l’agricoltura”.