La lingua italiana, lo sanno tutti, è nata in Toscana grazie al genio di Dante Alighieri che con la Divina Commedia ha realizzato uno dei capolavori mondiali della letteratura in una lingua che, in un’epoca in cui per le comunicazioni ufficiali si continuava a usare il latino, era ritenuta ‘volgare’.
Per questo ancora oggi Dante è considerato il “padre della lingua italiana”. Pensate che il 90 % delle parole che usiamo oggi, nell’italiano di tutti i giorni, sono già presenti nella Divina Commedia.
Sotto lo sguardo severo del Sommo Poeta vi proponiamo cinque modi di dire che però (o per fortuna) ormai capiscono solo i toscanacci veri.
1-L’è buriana
Chiasso, baldoria, trambusto, scompiglio, ma anche temporale. Tutte queste parole sono sinonimo di ‘buriana’ che in Toscana assume il significato di ‘casino, ‘caos’ qualcosa che toccherà a qualcuno risolvere, insomma se qualcuno dice ‘l’è buriana’ non è in arrivo nulla di buono.
La parola prende origine dal nome di un vento tumultuoso che spira da nord: borana o borea, da cui anche la più famosa bora. La sua radice deriverebbe dal latino “fur-ere”, cioè infuriare. Nel senese, “buriana” si usa per indicare, anche la Tramontana, il vento forte e freddo che spira, appunto, da nord.
2-Ci si vede al tocco
Cosa sarà mai il ‘tocco’? La risposta è semplice: ciascun colpo che dà il battaglio sulla campana di una chiesa, oppure di un orologio. Da qui l’espressione vedersi al tocco, cioè quando la campana o l’orologio suonano un solo rintocco, ovvero le ore 13 in punto.
3-Non fare il bischero
Il termine ‘bischero’ è un vocabolo molto usato a Firenze e in tutta la Toscana. Indica una persona ingenua, ottusa, diciamo pure ‘stupida’. L’origine di questa parola è quanto mai curiosa e ci permette di raccontarvi una storia.
I Bischeri erano una famiglia di mercanti fiorentini ricchi, potenti e anche avidi. Nel 1200 il Comune di Firenze decise di costruire una nuova cattedrale e iniziò ad acquistare il terreno vicino alla vecchia chiesa di Santa Reparata.
I Bischeri che possedevano un campo nella zona si rifiutarono di venderlo, nella speranza di far salire il prezzo e guadagnare così più denaro. Alla fine il Comune spazientito espropriò il terreno senza pagarlo e i mercanti fecero, appunto, la figura dei bischeri.
4-Mi metto il toni
Se avete un amico o un’amica toscana prima o poi avrete sentito dire “Mi metto il toni e vado a correre”. Il ‘tony’ o ‘toni’ in Toscana indica infatti semplicemente la tuta da ginnastica.
Le origini di questa parola risalgono al secondo dopoguerra. In quel periodo i soldati americani di stanza a Firenze, non appena ricevuto l’ordine di rimpatrio a guerra finita, cucirono sulle loro tute la sigla TO N.Y. (“A New York”), per indicare il ritorno a casa.
Sembra però che queste tute sportive non siano mai state spedite oltreoceano, finendo in vendita sui banchi del mercato di San Lorenzo come indumenti usati. Proprio qui sarebbe dunque nata l’identificazione tra la tuta da ginnastica e il termine “tony”, poi italianizzato con l’aggiunta della “i” finale.
5-Prendi la granata
In Toscana la scopa si chiama granata perché prima le scope venivano fatte con la saggina o con scopa non conciata, cioè con rametti molto fini che mantenevano attaccate le loro bacche, dette anche coccole, ossia i grani, da cui: granata.