“Sappiamo cosa c’è nello spazio a migliaia di anni luce da noi, ma conosciamo in modo dettagliato solo il 20% dei fondali marini” a dirlo è il Cnr-Consiglio nazionale delle Ricerche. Una verità che si riflette anche sull’immaginario collettivo: “I film che riguardano il futuro lo immaginano pervaso dalla Intelligenza Artificiale animato da robot, proiettato nel cosmo. Più raramente le trame delle fiction ci portano sotto la superficie del mare”. Eppure il mare è una “riserva alimentare e ambientale imprescindibile per la vita del pianeta, la dimensione subacquea è luogo in cui corrono cavi sottomarini per il traffico dati, elettrodotti e gasdotti, giacciono risorse minerarie, tra cui le terre rare, e si svolgono attività di difesa e sicurezza”.
Ma non solo: “Un intreccio di fattori economici, geostrategici e legati alla stessa sopravvivenza della biodiversità rende la dimensione subacquea il nuovo terreno di confronto tra potenze internazionali”. E l’Italia è al centro di questo contesto geopolitico. Su questo si è fatto il punto nella giornata di studi all’Accademia Navale di Livorno, promossa da Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine e Marina Militare, in collaborazione con il Cnr e l’Università di Roma La Sapienza.
Ecco alcuni numeri che descrivono meglio il ruolo strategico del mare: il 64% delle importazioni italiane e il 50% dell’export transitano via mare, inoltre l’economia de Mediterraneo ha i propri principali driver nel turismo, costiero e marino, e nella pesca e necessita di un habitat ricco di biodiversità e in salute. “Conoscere i fondali – conclude il Cnr – e prevenirne l’inquinamento (anche illegale) è quindi una necessità sempre più urgente per quest’area. La protezione e la conservazione dell’ambiente marino e della sua biodiversità sono un elemento imprescindibile dell’azione istituzionale, sia nella fase decisionale che in quella del controllo e dell’applicazione delle regole”.
Nella ricerca sui fondali marini c’è il futuro dell’Italia, secondo Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr: “La fisica del mare può diventare una grande frontiera per lo sviluppo di conoscenza e di tecnologia che può permettere all’Italia, grazie alle competenze che ha sulla robotica marina, sulla robotica, sulle telecomunicazioni, di esercitare la leadership industriale”. Ma per farlo è necessario “dare a questi ricercatori capitale di rischio, possibilità di sviluppare la loro leadership per creare posti di lavoro perché siamo passati dall’età dell’efficienza all’età della resilienza, siamo una in una fase della rivoluzione industriale che impronterà tutto sulla resilienza, in un’ottica in cui l’uomo e la donna non sono al centro dell’universo, ma sono integrati nell’universo e devono rispettare queste risorse”.