Quattro opere d’arte andranno ad impreziosire il percorso espositivo del Museo di Palazzo Pretorio e del Palazzo Comunale di Prato: è il lascito del collezionista pratese Franco Bertini al Comune di Prato.
Le opere appartengono ad artisti molto diversi tra loro per influenze artistiche e percorso di vita.
“Franco Bertini è un amico del Museo di Palazzo Pretorio ed è un amico della città. Grande collezionista di arte pratese del Novecento, rinsalda con questa donazione una relazione già forte e riconosciuta” dichiara Simone Mangani, Assessore alla Cultura del Comune di Prato.
Le opere donate da Franco Bertini
La madre, dipinta dal pittore pratese Arrigo Del Rigo nel 1928, sarà collocata all’ultimo piano del Museo di Palazzo Pretorio, nella sezione dedicata all’arte del Ventesimo Secolo, vicino all’Autoritratto (1926) dello stesso pittore.
Definita dal critico Attilio Maltinti “un’opera che racchiude la classicità della tradizione toscana, e al tempo stesso la “grandezza” delle piccole cose”, questo olio su tavola emana una dignità senza retorica, priva di teatralità, o forzatura, e rappresenta in pieno l’essenza di Del Rigo: un’anima delicata e inquieta, quella di un artista sbocciato precocemente ma anche prematuramente scomparso, a soli ventiquattro anni.
La collezione del Palazzo Comunale accoglierà invece – al primo piano – l’opera di un altro artista pratese, Gino Signori; chiamata originariamente La grande solitudine, (come si evince dal retro dell’opera, dove la prima denominazione è stata cancellata con un frego nero), la tela, dipinta nel 1973, fu poi rinominata L’abbraccio.
Come tante opere di Signori, anche questa gli fu ispirata dall’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, e più precisamente dal periodo di internamento presso il campo di concentramento di Sandbostel, nei pressi di Amburgo. Fu proprio a causa degli eventi occorsi durante quel periodo che molti anni dopo, nel 1984, Gino Signori fu designato come Giusto tra le Nazioni dallo Yad Yashem, per l’eroico salvataggio di una ragazzina ebrea sottratta a morte certa e nascosta tra mille pericoli, che poi per un evento fortuito avrebbe riabbracciato molti anni dopo, nel 1964.
Molto diverse tra loro le storie delle altre due opere donate da Franco Bertini al Comune di Prato: una è un’incisione della Testa di San Giuseppe, datata 1771-72, dell’artista inglese Thomas Patch, che visse a Firenze gran parte della vita e realizzò nel capoluogo fiorentino un’ampia serie di stampe e dipinti con vedute, tra cui un volume dedicato a Fra’ Bartolomeo, da cui è tratta l’incisione donata da Bertini.
L’altra opera, realizzata nel 2022 da I Miradebora (duo di artisti composto da Massimo Biagi, in arte Miradario, e Debora Di Bella) è una rielaborazione fotografica in bianco e nero denominata Dialogo Franco, omaggio a Bertini e alla sua passione per l’arte.
Il collezionista Franco Bertini
Franco Bertini, nato a Prato il 29 gennaio 1943, fin da ragazzo si è appassionato di arte. Dopo il matrimonio, nel 1967, ha iniziato a collezionare opere di artisti di diversa provenienza, fino al 1991, quando ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla collezione di opere di artisti pratesi.
Ha organizzato circa 500 mostre, dal 1997, anno del suo pensionamento, ad oggi, nella provincia di Prato e Firenze.
Nel 1999 ha organizzato una mostra della sua collezione nella cripta della chiesa di San Giorgio a Colonica. Nel 2009 ha donato 120 opere all’Istituto Santa Rita di Prato, che sono state collocate nella chiesa di Santa Chiara e in altri locali.
Nel 2019 è stato dedicato alla memoria di sua figlia Francesca l’affresco dell’artista Gabriella Furlani, dal titolo Angeli custodi, collocato presso l’Istituto santa Rita ai Cappuccini.