Palazzo Strozzi apre le porte all‘impossibile grazie alla mostra “Untrue, Unreal” che ospita a Firenze fino al 4 febbraio le stupefacenti opere di Anish Kapoor artista che ha rivoluzionato l’idea di scultura nell’arte contemporanea.
Nell’arte di Kapoor, l’irreale (unreal) si mescola con l’inverosimile (untrue), trasformando o negando la comune percezione della realtà, grazie a opere in cui i confini tra vero e falso si dissolvono.
Le opere di Kapoor vogliono riflettere il mondo, un mondo fatto di opposti: giorno e notte, maschile e femminile, positivo e negativo, vita e morte, che sono simboleggiati dalla contrapposizione tra interno ed esterno, concavo e convesso, ordine e caos, naturale e artificiale.
Nella sua arte c’è anche l’ossessiva ricerca di una perfezione formale che fa “scomparire” la mano dell’artista. Gli oggetti sembrano essere eterni, senza tempo, come se si fossero autoprodotti.
Le sue opere trascendono la loro materialità. Pigmento, pietra, acciaio, cera e silicone, vengono manipolati, scolpiti, levigati, saturati e trattati mettendo in discussione il confine tra plasticità e immaterialità.
Le sue opere suscitano stupore e inquietudine, mettendo in discussione ogni certezza e sollecitandoci ad abbracciare la complessità. In un mondo in cui la realtà sembra sempre più sfuggente e manipolabile, Anish Kapoor ci sfida a cercare la verità oltre le apparenze.
“Anish Kapoor ha lavorato a Palazzo Strozzi realizzando un progetto espositivo totalmente nuovo”, dichiara Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra. “Sulla scia della nostra serie di esposizioni dedicate ai maggiori protagonisti dell’arte contemporanea, Kapoor si è confrontato con l’architettura rinascimentale. Il risultato è totalmente originale, quasi una sorta di contrapposizione dialettica, dove simmetria, armonia e rigore sono messi in discussione e i confini tra materiale e immateriale si dissolvono. Nelle geometrie razionali di Palazzo Strozzi, Kapoor ci invita a perdere e ritrovare noi stessi interrogandoci su ciò che è untrue o unreal”.
La mostra
La mostra si sviluppa negli spazi di Palazzo Strozzi tra le sale del Piano Nobile e il cortile rinascimentale.
Il punto di partenza è il cortile in cui è collocata l’installazione site specific Void Pavillion VII. Un grande monolite bianco che contiene tre ‘vuoti’ oscurissimi, un’opera che vuole destabilizzare le certezze, trasformando o negando la percezione della realtà. Nelle opere di Kapoor infatti i confini tra vero e falso, realtà e finzione si dissolvono e aprono le porte per la dimensione dell’impossibile.
In Non-Object Black per esempio l’artista usa il Vantablack, un materiale altamente innovativo capace di assorbire più del 99,9% della luce visibile, alterando la materialità dell’opera ed evocando così un senso di mistero.
Questa forte esperienza del non-oggetto continua in Gathering Clouds, forme concave monocrome che assorbono lo spazio circostante in una oscurità meditativa.
Predominante nella mostra il colore rosso, dalla Endless Column fino alla grande installazione al centro della prima sala dal titolo “Svayambhu”, un enorme blocco di cera che scorre lentamente tra le due sale e cambierà forma nel corso della mostra. L’opera è ispirata alla cultura indiana, in cui il rosso è il colore della sposa e si associa al matriarcale.
La grande scultura in acciaio e resina A Blackish Fluid Excavation evoca un incavo uterino contorto che attraversa lo spazio e i sensi dello spettatore. Nelle opere esposte a parete Kapoor unisce invece la pittura e il silicone dando origine a forme fluide che ci appaiono come carne e viscere, che sembrano pulsare di vita propria.
La tradizionale nozione di confini e la dicotomia tra soggetto e oggetto sono temi centrali invece nelle grandi opere specchianti come Vertigo, Mirror e Newborn. Queste grandi sculture, infatti, riflettono e deformano lo spazio circostante e lo ingrandiscono, riducono e moltiplicano, creando una sensazione di irrealtà e destabilizzazione e attirando lo spettatore nello spazio indefinito che emanano.
L’ultima sala è dedicata all’opera Angel, grandi pietre di ardesia ricoperte da strati di pigmento blu intenso. Questi pesanti massi appaiono in contraddizione con il loro aspetto incorporeo: come se le lastre di ardesia si potessero trasformare in pezzi di cielo.
Anish Kapoor a Palazzo Strozzi – © ©photoElaBialkowskaOKNOstudio