Si intitola “Masochismo Puro Piacere” il primo album di Costì, nome d’arte di Cosimo Ravenni, musicista fiorentino già noto per la sua attività con il gruppo Street Clerks nel programma televisivo di Alessandro Cattelan.
“Masochismo Puro Piacere” nasce come sfogo autobiografico, un disco surreale in bilico fra leggerezza, autoironia e malinconia. L’album raccoglie infatti canzoni che raccontano le difficili dinamiche delle relazioni umane, amorose e di amicizia in un viaggio di auto-analisi per esplorare la parte più profonda di se stesso.
La sua musica ha un sapore vintage, un pop-jazz-soul tra sonorità anni ’70 e ’80. I punti di riferimento di Costì sono: Ivan Graziani, Gianni Togni e Loredana Bertè, ma anche Sergio Caputo, Giorgio Gaber e Nino Buonocore, am anche Prince, Phil Collins, Christopher Cross, gli Yes e i contemporanei Thundercat, Jacob Collier, The 1975, Parcels, Nu Genea.
Con questo progetto Costì inaugura la sua personale ricerca musicale, esprimendosi come musicista, cantautore e produttore.
Costì presenterà il suo primo album con un concerto sabato 30 dicembre al Glue Alternative Concept Space di Firenze, con un live che si preannuncia infuocato. Sul palco insieme a lui: Leonardo Baggiani (basso, bass synth), Stefano Tamborrino (batteria), Samuele Cangi (tromba, synth).
Ecco la nostra intervista a Costì
Ciao Cosimo! Prima di tutto come nasce il nome d’arte ‘Costì’?
Intanto perchè non c’era su Spotify (ride). No in realtà all’inizio pensavo di usare semplicemente il mio nome, Cosimo Ravenni. Poi mi sembrava troppo ‘serioso’, quindi alla fine ho cercato uno pseudonimo. Un giorno per puro caso ho sentito dire ‘Oh te costì!’ classica frase toscana, che mi suonava anche un po’ snob, francese e allo stesso tempo mi sembrava semplice, corto e anche allegro e così ho scelto Costì.
Sono tanti anni che suoni con gli Street Clerks, di solito un esordio solista per un musicista che già suona in una band sta a significare che c’è davvero la necessità, l’urgenza di comunicare qualcosa, è andata così?
Hai detto bene, mi ricordo durante la prima ondata di Covid, avevo già scritto 4-5 pezzi e a un certo punto non riuscivo più a dormire la notte. La band rischia di essere una prigione perchè è fatta di compromessi, convivenza con altre personalità. Io invece sentivo per la prima volta di aver trovato una mia identità. Ho parlato con i ragazzi molto tranquillamente e la mia scelta è stata accettata senza nessun problema. Per ora convivo pacificamente con queste due identità.
A me piace molto riflettere sulle cose in modo profondo però non mi piace piangermi addosso, penso che l’ironia sia una grande forma di intelligenza
Dunque arriva questo disco “Masochismo puro piacere” in cui in copertina hai questa faccia corrucciata invece è proprio tutto l’opposto perchè è un disco che non si prende sul serio, in cui scherzi, ti diverti, prendi in giro te stesso e chi ti ascolta
Sì alla fine a me piace molto riflettere sulle cose in modo profondo però non mi piace piangermi addosso, penso che l’ironia sia una grande forma di intelligenza. Semplicemente è una cosa che apprezzo nelle persone e mi piace molto anche la malinconia più che la tristezza, il riflettere sulle cose quando non ti senti totalmente centrato, una cosa che ti migliora anche.
In tante canzoni del disco ricorre il tema delle relazioni interpersonali, storie che non si sa perchè sono spesso difficili da vivere
Diciamo che per alcuni sono più difficili, per altri sono più semplici. Nel mio caso, le canzoni che scrivo sono tutte autobiografiche, si può capire che ho un rapporto un po’ scombussolato con questa parte della vita. Però il tema del disco è che comunque un po’ mi piace crogiolarmi in queste situazioni. Masochismo puro piacere nel senso che la teoria la sai, sai cosa dovresti fare, come ti dovresti comportare, però è come se volessi continuare a seguire questo fantastico, ingannevole consigliere che è l’istinto che alla fine è sempre pericoloso. Uscire dagli schermi crea della sofferenza ma io continuo a farlo. Diciamo che sono consapevole dei miei sbagli, ma mi comporto in un certo modo perchè è più forte di me e non me ne pento.
Volevo farti una domanda sul pezzo “Vivere male per morire bene” che contiene una frase geniale “La cioccolata perchè l’hai inventata, se poi non la posso mai mangiare”…
Non vorrei dare una visione di me come un libertino, sono una persona normale! (ride) Non faccio niente fuori dalla legge, però effettivamente a volte mi chiedo chi avrà ragione? Viviamo in un’epoca in cui è vero tutto e il contrario di tutto e vieni criticato per qualsiasi cosa. Alla fine l’importante è stare bene, trovare la propria dimensione, cos’è giusto e cos’è sbagliato è tutta una grande cavolata. Penso che valga la pena godersi il presente. Magari fai palestra, mangi sano, poi un giorno ti cade una tegola in testa.
Parlando del sound del disco è un po’ ‘fuori dal tempo’, molto soul-funk anni ’70 e ’80, c’è anche il sax uno strumento che oggi non viene usato spesso. Alcuni pezzi mi hanno ricordato Pino Daniele
Volevo fare un disco che suonasse come quel cantautorato che piace a me, come Gianni Togni o Ivan Graziani. Sono un fan del sound anni ’80 e mi piaceva l’idea di riprodurlo. In generale non mi piace il suono di molti dischi del panorama commerciale, e il fatto che ci sono sempre meno strumenti ‘suonati’ ma suoni digitali. I dischi oggi mi sembrano ‘plasticosi’ e con poca ‘anima’. Non c’è niente per me che possa sostituire il suono di una chitarra acustica, un basso o una batteria reale. Un’organicità che smuove qualcosa dentro in modo diverso piuttosto che programmare tutto con il computer. Il mio disco è anticommerciale sia economicamente che per il sound. Ho usato strumenti vintage come tastiere degli anni ’70, ho scritto gli archi e li ho fatti suonare dal vivo, per capirsi, è una cosa che non si fa quasi più, ma sono contento di averlo fatto.
Lunedì 24 aprile sarai in concerto al Combo e ho visto che suonerai con uno dei miei miti Stefano Tamborrino, com’è nata questa collaborazione?
Ci conoscevamo da tempo e ci siamo sempre stati simpatici. Volevo circondarmi di persone intelligenti che potessero dare il loro piccolo contributo al progetto. Non avevamo ancora mai suonato insieme ma Tambo è stato il primo che ho contattato e lui ha sposato subito la causa, i pezzi gli sono piaciuti. Sono molto felice di averlo. Per me è importante tirare fuori un po’ di musica, mi piacerebbe cioè che la gente che viene al concerto vada via pensando non solo che i pezzi sono belli ma anche che ha visto un concerto bello, dei musicisti bravi. Spero di poter offrire questo, modestamente, è quello che ho sempre desiderato di voler fare.
È bello sentirti così orgoglioso del tuo progetto
Ci ho messo un po’, dall’idea iniziale sono passati 2-3 anni. Però adesso quando suono sento che il messaggio che avevo in mente riesce a passare esattamente come lo avevo pensato.