Dopo tanti secoli di ritardo, Livorno riscopre la figura dell’artista toscano Giovan Battista Bracelli attivo a Firenze e Livorno fra il 1616 e il 1635.
Dal 13 al 21 gennaio 2024 al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo saranno esposte a ingresso libero le incisioni che lo resero famoso in Europa e anche in America dal titolo “Bizzarie di varie figure” cioè congegni semoventi meccanici, spesso costruiti in forma umana o animale, stampate a Livorno nel 1624.
Bracelli conosciuto anche con il soprannome Il Bigio, è stato un precursore dei tempi, un incisore visionario che ha previsto tre secoli prima lo stile del Surrealismo e del Dadaismo.
Le Bizzarrie sono immagini fantasiose di uomini costruiti con attrezzi da cucina, o con molle, scatole, rombi, piume, o catene a sezione quadrata.
Esseri immaginari, al massimo della schematizzazione, che stupiscono per invenzione, ma anche per equilibrio delle forme: eccezionalmente simili ai moderni “robot”.
Nella raccolta spiccano anche due figure bizzarre dedicate a Livorno ovvero due incisioni che ritraggono “Livorno antropomorfa” ovvero con le sembianze umane.
La riscoperta di Giovan Battista Bracelli
Le opere di Giovan Battista Bracelli sono state riscoperte per la prima volta nel 1928 con un articolo comparso sulla rivista parigina L’Amateur d’estampes, poi ancora nel 1929 con un articolo di Kenneth Clark nella rivista americana Print Collector’s Quarterly.
personaggi sconosciuti della storia, ma prodigiosamente liberi in spirito, attraverso i secoli, dalla Resistenza Permanente all’Inerzia Intellettuale
Nel 1964 di Bracelli parlò Pierre Restany sulla rivista Planète scrivendo: “Artista anodino, avventuriero oscuro, il pittore fiorentino Giovan Battista Bracelli ha posto il meglio di se stesso in cinquanta tavole che tutto votava all’oblio, (…): e che domani, tuttavia saranno celebri. Miracolo? No, non vi è nessun miracolo nel caso di questi Bracelli, personaggi sconosciuti della storia, ma prodigiosamente liberi in spirito, attraverso i secoli, dalla Resistenza Permanente all’Inerzia Intellettuale”.
Successivamente lo trattò nel 1975 lo storico dell’arte francese, Maxime Préaud pubblicò Bracelli, gravures in cui vennero riprodotte sue opere d’incisione oltre che alle Bizzarie di varie figure.
Nel 2011, Anna Mariani docente di Storia del disegno e della Grafica d’arte all’Accademia di Brera, parlò di Giovan Battista Bracelli durante la New York Antiquarian Book Fair, importantissima manifestazione antiquaria internazionale, come di un precursore del Surrealismo, con un particolare riferimento a Salvador Dalì.
Nella pubblicazione del volume Nuovi Studi Livornesi a. XXVII – 1-2/2020 spiccano gli articoli mirati su Giovan Battista Bracelli realizzati da Anna Mariani “Livorno, 1624: le Bizzarie di G.B. Bracelli. Cenni per la fortuna di un incisore eccentrico”, Massimo Sanacore “Le Bizzarie di Giovan Battista Bracelli, pittore fiorentino…e livornese”.
Giovan Battista Bracelli e gli strumenti musicali
Lo studioso Massimo Signorini ha analizzato le riproduzioni degli strumenti musicali nell’opera di Bracelli in La “Livorno antropomorfa” e gli strumenti musicali e boscarecci “livornesi” secondo Giovan Battista Bracelli nella rivista I Quaderni del Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino IV 2018.
Scopo della ricerca era dare una visione organologica degli strumenti musicali del periodo, indicativamente tra il 1622 ed il 1640, arco di tempo in cui Giovan Battista Bracelli ebbe modo di arricchire la sua esperienza di vita ed artistica nelle città di Livorno, Firenze, Napoli e Roma.
Proprio nella città di Livorno, Bracelli riproduce ciò che vede, una città in costruzione e fissa su carta dei musicisti particolari come i «Mori» del «Bagno degli Schiavi», alle prese con il davul ovvero il tamburo del Ramadan e i cimbali turchi, i musicisti armeni con la tromba marina, gli ebrei sefarditi con il kesheth o arco di Cafri ed il saz turco e tanti altri straordinari strumenti musicali.
In occasione dell’inaugurazione, sabato 13 gennaio, alle ore 10 è in programma una conferenza dal titolo ‘Un surrealista nella Livorno del 1624’, in cui sarà illustrata l’opera di questo artista così particolare, come straordinarie sono le sue “Figure con strumenti musicali e boscarecci”, costituite da 21 incisioni, realizzate il 1624 e il 1630.
Interverranno: Massimo signorini, presidente Accademia degli Avvalorati; Alberto Paggini, ricercatore e collezionista; Fabrizio Ottone, Guide Labroniche; Massimo Sanacore, indipendent scholar; Maria Lia Papi, vicepresidente Associazione Storia Lettere Arti; Fabrizio Dal Canto docente Storia dell’arte; Michele Montanelli e Clara Errico, ricercatori.
Alle 11,45, dopo il taglio del nastro, sarà presentata la scultura “Il Bigio” realizzata dall’artista Stefano Pilato.