C’è una toscana a vegliare sull’eruzione del vulcano Fagradalsfjall in Islanda. Sara Barsotti, 47 anni di Carrara è arrivata dieci anni fa nella terra del lungo buio per lavorare all’Imo, l’Icelandic Meteorological Office dove oggi ricopre il ruolo di coordinatrice della task force per la pericolosità vulcanica. Prima era una ricercatrice precaria all’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia di Pisa.
In queste ore sta vivendo momenti di grande tensione. “Non dormiamo da venerdì, siamo stanchissimi: ci guardiamo tra colleghi, con gli occhi arrossati e le facce stravolte, costringendoci a vicenda ad andare a casa per riposare qualche ora. Ma poi il telefono non si spegne mai, il quadro cambia di continuo, e la testa va sempre là, per tentare di comprendere quello che sta succedendo ed elaborare scenari su quello che potrà accadere” ha raccontato in un’intervista a La Stampa.
La città costiera di Grindavik, a sud della capitale Reykjavik, è stata evacuata venerdì scorso: in alcune strade si erano aperte crepe profonde. Il segno per gli esperti che il magma era già penetrato sotto la città. Da qui l’ordine di abbandonare le case in fretta e furia.
L’attività sismica alla Laguna Blu
Nell’intervista a La Stampa Barsotti analizza la situazione: “Eravamo consapevoli che la situazione nella penisola di Reykjanes fosse ancora in movimento, alla luce delle eruzioni degli ultimi anni. Non ci aspettavamo però uno scenario di questa portata. Il 25 ottobre è iniziata un’attività sismica molto intensa, localizzata proprio nella zona di Laguna Blu, una delle aree geotermali più famose al mondo. Abbiamo continuato a monitorare con attenzione e i dati ci prospettavano un contesto ancora gestibile. Venerdì invece si è incrementata all’improvviso la sismicità, con una forte scossa serale che indicava un repentino cambio di scenario”.
La penisola di Reykjanes, un campo di lava
Il rischio di una violenta eruzione è dato per molto probabile e soprattutto imminente: “Tutta la penisola è un campo di lava e gli islandesi convivono da sempre con la vitalità dei vulcani – conclude Barsotti -. Ma dire ad una persona che deve abbandonare subito la propria casa, su cui magari ha investito tutti i suoi beni, con l’eventualità anche di non rivederla mai più, non è una decisione facile per nessuno”.
Per Barsotti che è stata assunta all’Imo dopo la grande eruzione dell’Eyjafjallajökull nel 2010 che con le nubi di particelle paralizzò per settimane i viaggi aerei forse la missione più impegnativa come scienziata. Con il suo team da sempre studia i segnali che arrivano e nel caso lancia l’allarme, valutando e prevedendo i rischi possibili e gli interventi necessari per sfuggire e proteggersi. Come per l’eruzione del vulcano Fagradalsfjall.