Fino a giovedì 15 febbraio è possibile inviare la propria candidatura per partecipare a uno dei progetti previsti dal servizio civile universale. Le opportunità in Toscana, per ragazzi e ragazze dai 18 fino ai 28 anni di età, sono numerose e diverse tra loro, tra queste c’è il bando che si sviluppa dalla campagna Io non rischio dedicata alle buone pratiche di protezione civile, promosso da Anpas in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile e Fondazione Cima. I posti disponibili per il progetto “Io non rischio 365: il volontariato 2”, uno dei tre bandi in cui si declina il servizio civile di Io Non Rischio, è rivolto a 10 volontari e volontarie da impiegare in diverse sedi Anpas in Toscana in attività di informazione alla popolazione sui temi della prevenzione, sulla conoscenza rischi legati al territorio e sui comportamenti da adottare per ridurne gli effetti.
Le sedi e le associazioni coinvolte sono quelle di Anpas Nazionale e Anpas Toscana a Firenze, la Società Pubblica Assistenza e Mutuo Soccorso Rosignano, la P.A. Società Riunite Pisa, la P.A. Croce Verde Lucca, nell’associazione di Pubblica Assistenza e Gruppo Donatori di Sangue Monteroni Val d’Arbia, nella SOCIETA’ DI PUBBLICA ASSISTENZA E MUTUO SOCCORSO ROSIGNANO, nella Pubblica Assistenza l’Avvenire di Prato e presso l’Humanitas di Scandicci.
Il progetto, alla sua seconda edizione, è ancora in fase sperimentale, per questo abbiamo voluto approfondire le opportunità che offre per i giovani e le esperienze che durante l’anno possono essere svolte insieme a Antonio Cartoni, referente Io Non Rischio per Anpas Toscana e a Emilia Del Pino e Cecilia Stopponi, operatrici del servizio civile che a maggio concluderanno l’esperienza con Io Non Rischio, la prima in Anpas Nazionale e la seconda presso la Pubblica Assistenza Val d’Arbia.
Ci puoi parlare brevemente del progetto?
A. A differenza di tutti gli altri progetti che già sono in essere, il progetto è trasversale nelle attività in quanto promosso da una istituzione, una associazione di volontariato ed un ente di ricerca abbracciando così aspetti complementari della comunicazione del rischio, inoltre ha un respiro nazionale in quanto le sedi di attuazioni sono in 4 regioni diverse, tra cui le pubbliche assistenze toscane e abruzzesi. Questo progetto ha principalmente tre declinazioni, Io Non Rischio 365 “la Comunicazione” che viene sviluppata al Dipartimento della protezione civile e in Fondazione Cima, Io Non Rischio 365 “Il Volontariato”, presso le pubbliche assistenze Toscane ed infine Io Non Rischio 365 “la Popolazione”, nelle Pubbliche Assistenze abruzzesi. I ragazzi e le ragazze che vengono selezionati hanno l’opportunità di vivere una esperienza nel Comitato nazionale, nel Comitato regionale toscano od in altre associazioni sul territorio.
In questo primo anno, hanno avuto la possibilità di toccare il sistema di protezione civile con mano a tutti i livelli. Siamo stati al Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, siamo andati in Regione Toscana a vedere la sala operativa e di come funziona il sistema di protezione civile regionale. A novembre i ragazzi hanno partecipato a Lucca Comics & Games, con uno stand dedicato dove hanno parlato di Io Non Rischio ai visitatori, alle famiglie e ai cosplayer a Lucca in quei giorni.
Cosa contraddistingue questo progetto dagli altri?
A. La cosa bella di questo progetto è che è sperimentale e quindi lo stiamo costruendo insieme a ragazzi. Inoltre, stiamo cercando di fargli fare un’esperienza a tutto tondo del sistema di protezione civile. Tra marzo e aprile andremo ad Amatrice, alla Casa della Montagna che è di fronte al campo che, come Anpas, avevamo allestito durante il terremoto del centro Italia. Lì faremo un paio di giornate di incontri insieme a tutti i ragazzi del servizio civile di Io Non Rischio, non solo i ragazzi impegnati in Toscana, ma anche quelli al Dipartimento della protezione civile, presso Fondazione Cima e in Abruzzo.
Perché un ragazzo o una ragazza dovrebbe scegliere questo progetto?
A. Sia per le esperienze che andranno a vivere durante l’anno, l’opportunità di fare nuove amicizie ma anche per la parte di formazione che viene svolta sui rischi e sul lavoro di protezione civile.
Perché avete scelto questo progetto?
E. Ero alla fine dei miei studi e cercavo qualcosa che, in qualche modo, mi permettesse di entrare nel mondo del lavoro ma che allo stesso tempo di permettesse di fare qualcosa di utile. Sono venuta a conoscenza del progetto tramite il volantino, non sapevo cos’era Io Non Rischio, ma mi è sembrata una esperienza interessante, l’occasione giusta per dedicarmi ad un progetto nuovo e ho deciso di candidarmi.
C. Come Emilia, anche io cercavo una esperienza dopo la scuola ma che fosse vicina al tipo di studi che ho fatto, sono diplomata nell’ambito della grafica e social media. Da un paio d’anni sono poi attiva nell’associazione, qui in Val d’Arbia che è anche una delle sedi del progetto Io Non Rischio. Così mi sono candidata e ho iniziato questo percorso. Grazie a questa opportunità mi sento anche più utile all’interno dell’associazione stessa, in più ho stretto una bella amicizia con l’altra ragazza che fa il servizio civile che è presto diventata una amica oltre che una collega di lavoro.
Quale attività o iniziativa che avete seguito vi è piaciuta o vi ha insegnato maggiormente?
E. È difficile sceglierne una, sicuramente la visita al Dipartimento della Protezione Civile nella sua sede di Roma è stata importante perché mi ha aperto un mondo che conoscevo poco. In più mi ha permesso di renderlo più reale. Mi è piaciuto visitare le varie sale operative, di cui si sente parlare o si vedono in tv e fare le domande agli operatori che ci lavorano tutti i giorni.
C. Per me invece l’esperienza più bella è stata Lucca Comics & Games. Non ci ho potuto partecipare in presenza perché impegnata con l’emergenza alluvione, ma è stata realizzata e messa in pratica una mia idea. È stato bello perché mi sono vista riconoscere un mio progetto. In pratica ho realizzato tutta la grafica dei pannelli che compongono il gazebo che è stato allestito a Lucca dove potersi farse le foto.
A. In una riunione per la preparazione di una giornata formativa a Firenze abbiamo chiesto contributi ai formatori e ai ragazzi del servizio civile, l’unica a proporsi alzando timidamente la mano è stata Cecilia e la sua idea è stata sviluppata insieme ai ragazzi del servizio civile e riproposta oltre che per la giornata preparativa alla manifestazione nazionale di Io Non Rischio, anche in altri ambiti. Emilia, invece, ha seguito tutte le pratiche amministrative dei rimborsi delle associazioni Anpas, a livello nazionale, che sono state impegnate nell’emergenza alluvione. Tutto questo mi rende orgoglioso. Questi ragazzi hanno delle potenzialità enormi e ci dovrebbero credere di più perché poi dimostrano quanto valgono.
Cosa direste ai vostri coetanei per invitarli a candidarsi a questo progetto o a svolgere comunque una esperienza di servizio civile?
E. Io gli direi di provarci perché è un qualcosa di nuovo ma è legata ad una tematica, quella della protezione civile, che oggi è essenziale, soprattutto per capire quali sono i rischi e come possiamo attivamente prevenirli o quali comportamenti adottare. A questo si aggiungono le amicizie che è possibile creare in questo percorso e incontrare, oltre che imparare dalle persone che sono impegnate in prima linea nella protezione civile.
C. Io, invece, consiglio di provare a candidarsi per questo progetto proprio per il suo aspetto sperimentale perché è una strada che ti permette di capire cosa si è in grado di fare e in cosa possiamo renderci utili. È un percorso che ti dà una prospettiva, che ti permette di capire come svolgere un lavoro e ti fa crescere anche a livello di responsabilità. Grazie a questo progetto ho imparato tante cose a livello lavorativo e sono cresciuta anche mentalmente.