Era il 7 luglio del 1881 quando sul “Giornale per Bambini”, uno dei primi periodici settimanali per l’infanzia che usciva in allegato ogni domenica al quotidiano fiorentino “Il Fanfulla”, apparve la prima puntata di “Storia di un Burattino” firmata da Carlo Collodi. Era l’inizio di un personaggio che avrebbe segnato la storia della narrativa per ragazzi, diventando famoso in tutto il mondo: Pinocchio.
Oggi, 140 anni dopo la prima edizione, Pinocchio è il libro non religioso più tradotto e venduto al mondo, con circa 280 versioni in tutte le lingue e infiniti adattamenti televisivi e cinematografici, dal classico Disney (edulcorato dagli elementi più paurosi della storia) all’indimenticabile sceneggiato di Luigi Comencini del 1972 fino alla pellicola di Guillermo Del Toro del 2022, che ha vinto l’Oscar al miglior film d’animazione.
Il Pinocchio a puntate e quel finale da cambiare
All’inizio Pinocchio era appunto solo un racconto a puntate, che Collodi – pseudonimo dello scrittore e giornalista fiorentino Carlo Lorenzini, un omaggio al borgo vicino Pescia dove aveva trascorso le estati dell’infanzia, con la famiglia della madre – aveva scritto per divertimento e per necessità di guadagno, senza aspettarsi chissà quale successo.
Come scrisse al direttore del “Giornale dei Bambini”, Ferdinando Martini”, Pinocchio era “una bambinata” e chiedeva di essere pagato bene “per farmi venire voglia di seguitarla”.
Ma Pinocchio conquistò subito i lettori, grandi e piccoli. “Storia di un burattino” andò avanti per quindici capitoli ma la conclusione che Collodi aveva scelto non piacque a nessuno: la vicenda infatti terminava con Pinocchio che moriva, impiccato alla Quercia grande e scontentava tutti.
Dopo le proteste inviate dai lettori la redazione del “Giornale dei Bambini” convinse Collodi a continuare il suo racconto. Questa seconda parte venne intitolata “Le Avventure di Pinocchio” ed uscì dal 1882 al gennaio del 1883. La Fata dai capelli turchini salvava il burattino e per lui arrivaca il lieto fine: dopo tutte le peripezie vissute si trasformava in un bambino “perbene”, serio e ben educato.
Dal racconto al romanzo: nascita di un classico
A quel punto il libraio fiorentino Felice Paggi, con cui Lorenzini aveva già lavorato per un’edizione delle fiabe di Perrault tradotte in italiano, gli propose di trasformare il suo racconto a puntate in un romanzo. Uscì così nel febbraio del 1883, esattamente 140 anni fa, per la Libreria Editrice Felice Paggi “Le avventure di Pinocchio”, il cui sottotitolo era “Storia di un burattino” per far capire subito ai lettori che si trattava della versione estesa della storia uscita a puntate.
Collodi effettuò da solo la revisione, tagliando le ripetizioni necessarie in un racconto che usciva un poco alla volta e aggiungendo piccoli sommari all’inizio di ogni capitolo.
Il piccolo volume con la copertina verde era arricchito dalle illustrazioni del disegnatore fiorentino Enrico Mazzanti, amico di Collodi stesso: è lui che per primo creò l’immagine iconica del burattino che poi sarà un punto di partenza per tutti i successivi illustratori.
Il libro ebbe subito successo ma soltanto nel Novecento diventò un vero e proprio caso editoriale, raggiungendo i due milioni di copie vendute. Oggi è impossibile stimarne il numero, anche perché i diritti d’autore di Lorenzini sono decaduti nel 1940, quindi da allora chiunque ha potuto riprodurne l’opera.
Chi volesse ripercorrere la storia di questo intramontabile classico per ragazzi e non solo può visitare la Biblioteca Collodiana della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, che si trova appunto a Collodi e con oltre 6mila volumi collegati alle opere e alla vita di Lorenzini è la più grande raccolta a lui dedicata, con edizioni rare, italiane e straniere, giornali, riviste e saggi.