È solo un cameo per Nicola Civinini ma nel film del momento “C’è ancora domani” diretto e interpretato da Paola Cortellesi, l’attore nato a Seano, si prende per un attimo la scena. Civinini, sarà che viene da una terra in cui i grandi artisti sono spesso stati di casa, buca lo schermo indossando i panni di un prete nella scena clou del film.
Un riconoscimento al talento e anche un tributo a un’amicizia che lo lega da tanti anni proprio a Paola Cortellesi. La storia personale di Civinini è essa stessa una trama da film. Studi in architettura all’università di Firenze, l’attività di stilista per oltre un decennio in un’importante casa di moda giapponese e poi la passione per il teatro che esplode. Al punto di spingerlo a cambiare vita.
Una lunga gavetta a teatro
Civinini si gode questo momento, frutto di una lunga gavetta teatrale e di tante esperienze. “Il film di Paola Cortellesi sta avendo un grande successo, i maggiori apprezzamenti sono soprattutto dal punto di vista registico -sottolinea Civinini-. Per me è stata una bella soddisfazione: al di là del rapporto di amicizia con Paola, mi conosce dal punto di vista professionale e quindi non ho dovuto fare provini. Il ruolo di don Felice è una piccolissima parte, un personaggio che appare alla fine del film in un momento cruciale“.
Per Civinini il personaggio del prete sembra essere una costante nella sua carriera. “Ad esempio ho vestito i panni di un prete veneto -ricorda-. Per calarmi nel ruolo ho ripensato ai predicatori degli anni cinquanta a Seano. Uno era contro i capelli cotonati delle signore” scherza.
Il rapporto con Paola Cortellesi
L’attore pratese conosce Paola Cortellesi dagli anni Novanta quando faceva teatro e i successi con i programmi tv e poi il cinema dovevano ancora arrivare. Con il marito dell’attrice, il regista Riccardo Milani ha lavorato nella prima stagione della serie tv “Una grande famiglia“.
Prima di arrivare a calcare il palco ricorda gli anni passati ad architettura a Firenze dove non si è laureato. “Mi piaceva la moda, ho fatto 10 anni da stilista in Giappone con una delle più grandi aziende nipponiche. È stata la base che mi ha permesso poi di fare quello che volevo cioè il teatro. Di teatro non si vive, devi avere le spalle coperte” ammette.
L’esperienza con Centro Studi Acting
Pur avendo cominciato quando già era avanti con gli anni Civinini non ha mai fatto teatro amatoriale ma sempre con un approccio da professionista. “Ho frequentato il Centro Studi Acting, accademia diretto da Lucilla Lupaioli. Un’ottima accademia e ho iniziato a fare degli spettacoli con lei” racconta. Tra le esperienze ricorda la partecipazione alla rassegna Trend dedicata a testi teatrali britannici inediti scelti dal critico Rodolfo Di Giammarco.
Un’esperienza che l’ha visto in azione sul palco e dietro le quinte dove ha dato modo di far vedere il suo talento per i costumi e le scenografie, forte dell’esperienza da stilista e degli studi di architettura. Tra le esperienze teatrali che ricorda con più affetto e con maggiore soddisfazione un ruolo interpretato su una sedia a rotelle e la partecipazione a uno spettacolo dedicato alla giornata per la lotta all’aids, vari corti cinematografici.
Il rapporto con Seano e i ricordi d’infanzia
Se la carriera l’ha portato a Roma, resta forte il legame con la terra d’origine. “Io sono nato a Seano, comune di Carmignano, in paese ho ancora dei familiari e degli amici carissimi, alcuni addirittura d’infanzia” spiega.
A Seano è ambientato uno spettacolo scritto nel 2014 “Foto di famiglia in un giardino toscano” portato varie volte sul palco, dove interpreta otto personaggi: 4 donne, 3 uomini e un bambino. “Senza cambi d’abito, tutto avviene in scena solo usando alcuni oggetti per esprimere l’anima stessa dei personaggi” sottolinea.
La drammaturgia nasce dopo un’improvvisazione al Centro Studi Acting di Roma, dove Nicola Civinini racconta la famiglia paterna attraverso otto personaggi. C’è spazio anche per il babbo dell’attore: Leonardo, bambino di undici anni che sarebbe poi stato maestro elementare e sindaco di Carmignano. Il segno di come quell’infanzia felice in Toscana ha lasciato una traccia importante nella sua vita a livello umano e professionale.