La violenza ha molte facce, può essere fisica, quella che purtroppo leggiamo tutti i giorni nelle cronache nere dei giornali, oppure più sottile come quella psicologica, difficile da riconoscere e definire anche per chi ne è vittima.
Mercoledì 8 marzo in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna nello spazio Hangar di Firenze (via de Pepi, 43) le fotografie di Simone Ciulli e la musica di Chiara White, accompagnata dal violino di Giulia Nuti si fonderanno in una serata contro la violenza sulle donne.
Gli scatti realizzati da Ciulli per il progetto fotografico “Io non sono sola” raccontano diari di donne che hanno subito violenza e come fantasmi vagano senza una meta.
Parole come “Ti amo” e “Mi manchi” si mescolano agli abusi e ai maltrattamenti fisici e psicologici che molte donne sono costrette a subire.
La canzone “Il mio nome non è Nessuno” di Chiara White contenuta nel disco “Pandora” sono un inno all’autodeterminazione, all’autocoscienza e alla riappropriazione identitaria di genere, contro ogni forma di maschilismo, fuori e dentro di noi.
Il maschilismo è Polifemo, un gigante, alto, potente, violento… ma con un occhio solo, cieco, incapace di vedere il femminile nella sua interezza.
Nella serata all’Hangar alle 20.30 immagini, musica e parole si intrecceranno lanciando un grido all’unisono di forza e speranza: Non siamo Sole! Non siamo Nessuno!
Tessera del locale 10 euro con bevanda inclusa.
Ciao Chiara! Com’è nata la collaborazione tra te e Simone Ciulli, come vi siete conosciuti?
Simone è un fotografo ma è anche regista di cortometraggi e attore. Ci siamo conosciuti nella compagnia Gli strani tipi, in cui ho fatto l’attrice fino a qualche tempo fa. Lui recentemente ha iniziato un progetto contro la violenza di genere. Ha chiamato varie donne e ragazze a rappresentare varie tipologie di violenza. Tra queste modelle ci sono anch’io e ho scelto di rappresentare la violenza psicologica e le conseguenze negative dell’abuso narcisistico.
Nella tua canzone “Il mio nome non è Nessuno” hai affrontato proprio questo argomento, anche tu sei stata vittima di violenza?
Ho la fortuna di non aver subito mai violenze fisiche importanti. Però mi è capitato purtroppo di subire violenze psicologiche come credo purtroppo capiti un po’ a tutte le donne. Mi è successo di subire un rapporto manipolatorio, non in ambito sentimentale, ci tengo a precisarlo. La canzone “Il mio nome non è Nessuno” in realtà l’ho scritta ripensando a un mio modo infantile di vedere l’amore, condizionato dalla visione patriarcale. Sono nata e cresciuta con i film romantici e con il principe azzurro, l’uomo protettivo che però è anche padrone. La canzone parla di Polifemo questo mostro grande, forte, ma che ha un occhio solo quindi una visione limitata della realtà e delle donne. Nel mio disco “Pandora” ogni pezzo racconta la storia di un mostro, che costituisce un percorso psicologico di ricerca personale attraverso il confronto con i propri demoni, tra cui anche il patriarcato interiorizzato.
L’8 marzo si celebrano di diritti delle donne: secondo te qual è la sfida più grande per una donna oggi?
Sarà banale dirlo ma per me è quella di riuscire ad autodefinirsi in una situazione in cui purtroppo ancora tutta la complessità dell’universo femminile ancora non è ben gestita dalla società. La difficoltà della donna è quella di dover essere tante cose contemporaneamente: realizzata sul lavoro, a livello artistico, come moglie o compagna e madre. Chiaramente non è facile tenere tutto insieme. L’altra faccia della medaglia è riuscire ad affrontare il giudizio esterno, perchè qualsiasi cosa scegli di essere ci sarà sempre qualcuno che ti critica.