Dal 4 al 14 novembre lo spazio Lanarchico di Prato presenta la prima mostra personale dell’artista cinese Ren Peiyuan.
Peyuan è un pittore e incisore nato nel 1990 che vive e lavora fra Prato e Firenze dal 2011.
Dopo aver frequentato il liceo artistico in Cina si è laureato all’Accademia di belle arti di Firenze nel 2016, e ha poi frequentato il corso di incisione alla Fondazione il Bisonte.
L’artista ha deciso di intitolare la sua mostra “Le Mie Lacrime”: con le sue opere infatti l’artista tratta lo storico rapporto tra l’uomo e la sofferenza.
Saranno esposti i lavori più importanti degli ultimi dieci anni della sua attività, che comprendono incisioni e pitture ad olio.
Sono arrivato in Italia nel 2011 appena finito il liceo artistico in Cina. Ho deciso di andare all’estero e ho scelto l’Italia perchè quando studiavo l’arte, l’Italia era il mio paese ideale. Qui ho studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ci ha raccontato Red Peiyuan.
L’arte è una passione che hai sempre avuto?
Quando ero piccolo mia mamma si accorse che avevo talento nel disegno, allora mi convinse a studiare arte.
Come mai hai scelto di esprimerti con la tecnica dell’incisione?
L’ho imparata a Firenze alla Fondazione Il Bisonte, mi sono innamorato di questa tecnica perchè mi dà l’effetto giusto per rappresentare le mie idee e dopo la laurea ho deciso di continuare a studiarla.
Non importa quale sia la tua razza, nazionalità, colore della pelle, cultura, come esseri umani, abbiamo gli stessi sentimenti di fronte a guerre, disastri, malattie e morte
Il tema della tua mostra è quello del rapporto tra l’essere umano e il dolore, è un tema molto ampio, tutti presto o tardi soffriamo per motivi diversi, come mai ti affascina questo tema?
Quando avevo cinque anni, ero molto piccolo, ma ricordo molto bene che un giorno mi misi a piangere, perchè avevo paura della morte. Non so davvero perchè, era molto strano, piangevo tutti i giorni. I miei genitori mi hanno fatto prendere tante medicine e ho provato diverse cure ma non funzionano. Anche oggi soffro di questo problema psicologico. Penso che questo sia il mio destino, forse sono una persona troppo sensibile, vedere quello che succede nel mondo mi rende molto triste.
Secondo me, la storia dell’umanità è la storia della sofferenza. Il ricordo e il sentimento della sofferenza sono diventati un’emozione umana comune. Non importa quale sia la tua razza, nazionalità, colore della pelle, cultura, come esseri umani, abbiamo gli stessi sentimenti di fronte a guerre, disastri, malattie e morte. Se guardiamo indietro la storia è piena di sofferenza e di tragedie. È come una ruota che gira sempre e alterna momenti di crescita e serenità a momenti di grande difficoltà. Spero che questa mostra aiuti chi la guarda ad avere compassione e pietà per tutte le cose, ad amare le persone che ha intorno ed il mondo.
Mi sembra che nella società occidentale ci sia la totale rimozione di tutte queste tematiche. Nessuno vuole sentir parlare di dolore, vecchiaia, malattia o morte. E’ così anche in Cina?
E’ una domanda interessante, noi siamo diversi culturalmente, ma anche in Cina c’è il divieto di parlare di queste tematiche e soprattutto di morte, perchè si pensa che porti sfortuna. Anche la nostra arte non rappresenta mai la morte, come sai l’arte cinese è fatta di paesaggi, animali o persone che vivono in montagna. Gli artisti antichi se volevano lavorare, dovevano fare quello che volevano i nobili o l’imperatore. Anche oggi possiamo esprimere la nostra sofferenza solo attraverso un oggetto o un paesaggio, oppure in astratto.
Quali sono stati gli artisti per te più importanti?
Sicuramente Van Gogh e Francis Bacon, recentemente anche il lavoro di Anais Kapoor è stato molto importante per me. Solo attraverso l’arte riesco a dare un senso alle mie idee e ai miei pensieri.