È la più grande donazione da un privato a favore di un museo fiorentino: quasi cinque milioni di dollari (quattro milioni e mezzo di euro) per il restauro dell’Anfiteatro del Giardino di Boboli di Firenze. L’artefice è la mecenate statunitense Veronika Atkins.
La Atkins è tra i più noti sponsor e mecenati al mondo nel campo della musica, ma non solo, e negli ultimi anni la sua attività di sostegno verso le Gallerie degli Uffizi è andata in crescendo. Attraverso i Friends of the Uffizi Galleries, ha finanziato il restauro del Terrazzo delle carte geografiche agli Uffizi, della serie degli arazzi Valois del museo fiorentino e della Sala di Bona a Palazzo Pitti. Nell’ottobre scorso, ha regalato uno dei migliori pianoforti al mondo per i concerti nella Sala Bianca dell’ex reggia medicea. In quell’occasione fu insignita dalle Chiavi della città di Firenze.
Il rilancio del verde mediceo
L’ingente somma donata verrà impiegata per restaurare integralmente l’Anfiteatro del Giardino di Boboli, nell’ambito dell’ampio programma di rilancio del verde mediceo “Boboli 2030”. Le operazioni prenderanno il via nei prossimi mesi, e dureranno tra i due e i tre anni. L’obiettivo è di riportare alle migliori condizioni le tante e varie componenti architettoniche, scultoree e vegetali dello spazio. Allo stesso tempo lo scopo il recupero della sua originaria vocazione ad accogliere spettacoli e in particolare la musica lirica.
L’anfiteatro fu originariamente concepito in forme puramente vegetali da Eleonora da Toledo, che incaricò della sua realizzazione lo scultore, architetto e scenografo Niccolò Tribolo. Dal 1621 al 1634 furono man mano aggiunti elementi architettonici, mentre il primo utilizzo teatrale fu in occasione della festa di matrimonio di Margherita de’ Medici con Odoardo Farnese nel 1628. Nei secoli successivi, l’anfiteatro divenne la sede per eccellenza delle feste granducali – fino all’ultima, voluta da Leopoldo II nel 1839 (due decenni prima della fine del granducato).
Un primo recupero dell’Anfiteatro avvenne negli anni Trenta del Novecento, quando esso fu utilizzato anche per farvi rivivere l’opera lirica. Proprio in questo spazio, infatti, nel giugno 1937 venne messa in scena – per la prima volta nei tempi moderni – L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi, con la scenografia firmata da Giovanni Michelucci: l’architetto della Stazione di Santa Maria Novella, ma anche colui che nel secondo dopoguerra (insieme a Carlo Scarpa e Ignazio Gardella) ha disegnato e allestito la Sala del Trecento agli Uffizi. Nel 1960 e ancora nel luglio 1965, Franco Zeffirelli scelse l’Anfiteatro di Boboli per allestire l’Euridice di Jacopo Peri. All’epoca, il New York Times lodò tra l’altro in particolare l’acustica perfetta di questo spazio.
E così, dopo questo importante intervento, l’Anfiteatro potrà recuperare la sua originaria vocazione “di teatro all’aperto – commenta il direttore delle Gallerie Eike Schmidt – proprio nella città dove nacquero il melodramma e la lirica stessa. Presto vedremo di nuovo i migliori cantanti esibirsi nella vasta conca circondata dal verde, davanti al grandioso sfondo dell’Imperiale e Reale Palazzo Pitti, a raccogliere gli applausi non di pochi eletti, ma di tutto il numeroso pubblico che si unirà in platea e sulle scalinate per un’esperienza unica e irrepetibile”. “Non vedo l’ora di assistere alla prima dell’opera lirica che in questo luogo magico e unico al mondo risuonerà alla fine dei restauri”, conclude la filantropa Veronica Atkins.