Nella “Casa del Rinascimento” ovvero Palazzo Medici Riccardi a Firenze arriva una selezione di circa 50 opere, alcune delle quali mai viste a Firenze prima d’ora, che ripercorrono l’attività fiorentina del pittore napoletano Luca Giordano.
Luca Giordano è stato tra gli artisti più prolifici del Barocco italiano, attivo soprattutto a Napoli, Madrid, Firenze, Venezia e Roma.
Fu uno dei principali esponenti della pittura napoletana del Seicento, assieme a Jusepe de Ribera, Salvator Rosa, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Bernardo Cavallino, Andrea Vaccaro e Mattia Preti, nonché uno dei più influenti esponenti del Barocco europeo.
La carriera del pittore si estende su più di 50 anni, Giordano viene definito “il pittore instancabile” è infatti uno dei pittori più prolifici della storia dell’arte, avendo all’attivo più di mille opere eseguite, lavorando sia su committenza pubblica sia su quella privata in alcune delle più importanti corti del continente, tra cui i d’Avalos, i Medici e i reali di Spagna.
Il periodo fiorentino di Luca Giordano
Attivo a Firenze tra il 1682 e il 1686 Luca Giordano ha lasciato all’interno di Palazzo Medici Riccardi, due volte dipinte per la Galleria degli Specchi e per la Biblioteca Riccardiana.
La volta della Galleria degli Specchi è una vera e propria sfida all’illusionismo, un fulgido racconto di miti, ritmato dalle virtù cardinali poste agli angoli e culminante con la celebrazione dei Medici nel centro, cui i Riccardi erano largamente riconoscenti.
A questa decorazione fa da specchio la volta della Biblioteca, dove è raffigurata l’Allegoria della Divina Sapienza, che Luca Giordano avrebbe dipinto in soli cinque giorni fra il 1685 e il 1686.
da ricordare a Firenze anche la decorazione della Cappella Corsini in Santa Maria del Carmine e a una serie di dipinti commissionati da altre grandi famiglie fiorentine, fra cui i Medici e i Del Rosso.
In mostra saranno presenti una serie di dieci bozzetti della Galleria degli Specchi e della volta della Biblioteca Riccardiana, di proprietà della National Gallery di Londra, che per l’occasione saranno messi in dialogo diretto con la volta.
Esposte anche le Virtù distribuite in varie collezioni private europee e poi quadri provenienti da prestigiosi musei italiani come le Gallerie degli Uffizi, il Museo dell’Opera del Duomo di Siena, il Museo Stibbert di Firenze e il Museo di Palazzo Mansi a Lucca oltre ad opere provenienti da collezioni private italiane e americane.
Luca Giordano: tutte le opere in mostra
L’esposizione si apre con l’Autoritratto proveniente dal Pio Monte della Misericordia di Napoli, databile intorno al 1680-92, per passare ad alcuni disegni giovanili tratti dagli affreschi di Pietro da Cortona in Palazzo Barberini, a Roma.
I dipinti che raffigurano San Sebastiano, gentilmente concesso dal Museo Nazionale di Palazzo Mansi e Apollo e Marsia (proveniente dal Museo Stefano Bardini di Firenze), presumibilmente eseguiti negli anni Sessanta del Seicento e ispirati al linguaggio tenebroso di Jusepe de Ribera e di Mattia Preti, riconducono invece a Firenze, testimoniando già in questo periodo la stima per il pittore da parte di committenti del capoluogo toscano.
Tra gli altri dipinti in mostra, Il Trionfo di Galatea (concesso in prestito dalle Gallerie degli Uffizi) presente a fine Seicento nelle collezioni del Gran Principe Ferdinando de’ Medici.
Il pregevole affresco su vimini raffigurante la Samaritana al pozzo (oggi di proprietà privata), esempio del virtuosismo tecnico del pittore, la Gloria di Sant’Andrea Corsini nella cupola sviluppata in chiave ariosa e splendente, è ben ricordata grazie ai preziosi bozzetti preliminari all’esecuzione dell’affresco, delle Gallerie degli Uffizi, cui si accompagnano due spettacolari dipinti di soggetto eroico, anch’essi riferiti ai Corsini e per la prima volta ripresentati in coppia.
All’intensa produzione per chiese e conventi corrisponde una resa altrettanto virtuosa dei temi storici, ben esemplificata dai due quadri che hanno come protagonisti i leggendari Marco Curzio (collezione privata) e Lucio Giunio Bruto (proveniente dal Museo di Casa Martelli a Firenze).
A testimonianza dell’apprezzamento della corte medicea, Vittoria Della Rovere, moglie del Granduca Ferdinando II commissionò l’intima e devota Fuga in Egitto (di proprietà delle Gallerie degli Uffizi) e l’intensa allegoria della virtù teologale della Speranza (proveniente da una collezione privata).
Il Giudizio di Paride (dalla collezione del Museo Civico di Palazzo Chiericati di Vicenza) ugualmente riferibile al primo periodo fiorentino, è un’ulteriore prova della sapiente rielaborazione della lezione di Pietro da Cortona in tono classico, mentre la scena di Atalanta e Ippomene (collezione privata) si pone come esito magistrale della sua abilità tecnica.