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Otto concerti tra innovazione e tradizione al Met Jazz 2023 di Prato

Dall’11 febbraio al 13 marzo torna la XXVIII edizione della rassegna organizzata dal Teatro Metastasio di Prato con la cura di Stefano Zenni con un programma di otto concerti e due conferenze

Nazareno Caputo

Dall’11 febbraio al 13 marzo si svolgerà a Prato la XXVIII edizione della rassegna METJAZZ 23 organizzata dal Teatro Metastasio di Prato con la cura di Stefano Zenni, che si articola in due sezioni – official e off – e propone un programma di otto concerti e due conferenze.

“Nel jazz, tradizione e innovazione sono sempre compresenti. La tradizione non è un’eredità statica del passato, ma una fonte di ispirazione palpitante, vivente, attuale, sempre da rinnovare, che nutre l’innovazione. Il jazz, in quanto musica ibridata con l’estetica occidentale, ha assorbito anche lo spirito delle avanguardie europee e le trasformazioni degli ultimi decenni” – afferma Stefano Zenni -. METJAZZ 23 prova a fare il punto su questa ricchezza di approcci, riunendo in otto concerti un ventaglio di esperienze storiche e attuali, di maestri e di allievi, di tradizione e innovazione, di ripensamento delle eredità stilistiche e culturali per creare una musica nuova, che sappia parlare al presente mentre si nutre del passato”.

Sono sette i grandi concerti della sezione official, dislocati tra Fabbricone e Metastasio.

Si comincia lunedì 13 febbraio alle ore 21 al Teatro Fabbricone con un doppio appuntamento. Mirco Rubegni, uno dei più brillanti trombettisti jazz italiani (già membro dei Funk Off, voce solista dei gruppi di Gianluca Petrella), presenta MY LOUIS, una produzione nata per il Festivaletteratura di Mantova che si ispira al grande maestro della tromba, padre di tutti i cantanti jazz, colui che un secolo fa ha forgiato il linguaggio del jazz solistico, e lo assimila al punto da renderlo irriconoscibile. Accompagnato da Gabrio Baldacci alla chitarra, Glauco Benedetti alla tuba, Federico Scettri alla batteria e Simone Padovani alle percussioni, Rubegni trasforma la musica di Louis Armstrong attraverso i groove funky, l’elettronica, le trame percussive fino a creare una musica nuova.

A seguire, Gaia Mattiuzzi, giovane cantante classica e jazz e compositrice dalla formazione cosmopolita e incline alla varietà, forte di una rete di scambi, incroci, esperienze diversificate per stile e caratteri, ha stratificato nel progetto INNER CORE (nelle classifiche dei migliori dischi di jazz italiano del 2022) suoni acustici ed elettronici, ispirandosi vocalmente a liriche di James Joyce, in cui la parola e il suo suono, disposte in forme nuove e suggestive, diventano parte essenziale di un racconto. Con lei sul palco Alessandro Lanzoni al pianoforte e al sintetizzatore, Alfonso Santimone all’elettronica, Gabriele Evangelista al contrabbasso, Enrico Morello alla batteria.

Peter Brötzmann – © Francesca Scarinci

Il secondo doppio appuntamento è fissato lunedì 27 febbraio alle ore 21 al Teatro Metastasio, con un ASSOLO in cui si esibisce con sax contralto e tenore, clarinetto e tárogató, apre la serata la presenza chiave di questa edizione, un gigante, “il maestro radicale” Peter Brötzmann, musicista rivoluzionario e innovatore, che ha attraversato più di quarant’anni di carriera nel segno della coerenza e dell’assenza di compromessi e che con la potenza di suono, l’asprezza del timbro, l’energia travolgente del suo sassofono e del tárogató (uno strumento ad ancia della tradizione popolare ungherese) ha segnato una svolta radicale nelle pratiche di improvvisazione solistica e collettiva, nella manipolazione del suono, nel livello di energia della musica e ha rivelato al mondo l’originalità della scena europea. Ora, superata la soglia degli ottant’anni, affiora il suo legame col passato e se ne riscoprono dolcezze, sfumature e giocosità.

Frutto di quella libertà di cui proprio Brötzmann è stato alfiere, il duo Tiziano Tononi (storica figura di riferimento del jazz italiano) e Emanuele Parrini (tra i più apprezzati solisti del suo strumento e da tempo membro dei Nexus di Tononi) offre poi con THE MANY MOODS OF INTERACTION un confronto singolare e rischioso tra batteria, percussioni, gong e violino o viola, un caleidoscopio di idee ricco di soluzione fantasiose, colori strumentali, giochi di interazioni, cambi di prospettiva e atmosfere cangianti.

Ancora due esibizioni in sequenza lunedì 6 marzo alle ore 21 Teatro Fabbricone. Con CREATIVE MUSIC FRONT, il sax tenore di Leonardo Radicchi (compositore e musicista dalle esperienze internazionali, diplomato alla Berklee e anche operatore umanitario per Emergency) guida un quintetto di talenti e, assieme al vibrafono e le percussioni di Nazareno Caputo, alla chitarra e gli effetti di Ruggero Fornari, il contrabbasso di Pietro Paris, la batteria e le percussioni di Lorenzo Brilli, presenta composizioni originali e brani del folklore di varie parti del mondo guardando alla musica come prolungamento dell’impegno civile, come una forma di intervento nel presente, consapevole della storia ma orientato a mutare gli equilibri in gioco.

A seguire arriva il trio Anokhi, un classico trio jazz che vede il batterista Cristiano Calcagnile, il pianista Giorgio Pacorig e il contrabbassista Gabriele Evangelista eseguire in INVERSI composizioni originali e confrontarsi con la tradizione dei maestri del trio jazz in termini di ruoli degli strumenti, struttura dei brani, libertà e vincoli nel dialogo tra i tre vertici del triangolo, un trio che si rispecchia nel passato con classicità, ma rinnovandolo con piccoli scarti, con quelle sottili differenze che portano il passato dritto nel presente.

Lunedì 13 marzo alle ore 21 al Teatro Metastasio, nel concerto BELLADONNA (presente in numerose classifiche tra i migliori dischi di jazz del 2022), realizzato in collaborazione con Musicus Concentus Firenze, la chitarrista Mary Halvorson con il quartetto d’archi Mivos propongono un dialogo con la tradizione del tutto nuovo e, accanto agli archi che swingano e alla chitarra che fa la parte del quinto strumento a corda classico, crea una fusione timbrica tra gli strumenti acustici e elettrici, deformazioni spiazzanti di intonazione, un entrare e uscire spesso indistinguibile tra composizione e improvvisazione, una ricca fusione di jazz, musica contemporanea, folk, tradizione classica. Sul palco con la Halvorson, il violino di Olivia De Prato e Maya Bernardo, viola di Victor Lowrie Tafoya, il violoncello di Tyler J. Borden.

Funk Off

Inoltre, racchiusi tra gli eventi della sezione off, ci saranno altri tre appuntamenti, due conferenze e un concerto, realizzati in collaborazione con la Scuola Comunale di Musica Giuseppe Verdi di Prato e il Centro Pecci Prato.

Sabato 11 febbraio alle ore 18 presso la Scuola di musica Verdi, una conferenza di Stefano Zenni entrerà nel merito del tema Tradizione o innovazione? Come funziona il jazz.

Domenica 19 febbraio alle ore 11 presso il Centro Pecci Prato, l’infaticabile leader dei Funk Off, Dario Cecchini, uno dei nostri maggiori sax baritoni è protagonista di ECHOES, un progetto nato nel 2017, in totale solitudine, in cui lo strumento diventa voce suggestiva ed evocativa e la sua rugosità, gli slanci lirici, il silenzio e il riverbero compongono una suggestiva riflessione intorno al senso della musica (l’evento si svolge nelle sale dell’installazione sonora “Hagoromo” di Massimo Bartolini ed è limitato a 80 partecipanti).

Venerdì 24 febbraio alle ore 21 presso la Scuola di musica Verdi, una conferenza di Stefano Zenni ricostruirà i contorni dell’estro di Peter Brötzmann, maestro radicale, ripercorrendo la carriera e l’evoluzione stilistica di questo originale padre dell’improvvisazione radicale.

Peter Brötzmann – © PH CREDIT©UC大人

Informazioni sull’evento:

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