“Siamo ormai pronti all’avvio ufficiale del processo di candidatura dello Scoppio del Carro nell’elenco del patrimonio immateriale dell’Unesco“. La storica manifestazione della tradizione fiorentina potrebbe diventare patrimonio dell’Umanità. Lo desidera il sindaco di Firenze Dario Nardella che ha annunciato questa intenzione in occasione di un’iniziativa a Palazzo Vecchio per i 40 anni dell’iscrizione del centro storico di Firenze nella lista Unesco. E farebbe piacere sicuramente ai fiorentini, che ogni anno la mattina di Pasqua affollano piazza Duomo per vedere la colombina incendiare il Brindellone.
Non sarà facile. L’iter per la candidatura si compone di tante fasi e successive verifiche, Nardella è speranzoso ma consapevole che raggiungere l’obiettivo di far inserire lo scoppio del carro nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità sarà un percorso complesso. A dare supporto alla speranza il fatto che altre città ci sono riuscite, Napoli ad esempio con l’arte del pizzaiuolo napoletano : “Noi puntiamo sullo Scoppio del Carro e anche sull’arte dei beccai (nome dei macellai in epoca antica, ndr) legata alla bistecca fiorentina – ha aggiunto Nardella -. Per questo secondo progetto ci vorrà tempo prima di avviare ufficialmente la candidatura ma sono due importanti aspetti della grande tradizione fiorentina per i quali ci batteremo affinché possano essere riconosciuti nell’elenco del patrimonio immateriale”.
I beni italiani patrimonio immateriale Unesco
“Il patrimonio culturale non è solo monumenti e collezioni di oggetti ma anche tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati“, si legge nella descrizione fornita dall’Unesco che appunto dal 2008 ha deciso di inserire anche tradizioni, manifestazioni e attività particolarmente identitarie e tradizionale tra i “beni” da preservare.
Fino ad oggi l’Unesco ha inserito nella lista 631 elementi in 140 paesi del mondo. Molti di questi presentano caratteristiche che li rendono attinenti a più di uno dei settori nei quali secondo la convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (ratificata dall’Italia nel 2007) si manifesta la rappresentatività della diversità e della creatività umana (espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo, artigianato tradizionale) .
Tra i beni immateriali italiani oltre all’arte napoletana di fare la pizza, troviamo l’arte della liuteria di Cremona, il teatro di marionette siciliano conosciuto come Opera dei Pupi, la cavatura del tartufo ma anche l’alpinismo e la trasumanza, l’antica pratica della pastorizia che consiste nella migrazione stagionale del bestiame nel Mediterraneo e nelle Alpi. In totale sono quindici i beni immateriali italiani riconosciuti patrimonio dell’Umanità, a questi si potrebbe aggiungere presto lo scoppio del Carro. Se così fosse oltre all’attenzione della comunità mondiale alla tutela e all’eredità di questa manifestazione, per Firenze sarebbe anche un’occasione di ulteriore crescita turistica ed economica: “È un fatto di prestigio ma anche un’attenzione della comunità internazionale sulla protezione di questa tradizione. Entrare nel patrimonio dell’Unesco non è una medaglietta da mettersi sulla giacca ma un grande gesto di responsabilità verso le generazioni future“, ha aggiunto Nardella.
La tradizione dello scoppio del carro
La festa dello scoppio del carro trae le sue origini dai tempi delle crociate. La storia racconta che di ritorno da Gerusalemme Pazzino dei Pazzi riportò in città tre scaglie di pietra del santo Sepolcro. Con queste si avviò a Firenze la tradizione di distribuire il fuoco santo, frutto della scintilla delle tre scaglie. Fu proprio la famiglia dei Pazzi a costruire successivamente il “Carro di fuoco” istituendo di fatto la cerimonia che oggi conosciamo con l’intento di distribuire il fuoco alla città.
Per i fiorentini oggi lo scoppio del carro è una tradizione molto sentita e molto legata all’identità locale, per certi versi può essere considerata una cerimonia propiziatoria: all’andamento della colombina che dall’altare maggiore del Duomo raggiunge il Carro facendolo scoppiare, vengono associati infatti presagi, buoni o cattivi, sulla stagione dei raccolti.
C’è poi la leggenda del Brindellone: la parola “brindellone” appartiene al gergo fiorentino e definisce una persona alta, ciondolante, sicuramente non benestante ma che ispira una certa simpatia. Pare che l’origine dell’abbinamento tra questa parola e il carro risalga alla festa celebrata dalla Zecca fiorentina in onore del suo protettore, san Giovanni Battista. Il 24 giugno un carro di fieno partiva dalla torre della Zecca e faceva il giro della città, trainando un uomo vestito di stracci che rappresentava il santo eremita e che veniva chiamato “brindellone” (che si dice ciondolasse parecchio dopo aver mangiato e bevuto abbondantemente nel corso del banchetto consumato in piazza). Da allora il termine rimase nell’uso popolare a identificare tutti i carri utilizzati in città per le cerimonie pubbliche.