Oggetti in cristallo, fotografie, attrezzi utilizzati per ricostruire storie e tradizioni di una delle lavorazioni più caratteristiche di Colle di Val d’Elsa e dei suoi maestri vetrai. Dopo un lungo periodo di chiusura, il Museo del Cristallo, aperto nel 2001 e unico del suo genere in Italia, ha riaperto le porte ai visitatori.
Il museo è allestito in uno spazio sotterraneo nell’area un tempo occupata da una delle fornaci dell’ottocentesca fabbrica di Cristallerie e Vetrerie Schmidt o ex vetreria Boschi. Un’attività che è stata motore dell’economia colligiana tra gli anni Venti e i primissimi anni Cinquanta del XX secolo.
Il Museo del Cristallo dal Medioevo a oggi
All’ombra della ciminiera della vetreria il museo si sviluppa lungo un percorso su due livelli. L’esposizione parte dall’esposizione di alcuni reperti di età medievale: sono ascrivibili alla produzione dei ‘gambassini’, vetrerie presenti a Colle fin dal 1331.
Le diverse sezioni del museo ricostruiscono il percorso compiuto dall’industria vetraria colligiana dal 1820, anno dell’impianto della prima fornace. In quell’anno il vetraio Francesco Mathis aprì una fabbrica di ‘cristalli’ in Piano, vicino ala chiesa di Sant’Agostino.
L’attività passò di mano e a curarsi della produzione fu Giovan Battista Schmidt. Quest’ultimo si fece conoscere in Italia per l’alta qualità e la purezza del vetro bianco e all’attenzione posta nel rifinire gli articoli attraverso le tecniche della molatura e dell’intaglio.
La scoperta del cristallo al piombo
Il cristallo al piombo, scoperta avvenuta nel 1963 ha segnato la svolta. Una scoperta che ha caratterizzato tutta la seconda metà del Novecento rendendo Colle nota nel mondo come la ‘Città del Cristallo’. Il percorso del museo, nel nuovo allestimento del 2023, pone l’accento su coloro che hanno reso possibile questo sviluppo.
Ecco così che dalla sezione sul design, nel secondo livello l’attenzione si focalizza sui maestri vetrai. Si arriva ai giorni nostri e sono presentati esempi di produzione preindustriale e reperti vitrei risalenti al XIV-XV secolo. Un interessante percorso tra fotografie, oggetti da collezione e filmati.
C’è poi un percorso immersivo nel segno dei quattro elementi: terra, acqua, fuoco e aria da cui nasce il cristallo. Si passa attraverso i diversi stadi: dalle materie prime alla massa fluida incandescente per arrivare alla solidificazione in forme trasparenti e luminose.
Una lavorazione dalle antiche origini
“La storia del cristallo è intimamente legata al nostro territorio dove la cultura, la tradizione, la sapienza artigianale e la manifattura sono sempre state strettamente connesse nella comunità –sottolinea il sindaco Alessandro Donati-. L’obiettivo del rinnovato Museo è quello di consolidare nell’immaginario collettivo un prodotto eccezionale, fragile e potente allo stesso tempo che tocca la sfera intima di tutti noi. Per la nostra Città il cristallo non è solo economia, ma un vero e proprio substrato culturale che deve essere costantemente rinnovato e mantenuto nel tempo”.
La chiusura, causata da necessari lavori di ristrutturazione della piazza sotto cui si sviluppa la struttura, è stata l’occasione per ampliare l’area di accoglienza bookshop e per ripensare il percorso espositivo.
“Abbiamo deciso di investire sul rinnovamento di questo museo non solo per la consapevolezza del valore particolare, fortemente identitario, che riveste per la comunità colligiana, che intorno alla lavorazione del cristallo si è formata, ma anche e soprattutto nella convinzione che possa avere un ruolo fondamentale per proiettare questa storia nel futuro, proprio oggi che questo settore produttivo ci dà segnali incoraggianti” ribadisce l’assessore alla cultura e al turismo Cristiano Bianchi.
Un nuovo allestimento, storie e persone al centro
La narrazione del nuovo allestimento, rispetto al passato, si concentra molto di più sulle persone, oltre che sul prodotto: “è concepita per stabilire un forte collegamento con le aziende e con il tessuto sociale, assumendo un ruolo di coinvolgimento dei giovani e contribuire nel lungo periodo alla formazione di nuovi maestri vetrai. Confidiamo che questo museo unico in Italia, grazie al nuovo concetto espositivo e alla forte crescita del turismo industriale, sarà la punta di diamante del nuovo sistema “Colle Musei”, che nasce oggi unendo il Museo del Cristallo, il Museo San Pietro e l’UMoCA, e andrà completandosi con il Museo Archeologico e la Casatorre di Arnolfo” ribadisce Bianchi.
L’evento, organizzato e promosso dal Comune di Colle di Val d’Elsa, è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione Città del Cristallo e l’Associazione Pro Loco di Colle di Val d’Elsa, con il supporto tecnico di Opera Laboratori, gestori del sistema Colle Musei.
Un cristallo green e senza piombo
Opere di alto artigianato, elaborazioni di famosi designer o semplici oggetti da tavola hanno portato il nome di Colle in tutto il mondo. Una innovazione che ha portato la città a produrre fino al 95% del cristallo italiano e al 15% del cristallo mondiale.
Oggi la lavorazione tiene conto delle nuove esigenze di mercato e di una diversa sensibilità ambientale. La produzione si basa su una miscela senza piombo con le stesse caratteristiche di lucentezza, trasparenza e sonorità. Una ricerca green all’avanguardia in termini di sostenibilità, attenzione alla salute e all’ambiente.