Non si è ancora chiusa la vicenda processuale della strage di Viareggio. Dopo quasi quindici anni dalla notte del 29 giugno 2009, quando nel deragliamento di un treno carico di gpl e nella successiva esplosione persero la vita 32 persone e ne rimasero ferite e ustionate decine, ieri la Cassazione ha riconosciuto le responsabilità civili e penali e quindi ha confermato le condanne emesse in appello ma non per tutti i 13 imputati.
Un processo di appello ter per Moretti
I giudici infatti, al termine di una camera di consiglio durato oltre cinque ore, hanno disposto un terzo processo di appello davanti ai magistrati di Firenze, limitatamente alle attenuanti generiche, per alcuni imputati tra i quali l’ex amministratore delegato di Fs e Rfi, Mauro Moretti che era stato condannato nell’appello bis a cinque anni. La decisione dei supremi giudici porterà ad un abbassamento della pena e nel caso di Moretti il ricalcolo della pena eviterà il rischio del carcere, come ha spiegato il suo avvocato difensore Ambra Giovene.
Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado del 2022 i magistrati avevano stabilito che Moretti ebbe colpe nella strage per la mancata tracciabilità e per i controlli inadeguati sui carri merci noleggiati da società tedesche, ma non perché Rfi e Fs non avessero imposto un limite di velocità ai convogli in transito in stazione.
Insomma una vittoria a metà per i familiari delle vittime, che dovranno ancora attendere per mettere la parola fine almeno sul calvario processuale e che nel corso degli anni hanno visto molti reati cadere in prescrizione, come l’incendio, le lesioni e l’omicidio colposo. “L’unica cosa che abbiamo capito è che sono state riconosciute le responsabilità. Ora però vogliamo capire bene con i nostri avvocati il dispositivo della sentenza” ha commentato ieri a caldo Marco Piagentini, presidente di “Il mondo che vorrei”, l’associazione dei familiari delle vittime.
I ricorsi accolti dalla Cassazione
La Corte ha parzialmente accolto i ricorsi di alcuni imputati oltre a quello di Moretti, anche quelli di Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, Rainer Kogelheide, ad di Gatx Rail Germania, Peter Linowsk, Johannes Mansbart, Roman Mayer, Mario Castaldo e Helmut Broder. Accolti i ricorsi anche di Andreas Schroter e Uwe Kriebel dell’officina Jungenthal di Hannover, dove era stato revisionato l’assile che poi rompendosi causò il deragliamento del treno, di Paolo Pizzadini e Daniele Gobbi Frattini della Cima Riparazioni.
I giudici hanno quindi annullato con rinvio la sentenza d’appelo-bis “limitatamente – spiega la Cassazione in una nota – all’entità della riduzione di pena inflitta a tali imputati per le circostanze attenuanti generiche, che era stata determinata in 1/9 dalla Corte di appello”. Adesso quindi il processo tornerà nelle mani dei giudici di secondo grado di Firenze, che dovranno effettuare un nuovo procedimento.
È stato invece rigettato, invece, il ricorso di Vincenzo Soprano (ex ad di Trenitalia) per il quale la condanna a 4 anni e 2 mesi è diventata definitiva.