La rinascita del Panno del Casentino è griffata Gucci. La maison del lusso toscana, infatti, ha deciso di puntare allo storico tessuto per la sua nuova collezione di accessori e ha ordinato alla Manifattura di Soci, l’unica azienda al mondo che ancora lo produce, trenta chilometri di Panno Casentino da consegnare entro la fine dell’anno.
Un cappotto in Casentino per il re
In tutto sono 600 le pezze del tradizionale tessuto che Gucci ha scelto, nella colorazione verde british, e con cui realizzerà borse da donna e calzature per donna molto speciali. Grazie a Gucci quindi il Panno del Casentino sarà esposto nelle boutique più esclusive delle principali vie dello shopping in tutto il mondo, diventando sempre più conosciuto.
Una buona notizia per la produzione tessile di Soci, nel comune di Bibbiena, che qualche mese fa ha incassato un’altra importante commessa. Una ditta britannica fornitrice della Casa reale dei Windsor infatti ha ordinato le pezze nel classico color arancio con cui realizzare un cappotto per Re Carlo d’Inghilterra.
Il salvataggio dello storico lanificio
Un vero momento di rilancio per lo stabilimento di Socci, che lo scorso luglio rischiava di chiudere e quindi di far sparire dal mercato lo splendido tessuto color arancio squillante, che si produce in provincia d’Arezzo sin dall’epoca degli Etruschi e dei Romani.
A ottobre la svolta. Maurizio e Luca Bellandi della Bellandi spa, un’importante azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato, cliente del lanificio di Soci acquistano l’immobile, sbloccando una situazione di crisi che andava avanti dal 2018.
La Manifattura infatti era rimasta coinvolta in un giro di fallimenti che rischiava di portarla alla chiusura, pur continuando a lavorare e fatturare, perché in tutto il mondo non sono mai mancanti gli acquirenti del tessuto reso celebre dal film “Colazione da Tiffany”, dove l’indimenticabile Audrey Hepburn indossava un iconico cappotto in Casentino.
Panno del Casentino: una tradizione artigianale antichissima
Grazie al salvataggio di Bellandi sono stati salvaguardati venti posti di lavoro e con loro una produzione artigianale antichissima. Il Panno del Casentino infatti è una stoffa di pura lana vergine che viene prodotta in questa valle sin dall’antichità: addirittura nel Trecento gli abitanti di Stia pagavano le tasse a Firenze non in denaro ma in panni di lana.
È un tessuto caldo, resistente anche all’acqua e alle intemperie, caratterizzato dai tipici riccioli che si ottengono con la “rattinatura” della lana, ovvero una speciale spazzolatura che ne garantisce l’isolamento termico.
Nel Rinascimento veniva utilizzato per cucire le tonache dei frati della Verna e di Camaldoli, poi col passare dei secoli divenne un tessuto sempre più richiesto anche dai nobili e nell’Ottocento nacquero i celebri cappotti in doppiopetto nelle due tinte tipiche, arancione e verde, che fecero conoscere il Panno del Casentino in tutto il mondo.