Legna da ardere, per riscaldare o cucinare, e poi l’intelligenza artificiale, cloud e blockchain. Mondi lontani all’apparenza, ma poi accade che uno dei settori più analogici come quello agricolo incontri il digitale e diventi più sostenibile, trasparente ed efficiente. Ci sta provando Altrefiamme, la startup innovativa nata a Pontedera che ha l’ambizioso obiettivo di digitalizzare tutta la filiera del legno, dal produttore al consumatore, sconfinando in incursioni gastronomiche con le braci aromatizzate a seconda del legno utilizzato.
Non si butta via niente del legno, semmai si trasforma e soprattutto si traccia. “Perché il comparto è uno dei più colpiti dal traffico illecito, diventa necessario tracciare e la blockchain serve a questo”, spiega il presidente e ideatore della startup Leonardo Paolino. Ogni passaggio della filiera – dalla foresta, al trasporto fino ai produttori e rivenditori – diventa così un blocco di questa catena e che chi acquista verifica attraverso gli ormai comuni qrcode se il legno è di qualità, evitando di ritrovarsi a bruciare materiale di dubbia provenienza o addirittura dannoso per la salute a causa dei trattamenti ricevuti.
Come nasce l’idea
L’idea nasce quasi per caso, da un cambio di vita mosso da motivi personali. Leonardo Paolino, classe ’67 e pugliese di origine, si trasferisce in Toscana prima per studiare informatica, a Pisa, e poi lavorare nell’ambito tecnologico. Tre anni fa va a vivere con la famiglia in un casolare nelle campagne di Calci con centinaia di olivi e diventa anche produttore di olio. Ha poi installato un termocamino alimentato dalla biomassa prodotta dagli scarti delle sue potature ed è qui che capisce come il settore sia frammentato, obsoleto. “E invece basterebbe confrontarsi, collaborare, per ottenere benefici per tutti, per riutilizzare gli scarti, per lavorare insieme a una maggiore tutela dell’ambiente circostante”, è la sua osservazione. Dalle parole ai fatti, con la nascita a inizio 2022 di Altrefiamme.
Ma in cosa consiste l’attività? Due i filoni principali che solo all’apparenza viaggiano su binari paralleli ma che, dopo tutte le dovute evoluzioni del mercato, convergeranno in una unica grande filiera della biomassa, completamente digitalizzata e sostenibile.
Il primo passo sono le canne fumarie sensorizzate, ora ancora prototipo, ma che presto verranno installate a partire da Bientina. Ecco come funzionano: “Inviano i dati a una piattaforma via wifi, eseguendo l’analisi dei fumi e rilevano, attraverso un modello di alert, le situazioni di pericolo. Un sistema innovativo per testare e controllare le stufe, sviluppato anche attraverso l’intelligenza artificiale”, spiega Federico Picardi, chief digital officier della startup. Ma l’obiettivo per il 2023, dopo la fase di collaudo, è di distribuirne 15mila in tutta Italia attraverso una rete di piccoli e medi produttori in fase di costituzione.
La brace diventa gourmet con il legno pregiato
L’altro fronte è quello gastronomico, che sta prendendo sempre più forma grazie alle collaborazioni con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e all’Osservatorio Blockchain Politecnico di Milano. Il primo recente progetto di ricerca si è concentrato sulla conoscenza dell’effetto di legni diversi utilizzati per la cottura alla brace della carne (si è partiti dalla carne bianca), poi sul gradimento e sulla percezione sensoriale da parte di consumatori. Si proseguirà poi con lo stimare e misurare l’interesse dei consumatori verso l’utilizzo di legna, sostenibile e certificata, come materia prima gastronomica per la cottura degli alimenti e poi sull’utilizzo delle tecnologie blockchain all’interno delle filiere agroalimentari.
Il percorso si estenderà poi alla territorialità e alle eccellenze gastronomiche locali, anche con i presidi slow food, spiega poi il presidente: “Valuteremo in diverse regioni italiane come le carni tipiche dei territori, come la Chianina o la Fassona, vengano valorizzate dalla cottura con legno differente, in particolare d’olivo”.
Un progetto che guarda lontano, dunque, e che potrebbe stridere con il basso livello di digitalizzazione di alcune aziende agricole, soprattutto piccole. Ma Paolino non sembra preoccuparsi: “Se parli con i giovani olivicoltori sono molto ricettivi, conoscono le difficoltà e l’opportunità che derivano dalla tracciabilità come indice di qualità. Capiscono che mettere a fattore comune conoscenze può essere importante”. Un’azione che va ben oltre la messa a valore di uno scarto. Qui si parla di “sostenibilità, cura e tutela del territorio”.
Le idee poi corrono veloci e si tramutano presto in progetti. Il prossimo passo? “Mettere in piedi un frantoio sui Monti pisani, attivo tutto l’anno che offra consulenza e formazione agli operatori”, annuncia il presidente di Altrefiamme.