Due minuscoli frammenti, arrivati dal profondo spazio, al cui interno potrebbe esserci la storia dell’universo, le leggi più antiche che fanno nascere e morire pianeti. Dall’asteroide Ryugu, prelevati dalla sonda giapponese Hayabusa2, arrivano anche a Firenze le due preziose particelle: pochi milligrammi di superfice di un corpo celeste che dista ben 300 milioni di chilometri dal pianeta Terra. Per i prossimi 12 mesi le analisi saranno condotte dal team coordinato da Giovanni Pratesi, docente di Mineralogia Planetaria del Dipartimento di Scienze della Terra, nell’ambito del progetto di ricerca condotto in sinergia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e coordinato da Ernesto Palomba.
“È la prima volta che in Unifi arriva materiale prelevato da una missione spaziale. Un’opportunità unica per conoscere i segreti del cosmo e siamo orgogliosi di essere stati selezionati dall’agenzia spaziale nipponica Jaxa”, commenta Pratesi.
La missione giapponese
La missione Hayabusa2, partita nel 2014, è arrivata in prossimità dell’asteroide Ryugu, grande un chilometro, quattro anni dopo. Solo nel 2019 ha effettuato il campionamento e il prelievo, per rientrare sulla Terra nel dicembre 2020.
Hayabusa2 ha scagliato un piccolo proiettile sull’asteroide allo scopo di scavare una piccola porzione del suo strato esterno e mettere a nudo il materiale al di sotto, rimasto preservato per miliardi di anni. Il veicolo spaziale ha poi raccolto frammenti della superficie in due siti differenti di Ryugu, recuperando sia sia frammenti superficiali che sotto-superficiali. La capsula con il materiale raccolto è stata recuperata a Woomera, in Australia, il 6 dicembre 2020. Si tratta del primo campione raccolto appartenente a una classe di asteroidi molto primitivi, la cui composizione ci fornisce un’istantanea del materiale che ha dato origine al Sistema solare primordiale e alla Terra.
La quantità di materiale che è stato raccolto in totale è di circa cinque grammi. Dopo aver completato una prima ispezione, le particelle di Ryugu sono state prelevate singolarmente dai piccoli contenitori di vetro zaffiro con una pinzetta a vuoto e su questi grani è stata eseguita un’analisi al microscopio.
Per tributare un omaggio alla cultura giapponese, il team italiano ha deciso di assegnare un nome ai due grani ispirandosi alla tradizione degli Anime, in particolare le opere dello studio Ghibli con il suo creatore Hayao Miyazaki. I nomi sono stati scelti guardando sia alla forma, A0226-Totoro dal film “Il mio vicino Totoro”, sia al compito di Hayabusa2 di spedire sulla Terra campioni extraterrestri, C0242-Kiki, dal film “Kiki – Consegne a domicilio”.
“Hayabusa2 ha prelevato sia materiale carbonioso, cioè alterato da raggi cosmici e vento solare (space weathering), sia materiale posto al di sotto della superficie e quindi interno e protetto dai processi di alterazione – spiega Pratesi – Per studiare i cambiamenti chimici prodotti sui grani di Ryugu esposti alla radiazione ci avvarremo dall’applicazione di una speciale tecnica chiamata spettroscopia fotoelettronica di raggi X, resa possibile dalla particolare strumentazione di cui Unifi è dotata”. “L’interesse principale della nostra ricerca – prosegue – è studiare la differenza tra materiale asteroidale alterato e quello “puro”, così da provare a comprendere le cause dell’alterazione che si origina nello spazio e i suoi effetti sui corpi celesti, nonché il modo in cui ne vengono influenzate le osservazioni condotte dalla Terra e dai satelliti”.