I primi convogli per i campi di concentramento partirono da Firenze, dalla stazione Santa Maria Novella, il 9 novembre 1943. E proprio da qui prendono il via le celebrazioni per il Giorno della Memoria, che uniscono tutta la regione. “La memoria è lo strumento per non far accadere più certe atrocità, il dramma” dello sterminio nazista, così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ricorda quel tragico periodo dal binario 16.
Insieme al presidente, tutto il Comune di Firenze, rappresentato dal sindaco Dario Nardella, l’assessora Sara Funaro e il presidente del Consiglio comunale Luca Milani. “Firenze ricorda con grande partecipazione quel terribile anno, il 1943 – ha affermato Nardella – Oggi i fenomeni di antisemitismo si vedono e sono in aumento: tre giorni fa abbiamo avuto l’ennesima segnalazione di alcune pietre d’inciampo imbrattate da alcuni vandali. Ma qui non c’è solo vandalismo, ma un sentimento di antisemitismo che va incessantemente combattuto. Non possiamo abbassare la guardia”.
Da Firenze a Pisa, per non dimenticare
Per commemorare le vittime dell’Olocausto, a Pisa, il Comune e la Comunità Ebraica hanno celebrato la drammatica ricorrenza con l’intitolazione dello spazio verde tra via Canavari e via delle Trincere a Raffaello Menasci, medico pediatra e libero docente dell’Università di Pisa nato a Livorno nel 1896, che fu arrestato a Roma nel 1943 nella retata del ghetto e deportato, insieme a tutta la sua famiglia, nel campo di sterminio di Auschwitz, poi morto a Varsavia il 29 febbraio 1944.
A fianco del cartello, l’Amministrazione Comunale ha messo a dimora un albero di melograno che, nella cultura ebraica, rappresenta un simbolo di onestà, correttezza e giustizia dato che conterrebbe 613 semi che corrispondono ai 613 comandamenti della Torah.
Il programma della giornata ha previsto, prima della cerimonia di intitolazione area a verde in ricordo di Raffaele Menasci, la deposizione della corona di alloro al monumento “Mai più reticolati” in Piazza Vittorio Emanuele II. Successivamente, dalle ore 13.30 fino alle ore 16, la seduta del Consiglio Comunale dedicato alla celebrazione del “Giorno della Memoria 2023”. In contemporanea alle ore 9 alle ore 16, presso le Logge di Banchi, è stato allestito uno schermo che ha riproposto in ciclo continuo il video “Di razza” del regista Teo Paoli, realizzato dal Comune di Pisa e dalla Comunità ebraica di Pisa in occasione del Giorno della Memoria 2022.
A Figline gli studenti custodi delle pietre d’inciampo
Tre piccoli blocchi di pietra incastonati nel marciapiede, ciascuno con una targa che porta inciso un nome: Margherita Prister, Paolo Melauri, Lea Melauri. Sono le Pietre d’inciampo in memoria della famiglia Melauri, posate davanti a quella che fu la loro ultima casa da persone libere, dalla quale vennero deportati nel dicembre 1943 per poi essere assassinati ad nel campo di concentramento di Auschwitz. Lì, nella frazione di Brollo, si è celebrato stamani il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale che commemora le vittime dell’Olocausto. Una cerimonia pubblica di cura e manutenzione delle Pietre che ha visto la partecipazione di tre classi delle scuole medie del territorio con gli studenti che, al termine degli interventi, hanno simbolicamente pulito e lucidato le Pietre, riportandole alla loro lucentezza originaria.
I Melauri erano una famiglia ebraica originaria di Leopoli, nell’odierna Ucraina. Vivevano a Trieste, dove all’inizio degli anni Venti acquisirono la cittadinanza italiana rinunciando al cognome originario, Goldfrucht, per italianizzarlo, appunto, in Melauri. Le leggi razziali introdotte dal regime fascista nel 1938 sconvolgono però le loro vite. Paolo perde la cittadinanza, i figli Tullio e Aldo vengono allontanati dalla scuola pubblica. Nell’estate 1943 sono costretti ad allontanarsi da Trieste per trovare riparo nella campagna figlinese, dove possedevano un appezzamento di terreno. Scopriranno presto che neanche lì sono al sicuro. L’antivigilia di Natale, il 23 dicembre 1943, vengono prelevati dalla casa nella quale non faranno più ritorno. I figli Tullio e Aldo riescono però a salvarsi fuggendo pochi attimi prima dell’arresto. Tullio rimarrà in Italia, mentre Aldo si trasferì in Israele dove prese il nome ebraico di Eldad Hadar. I discendenti della famiglia Hadar sono stati coinvolti dal Comune fin dal principio nell’iniziativa di posa delle Pietre d’inciampo, alla quale hanno assicurato il loro pieno appoggio.
L’Ateneo di Firenze ricorda gli universitari deportati
In occasione del Giorno della Memoria 2023, la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci, insieme alla comunità accademica, ha ricordato gli universitari fiorentini allontanati da aule e cattedre, a seguito delle leggi razziali, davanti alla lapide che si trova nell’atrio del Rettorato con la deposizione di una corona di alloro.
“Commemorare significa cercare di custodire insieme un ricordo condiviso, che, come singoli e come gruppi, ci consenta di mantenere la rotta, di tenere saldo il timone, di non sbagliare la via, di non sbagliare di nuovo – ha affermato la rettrice nel suo saluto prima del minuto di silenzio osservato dai partecipanti – La storia è uno strumento indispensabile per capire, ma, da sola non basta: la storia è una scienza. La storia deve farsi memoria, per uscire dai libri e risuonare, forte, nelle menti e nei cuori. Solo in questo modo ciò che è avvenuto potrà non ripetersi mai più”.