In occasione del centenario della nascita dell’artista grevigiano allievo di Ottone Rosai fino al 23 settembre gli spazi del Museo San Francesco di Greve in Chianti ospiteranno l’esposizione “Nino Tirinnanzi alla ricerca dell’uomo perduto”.
Saranno in mostra una ventina di opere mai viste prima che il Comune di Greve in Chianti grazie alla stretta collaborazione con la famiglia ha raccolto e mostrerà al pubblico come tesori d’arte che narrano il genio grevigiano e il suo tempo, le relazioni con il mondo culturale, letterario e sociale che visse nella prima metà del Novecento.
Figure, volti, espressioni cariche di umanità che ritraggono Carla Fracci, Elsa Morante, Alfonso Righi. C’è anche un ritratto di Eugenio Montale, l’amico che ebbe modo di frequentare nella sua residenza estiva al Forte dei Marmi tra le opere inedite di Nino Tirinnanzi.
In mostra spiccano anche ritratti di bambini, tra cui la nipote Maria Chiara e adulti, figure note e persone comuni, dipinti e disegni realizzati a matita, carboncino e tecnica mista.
“È una mostra – dichiara l’assessore alla Cultura Giulio Saturnini – che vuole raccontare il talento e la produzione artistica di Nino Tirinnanzi, protagonista dell’arte del Novecento italiano, come figlio del suo tempo, interprete di una realtà che muta, cambia, cresce nei valori e nei sentimenti, nella condizione umana. Tirinnanzi, artista che visse l’orrore della seconda guerra mondiale, accompagna e dà forma al suo approccio alla vita prima con una visione triste, nostalgica, ombrosa, poi con una poetica solare, accogliente giocosa nei soggetti umani e nei paesaggi, nell’utilizzo della luce e dei colori, simbolo dell’arte che si nutre del contatto con il mondo esterno e delle relazioni con gli altri”.
Tirinnanzi, uomo e artista del suo tempo inserito nel più alto contesto intellettuale del Novecento di cui fece parte attivamente, fu amico di Montale, Gadda, Luzi, Vittorini, Landolfi, Parronchi, Palazzeschi, Pratolini e poi Pasolini, Penna e Bacon. Quell’arte che diede speranza e fiducia al futuro e da pittore di guerra lo fece elevare a pittore della vita.
Per l’occasione il Comune propone anche un percorso con i luoghi di interesse legati a Nino Tirinnanzi tra cui via delle Capanne, la Chiesa di Santa Croce, il Palazzo comunale e il Museo di San Francesco, spazi pubblici dove l’arte del grande pittore grevigiano si moltiplica e si diffonde con l’esposizione di alcuni dei suoi più importanti capolavori realizzati negli anni Sessanta e Ottanta.
L’amico Eugenio Montale, Premio Nobel della Letteratura, lo definì così nel 1974: “È spesso un graffio ma porta sempre la firma di un uomo. Sembra poca cosa ed è invece la garanzia della sua autenticità”.
Nini Tirinnanzi (1923-2002)
Nino Tirinnanzi è nato a Greve in Chianti l’11 agosto 1923. Di famiglia benestante, fin dalla prima infanzia ebbe come guida umana e culturale Domenico Giuliotti.
Iscritto all’Istituto d’Arte di Firenze, vi studiò fino all’ottobre del 1936, anno in cui conobbe Ottone Rosai del quale divenne subito allievo.
Insieme al suo maestro, ancora adolescente, frequentò celebri ritrovi di poeti, scrittori e intellettuali come “Le Giubbe Rosse”.
Con lo scoppio della seconda Guerra Mondiale, venne chiamato alle armi e inviato a Rodi; durante l’occupazione tedesca dell’isola fuggì in Turchia, passò successivamente in Siria, Libano, Palestina, fermandosi in Egitto, dove poté finalmente riprendere il lavoro sospeso per un lungo tempo prima di rimpatriare nel 1946.
Da allora, i successi nel campo della pittura e del disegno si sono susseguiti ininterrotti. Tirinnanzi, infatti, è stato invitato a tutte le più importanti rassegne pubbliche svoltesi in Italia nel secondo Novecento.
Occorre ricordare le sue partecipazioni alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma nonché i numerosi conseguiti al premio “Fiorino”.
Del suo soggiorno romano, fra gli anni Sessanta e i primi Settanta, sono le amicizie con Sandro Penna e Pier Paolo Pasolini, nonché la frequentazione dei molti pittori e intellettuali riuniti al “Caffè Greco”.
Per molte estati, presso la sua residenza al Forte dei Marmi, ebbe come amico e interlocutore primario nientedimeno che il Premio Nobel Eugenio Montale. Ad un suo viaggio a Londra si deve l’incontro con Francis Bacon.