Era il dicembre 2020 i Lady in The Radiator avevano appena vinto il 31° Rock Contest e suonavano a Officina Giovani a Prato, poco dopo il Covid avrebbe cambiato tutto, obbligando band e locali a uno stop forzato di cui ancora oggi paghiamo tutti il prezzo: chi fa musica e chi l’ascolta.
Quasi tre anni dopo Sara Parigi riparte da se stessa presentando il suo esordio solista all’Ex Chiesa di San Giovanni a Prato con un concerto venerdì 15 dicembre 2023.
A gennaio arriverà “Stanza” (Viceversa Records) il suo primo disco realizzato in collaborazione con il cantautore Alessandro Fiori, un disco con un linguaggio musicale coraggioso, maturo e compiuto, improntato a una spiccata originalità, che mescola sonorità Art Pop e atmosfere intime e profonde.
L’eccentrico artista aretino ha interpretato al meglio le suggestioni di matrice internazionale della cantautrice, grazie a un utilizzo visionario dell’elettronica, unita agli strumenti più tradizionali del pop/rock. La splendida voce di Sara ha fatto il resto.
In attesa del disco per adesso possiamo goderci il primo singolo “Rive” e il bellissimo video girato dal collettivo Snellinberg.
Ecco la nostra intervista a Sara Parigi
Ciao Sara! Come nasce l’idea del tuo progetto solista, temo ci sia lo zampino del Covid
Sì la scrittura di quasi tutto il disco è avvenuta nel mezzo della pandemia, da una parte perché il gruppo stava giungendo alla fine, dall’altra invece questa situazione di solitudine obbligata, di isolamento fisico sicuramente ha portato a una mia necessità di scrivere cose più per me, che si slegassero alla scrittura per un gruppo che comunque è diversa. Ho composto tutto da sola con chitarra e mellotron.
Esce “Rive” il tuo primo singolo con un video molto bello, girato dal collettivo John Snellinberg in cui mi sembra di aver riconosciuto il Lago di Massaciuccoli, ma non vorrei sbagliarmi…
Abbiamo scelto questo paesaggio un po’ surreale. Sono molto legata a questo pezzo anche perché è lo specchio di un momento di passaggio in cui mi dovevo lasciare alle spalle le vecchie cose. Hai presente quei momenti in cui non sei nè da una parte nè dall’altra e c’è questa elettricità nell’aria che spero si percepisca nel video. Accade quando devi lasciare andare delle cose e devi fare un passo in avanti. In quel periodo mi sono ispirata a due film degli anni ’50 che parlano del concetto di morte. Sono: “La morte corre sul fiume” di Charles Laughton e “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman. Mi sono serviti tanti a instradare l’atmosfera che volevo ottenere, penso che sia anche un tema non così facile, non volevo che fosse pesante ma neanche frivolo.
Il tuo nuovo disco “Stanza” uscirà a gennaio 2024 e vede la collaborazione dell’ormai leggendario Alessandro Fiori, come vi siete conosciuti?
Le cose che gli ho mandato gli sono piaciute molto e col suo classico entusiasmo ha accettato di lavorare a questo progetto. Ci siamo subito tuffati nel lavoro.
Sei andata a trovarlo in mezzo al bosco?
Si sono andata nel bosco a casa sua ma poi abbiamo registrato nello studio Cotton Factory di Emanuele Para a Sarsina. Insieme abbiamo guidato attraversando l’appennino, abbiamo scollinato, tutta un’atmosfera che aveva il suo perché.
Il 15 dicembre tornerai in concerto a Prato, dopo tanto tempo, chi ci sarà sul palco con te?
Ci sarà Francesco D’Elia che suonerà violino, mellotron e synth e poi ci sarà Matteo Lenzi che invece si occuperà della parte delle percussioni. Suonerò il disco nuovo e forse anche qualche anticipazione, perché sto continuando a scrivere nuovi pezzi.
