“O si partiva con la Repubblica di Salò o altrimenti si era dei renitenti. A un certo punto si doveva scegliere e si scelse la montagna”. Nome di battaglia “Staffa”, il partigiano Germano Pacelli ha fatto la lotta di Liberazione tra la montagna pistoiese e quella emiliana nella brigata Bozzi, formata dai fiorentini di San Frediano per avere un presidio vicino alla Linea Gotica. È morto pochi giorni fa a San Marcello Piteglio a quasi 100 anni, su quella stessa montagna pistoiese che conosceva a menadito e che l’ha visto schivare i colpi mortali dei nazifascisti. Artista, pittore e scultore conosciuto e amato, ma soprattutto una fonte di esperienza, conoscenza e di storia della Resistenza che tramandava ai più giovani.
Così si descriveva: vista eccezionale e piedi veloci, istinto selvaggio che guidava nei boschi l’intera brigata. Biondo e occhi celesti, “mi dicevano che avessi una faccia d’angelo”. Racconta di quando le pallottole lo sfioravano e della testa che doleva, di quando si è trovato in mezzo ai tedeschi stanchi dopo il coprifuoco, dello stupore di essere sopravvissuto alla lotta. Tutto questo vissuto si è materializzato e ha trovato forma nelle opere che ha donato al suo territorio: una di queste, il monumento alla solidarietà, sarà anche al suo funerale, nella piazza Ludovico Appiano di Maresca, dove il 27 gennaio alle 15 si celebrerà il rito civile. Verrà poi sepolto nel cimitero cittadino, come fa sapere la sezione locale dell’Anpi, dove sarà posta una targa in suo onore nel sacrario dei partigiani.
Il monumento alla solidarietà: la storia che ha segnato la vita del partigiano artista
Erano i giorni della strage di Sant’Anna di Stazzema, in una borgata sopra Tereglio, in Garfagnana, i nazifascisti avevano portato via tutti gli uomini ed erano rimaste solo le donne. La brigata di Pacelli era affamata, ma non potevano chiedere cibo a quelle persone martoriate. Tuttavia una donna li chiamò e gli offrì delle uova. Questo gesto commovente lo ha segnato per sempre e il “monumento alla solidarietà” lo celebra.
Qui il racconto di Germano Pacelli.
Il cordoglio della Toscana
“Germano era uno degli ultimi testimoni della Resistenza, un tenace costruttore di pace”, lo ricorda così il sindaco di San Marcello Piteglio, Luca Marmo. “Se la Toscana oggi è terra di accoglienza, di diritti, di democrazia, è anche grazie al contributo e al sacrificio di uomini come Germano Pacelli”, è il commento del presidente della Regione, Eugenio Giani che di “Staffa” tiene a ricordare “la sua creatività, che ha espresso attraverso la scultura e la pittura, e la sua inesauribile passione civile”.
Per l’assessora regionale alla cultura della memoria Alessandra Nardini al vuoto che lascia Pacelli “dobbiamo reagire con l’impegno a non dimenticare e a diffondere la memoria di ciò che è stato, a partire dalle giovani generazioni, che sempre meno potranno contare sulla testimonianza diretta di chi è stato protagonista della Resistenza. È il modo migliore per rendere onore a lui e a tutte le donne e gli uomini che hanno dato tutte e tutti loro stessi per la lotta di Liberazione”.
“Con Germano Pacelli se ne va un altro protagonista dell’Italia migliore, figlio di quella generazione che seppe combattere per la libertà e la democrazia, verso la quale siamo tutti debitori. Esprimo il cordoglio mio personale e del Consiglio regionale, vicinanza alla famiglia e all’Anpi locale, onorando con lui i valori della Resistenza”, è il ricordo del presidente dell’Assemblea toscana, Antonio Mazzeo.