La pandemia da Covid-19 ci ha lasciato in eredità la consapevolezza di dover ripensare in maniera rapida e flessibile l’offerta, anche sul fronte socio-sanitario e socio-assistenziale.
Una consapevolezza che ha spinto la Regione Toscana a stringere un’intesa ampia e su più temi con le organizzazione sindacali per lavorare insieme alla sanità del prossimo futuro e sul suo riordino.
I temi del protocollo
Il fulcro del protocollo stretto tra Regione e sindacati è la sanità pubblica. Ma questa intesa intende anche promuovere e sostenere l’importanza dell’innovazione, della ricerca scientifica e della digitalizzazione del servizio sanitario nazionale, oltre alla contrattazione e al dialogo con i territori. Accanto a ciò, anche l’impegno reciproco a superare alcune criticità, su tutte il reperimento delle risorse economiche, erose dal caro inflazione e caro bolletta.
“L’obiettivo – ha detto il presidente della Regione toscana Eugenio Giani tra i firmatari dell’accordo- è concordare con le tre sigle sindacali le linee di indirizzo e la filosofia con cui la Regione si trova a gestire la sanità, che deve essere pubblica. Le organizzazioni sindacali attraverso questo patto trovano un’intesa su obiettivi e fini e concordano sul fatto che un sistema pubblico, e lo abbiamo visto con la pandemia, diventa determinante quando si entra nel vivo della tutela della salute dei cittadini. Il protocollo mette a regime e nero su bianco quelli che sono obiettivi condivisi. Si articola su più di venti punti e su questo ci muoveremo per dare risposte concrete“.
Verso una sanità di prossimità
La sanità del futuro dovrà essere di prossimità. Regione e sindacati hanno infatti intenzione di mettere al centro del modello sanitario toscano di domani case di comunità, ospedali di comunità per le cure intermedie e centrali operative territoriali – ma anche non autosufficienza, telemedicina, Rsa, cohousing e housing sociale e invecchiamento attivo [\mark].
Un ruolo chiave, concordano tutti, in una sanità di prossimità che sia piena e concreta l’avranno sicuramente le tecnologie digitali per semplificare e facilitare le diagnosi e il monitoraggio a distanza, ad esempio, con invio di parametri clinici direttamente da casa. La prospettiva è quella di una condivisione ancora più ampia e semplice di dati ed esami come ha dimostrato l’esperienza delle visite a distanza per la presa in carico di pazienti cronici utilizzata nella prima fase della pandemia.
L’Isee come indicatore per le spese sanitarie
Tra i punti al centro dell’intesa, il monitoraggio trimestrale sull’andamento dei bilanci, la tracciabilità per il trasporto sanitario dell’appropriatezza delle prescrizioni attraverso un percorso trasparente e più semplice nelle procedure tutto dematerializzato, la compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini in funzione della reale situazione economica e dunque utilizzando l’indicatore Isee anziché il reddito sottoposto ad Irpef, meno indicativo, e con l’impegno a rivedere le soglie per le esenzioni se non sufficienti a tutelare le fasce meno abbienti.
Liste d’attesa
Dal protocollo non potevano essere escluse le liste d’attesa e i piccoli ospedali, soprattutto quelli delle aree interne, montane, disagiate ed insulari che dovranno trovare la loro vocazione attraverso lo svolgimento di attività a bassa intensità assistenziale, come presidi ospedalieri di base. Si cita l’emergenza urgenza e la continuità assistenziale, con il via libera della giunta alla nuova riorganizzazione che c’è stata giusto nei giorni scorsi.
Uno sguardo alle nuove generazioni
Non si possono ignorare alcune problematiche che purtroppo stanno prendendo sempre più piede tra i giovanissimi: dalla prevenzione di problematiche come l’obesità, il disagio psicologico ma anche le nuove condizioni genitoriali e l’equa istruzione alla necessità di rafforzare le equipe multidisciplinari e multiprofessionali dei servizi dei consultori, della salute mentale e delle dipendenze e della prevenzione.
Il nodo del personale
Non poteva mancare il nodo del personale. L’intesa richiama la previsione di una cabina di regia regionale, in collaborazione con tutte le aziende ed Estar, che monitori assunzioni e consistenza degli organici, ma anche, tra le altre cose, l’attivazione di un sistema di mobilità attraverso procedure di livello regionale e la stabilizzazione del personale precario assunto durante l’emergenza pandemica e necessario sulla base dei piani dei fabbisogni.
L’assessore al diritto alla Salute Simone Bezzini ha sottolineato l’importanza di un metodo di lavoro, all’insegna del confronto e della condivisione con le organizzazioni sindacali confederali, che è stato alla base dell’impegno di aggiornamento e riscrittura del protocollo. Un lavoro resosi indispensabile, ha detto Bezzini, alla luce del nuovo scenario post pandemia.
“Non si è trattato di un mero aggiornamento – ha spiegato l’assessore – ma della definizione di nuovi traguardi, da condividere fra Regione e sindacati confederali, con l’obiettivo di proiettare al futuro il carattere pubblico e universalistico del sistema sanitario, nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione che tutela la salute come diritto fondamentale del cittadino e della collettività. A partire da questo tema siamo fortemente impegnati verso i livelli nazionali, come Regioni e al fianco dei sindacati regionali e nazionali, per far crescere il fondo sanitario e rimuovere gli ostacoli, tecnici, finanziari e giuridici che si frappongono al mantenimento di questo obiettivo. Da qui passa la possibilità di dare le gambe ai molti progetti che anche come Regione Toscana stiamo portando avanti, dal nuovo modello territoriale di assistenza al tema dell’innovazione, da quello della semplificazione dell’accesso alle prestazioni da parte dei cittadini agli interventi sulle liste di attesa, alla sicurezza sui cantieri. Tutti temi sui quali abbiamo sviluppato un confronto costante con sindacati e parti sociali”.
“Ringrazio i sindacati – ha commentato l’assessora al Sociale Serena Spinelli – per aver voluto rinnovare questo accordo perché significa proseguire un percorso di confronto e discussione su temi cruciali. Dopo la fase pandemica restano ancora molti nodi da sciogliere e alcuni anche in eredità dalla pandemia stessa. Tanti quelli strettamente collegati alle politiche di cui ho la delega, come l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della povertà e delle fragilità con tutte le questione riguardanti la presa in carico da parte del sistema socio-sanitario. Nel protocollo abbiamo voluto riconfermare il metodo finora seguito, ovvero di condivisione della gestione di un settore così complesso e trasversale”.