Dopo la prestigiosa collaborazione con John Parish e i moltissimi concerti in Europa, Stati Uniti e Canada, la cantautrice francese Cleo T. torna a Firenze per presentare il suo terzo disco “How do you find your way in the dark?”, prodotto dal produttore americano Alex Somers, noto per il suo lavoro con i Sigur Ros e Jonsi & Alex.
Il nuovo album è stato composto nel suo studio di produzione tra i vigneti del Cognac e registrato ai Bombanella Soundscapes sulle splendide colline di Maranello, è un viaggio romantico dove strumenti classici (pianoforte,violoncello, voce soprano), una vocalità che si ispira all’Opera italiana e camere d’eco si incontrano in un’atmosfera cinematografica.
Il titolo dell’album “How do you find your way in the dark?” si riferisce ai primi versi de La Divina Commedia, una riflessione su come trovare una via d’uscita dai periodi bui che ognuno di noi può attraversare.
Il disco di Cleo T è un invito a immergersi nel nostro cuore e ad attraversare la nostra stessa oscurità per trovare la luce.
La cantautrice sarà in concerto venerdì 14 aprile al Circolo Arci Progresso di Firenze.
Ecco la nostra intervista
Ciao Cleo! Torni in concerto in Italia dopo tantissimo tempo, cos’è successo negli ultimi 5 anni?
Sono stati anni molto importanti per me perchè ho avuto il mio primo bambino. E’ stato forse l’atto di creazione più importante di tutta la mia vita. Devo dire che sono stata molto fortunata perchè volevo ritrovare il centro della creazione dopo tante esperienze diverse con il teatro, l’arte digitale. Con il bambino e poi il Covid ho avuto uno spazio e un tempo di creazione totalmente privati, senza live o tour. Ho lasciato Berlino dove vivevo da 5 anni, ho comprato una casa in campagna nel sud della Francia dove ho sistemato un grandissimo studio. Per cinque anni ho scritto forse tre o quattro album. Ho lavorato a tantissimi progetti, tra cui uno con un ensemble di musica contemporanea, ho lavorato con poeti e scrittori e ho anche finalmente deciso di fare un album di piano solo. Per me era un obiettivo nella vita, ma ero sempre molto spaventata, mi faceva paura perchè ho un rapporto complicato con il piano che adoro ma che non ho mai imparato. Ho passato anni di creazione molto intensa e ho lavorato molto sul canto lirico, questo ha cambiato la mia musica. Mi sembra quasi che il mondo si sia fermato apposta per lasciarmi il tempo per raggiungere tutte queste cose e trovare il cammino che mi sembra adesso il più giusto.
Ho scoperto che il Mediterraneo è il posto più importante del pianeta per me. In Italia sono venuta quando avevo 15 anni e ho pensato ‘questa è casa mia’ per questo mi sono sposata a Firenze a Villa Poggio San Felice
È stato davvero un lungo viaggio! Dunque uscirà un tuo album a breve per voce e piano?
Il mio terzo album ufficiale uscirà l’anno prossimo. Dopo aver lavorato con John Parish stavo cercando qualcuno che mi portasse nel mondo della ‘post classical music’ per viaggiare tra musica classica e contemporanea, più attuale. Sono fan dei Sigur Ros e ho incontrato grazie i social network Alex Somers il marito di Jonsi con cui ha fatto un disco bellissimo che si chiama “Riceboy Sleeps”. Dovevo andare a Los Angeles per lavorare con lui, poi è arrivato il Covid e non sono più partita ma abbiamo lavorato online. Questo album è il progetto che mi ha preso più energie e tempo e in cui si vede il mio cammino. Ci sono strumenti classici: violoncello, piano e voce ma il disco va molto più nel lirico e ha un lavoro di sound assolutamente onirico, è molto più minimale rispetto al disco precedente, l’abbiamo registrato a Modena.
Sei una donna cosmopolita, sei francese, hai vissuto in Germania ma sei anche molto legata all’Italia, dove ti senti a casa?
E’ una questione molto importante per me, perchè ti devo dire che sto cercando casa mia da tanti anni. Ho un amico carissimo scrittore molto importante in Francia che ha pubblicato anche in Italia Camille de Toledo, che un giorno mi ha detto “La tua casa la devi trovare nel tuo cuore”. Io lo trovo molto giusto, adesso che vivo in campagna molto isolata, ho portato qui un pezzo di tutto quello che mi piace, ci sono anche tante cose dell’Italia. Secondo me portiamo il mondo dentro di noi, per questo viaggiare è tanto importante per me e devo dire che è stato molto duro stare ferma durante il covid. Ma mi ha dato la possibilità di capire che prima di tutto devi trovare il tuo centro e poi portarlo nel mondo. Ho molta voglia di tornare in tour con questa nuova forza che ho trovato tra la musica e la vita. Avere un bambino per una persona che lavora su un palco è qualcosa di complicato specialmente se sei una donna. E’ un momento del percorso che ti pone qualche problema, ti chiedi come continuare, a me ha dato una forza enorme. Sono felice, l’anno prossimo saremo in giro in Italia, il tour europeo inizierà proprio qui.
Come mai sei così legata all’Italia?
Mio nonno, che è stata una persona molto importante nella mia vita, era originario della Corsica. Ho fatto un’ “archeologia della mia famiglia”, per ritrovare le mie radici che non mi vengono da Parigi. Ho scoperto che il Mediterraneo è il posto più importante del pianeta per me. In Italia sono venuta quando avevo 15 anni e ho pensato ‘questa è casa mia’ per questo mi sono sposata a Firenze a Villa Poggio San Felice e ho tanti amici qua. Ho avuto anche la fortuna di lavorare con artisti del Medio Oriente, ho potuto viaggiare in Libano, in Palestina. Il Mediterraneo è il centro della mia cultura. Un’altro progetto che sto realizzando, non so quando uscirà, è il mio quinto progetto quest’anno (ride), è un lavoro sull’Opera. Ne presenterò alcuni pezzi durante il concerto al Circolo Il Progresso. Ho iniziato questo progetto perchè dovevo capire la nostra musica tradizionale, in Medio Oriente sono molto legati alla loro cultura musicale passata. Io non ho mai ascoltato tanto Edith Piaf e ho pensato che la cosa più antica della mia cultura è l’Opera che si scrive nelle lingue dell’Europa. Tutto mi riporta sempre in Italia. Ho avuto la fortuna di trovare una cantante incredibile che ora è la mia maestra, lei mi ha fatto scoprire un cammino metafisco in cui solo l’Opera ti può portare. Il lavoro sulla voce è tutto un altro mondo, un mondo incredibile e questo mi ha fatto tanto lavorare e capire tante cose sulla mia scrittura musicale, sul mio modo di scrivere le melodie.
Quali sono le tue Opere preferite?
Io amo Tosca, mi piace tantissimo perchè mi dà la possibilità di cantare anche le arie da tenore anche se io sono soprano. Nella musica contemporanea lo facciamo sempre, le donne possono cantare canzoni di uomini e viceversa. Nell’Opera è molto più complicato perchè le voci sono dei veri e propri strumenti. Ma mi piace moltissimo cantare le arie maschili come “E lucevan le stelle” mi sembra una canzone di Leonard Coen. Anche “Didone e Enea” di Henry Purcelle in inglese mi piace tantissimo perchè è molto moderna come scrittura. Al Progresso vi farò ascoltare anche qualche pezzo di Opera, il mio ultimo esperimento!