Le prime foto della Luna e delle eruzioni dell’Etna, gli scatti delle foreste pluviali e dei popoli che le abitavano, ma anche gli apparati fotografici usati dagli scienziati, alcuni dei quali mai esposti prima. E’ quanto propone la mostra ‘L’occhio della scienza‘ allestita in due sedi espositive, al museo della Grafica di Pisa e al museo Stibbert di Firenze. L’esposizione è in corso dall’11 novembre al 26 febbraio 2023.
Dai disegni alla cattura dell’immagine
Il 1839 segna la nascita della fotografia e l’inizio di un rapporto stretto e complesso fra il nuovo strumento e la pratica scientifica: la macchina fotografica diviene una risorsa fondamentale per la ricerca, la documentazione e la divulgazione delle scienze. Dal racconto tramite disegni si passa alla cattura dell’immagine ‘reale’ grazie al mezzo fotografico, in un continuo miglioramento tecnico e scientifico.
“L’occhio della scienza” a Firenze
Al museo Stibbert di Firenze è ospitata la mostra “L’occhio della scienza: Giorgio Roster e Odoardo Beccari, esploratori di luoghi e immagini”. Nella seconda metà del XIX secolo, la fotografia scientifica conosce a Firenze uno straordinario sviluppo. Merito di personalità autorevoli come Paolo Mantegazza, Odoardo Beccari, Giorgio Roster e Stefano Sommier: insieme ai fotografi professionisti Carlo Brogi e Vittorio Alinari, fondarono nel 1889 la Società Fotografica Italiana.
Il percorso espositivo nel museo Stibbert di Firenze racconta il ruolo fondamentale della fotografia nella cultura e nella scienza del periodo compreso tra metà Ottocento e metà Novecento. L’attenzione della mostra “L’occhio della scienza” è focalizzata su Giorgio Roster e Odoardo Beccari.
Roster e Beccari, due protagonisti
Roster, scienziato rigoroso ed eclettico e appassionato fotografo, contribuì allo sviluppo della fotografia a livello internazionale. Sperimentò con successo la tecnica fotomicrografica. Beccari, botanico e naturalista di fama mondiale, fu un avventuroso esploratore. Compì spedizioni scientifiche in Malesia, Oceania e Corno d’Africa. Celebre nel mondo come esperto della famiglia delle palme. A fine carriera Beccari utilizzò la fotografia per i suoi studi, ideando anche un apparecchio fotografico.
L’esposizione si snoda in sette sale, con un centinaio di reperti, strumenti scientifici e lastre fotografiche d’epoca. Per la prima volta sono esposte al pubblico insieme due macchine fotografiche storiche appartenute a Roster e a Beccari.
“L’occhio della scienza” a Pisa
A Pisa, invece, al museo della Grafica a palazzo Lanfranchi la mostra è articolata in quattro sezioni: “Umano”, “Vivente”, “Terra”, “Cielo”. L’esposizione illustra le applicazioni della fotografia nei vari ambiti disciplinari in Italia. In esposizione 228 stampe digitali dagli originali, tra i quali molti inediti, per oltre un centinaio di autori.
La sezione “Umano” sottolinea il contributo della fotografia all’indagine sull’uomo da diverse prospettive: antropologica, etnologica, medica, psichiatrica, giudiziaria. “Vivente” rivela invece il suo grande apporto agli studi botanici e zoologici. “Terra” racconta il ruolo fondamentale della fotografia nella ricerca e documentazione archeologica e negli studi geologici e vulcanologici.
“Cielo”, infine, mostra quanto e come la fotografia abbia contribuito all’indagine e alle scoperte astronomiche. La mostra dedica approfondimenti agli strumenti scientifici e a un personaggio rappresentativo: “Francesco Negri, fotografo e scienziato”.
“L’occhio della scienza”, un lavoro di squadra
Le due mostre, ideate dal Museo Galileo e dal Museo della Grafica di Pisa (Comune di Pisa, Università di Pisa), sono frutto di un abile lavoro di squadra. Hanno collaborato i Sistemi Museali di Ateneo delle Università di Firenze e di Pisa, la Fondazione Alinari per la Fotografia e il Museo Stibbert. I curatori della mostra sono Claudia Addabbo (Università di Pisa) e Stefano Casati (Museo Galileo), affiancati da un comitato scientifico composto da autorevoli studiosi di varie discipline.