‘L’oro bianco di Sesto Fiorentino’: questo è il titolo della mostra che raccoglie opere del Settecento dal Museo Ginori, in programma fino al 16 aprile alla Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino (Firenze), con ingresso libero negli orari di apertura della biblioteca.
In attesa della riapertura della sede del Museo Ginori, una selezione di quarantacinque opere della sua collezione permanente torna temporaneamente visibile all’interno dello stesso edificio che fino agli Anni Cinquanta ospitava la Manifattura Ginori e il suo museo.
L’esposizione – curata da Andrea Di Lorenzo, Oliva Rucellai e Rita Balleri, organizzata dalla Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia in collaborazione e con il sostegno del Comune di Sesto – vuole far scoprire le origini della Manifattura Ginori.
Tra le opere d’arte e gli oggetti d’uso protagonisti di questa mostra il busto in porcellana di Carlo Ginori, sculture per l’apparecchiatura della tavola, il ‘museo delle terre’ e le maschere originali per i caratteristici decori ‘a stampino’.
“Quella del Museo Ginori è una storia straordinaria – ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani -. Una storia iniziata quasi trecento anni fa grazie al marchese Carlo Ginori che nei secoli ha raccontato al mondo cosa vuol dire fabbrica della bellezza e al tempo stesso museo d’impresa oltre che museo del lavoro, un unicum che racconta la storia artistica, sociale ed economica della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia che ha pochi paragoni al mondo. Sono pertanto orgoglioso e felice di inaugurare una mostra che con le sue quarantacinque opere che fanno parte della meravigliosa collezione permanente, dà un saggio della magnificenza della produzione settecentesca dellaManifatturadiDoccia,patrimonioculturaleepezzoirrinunciabiledell’identitàlocale che è giusto e direi doveroso raccontare oltre che estremamente affascinante. Ammirare le opere esposte è come fare un viaggio lungo i sentieri dell’evolversi degli stili artistici, del costume, della scienza, delle tecniche produttive e dell’imprenditoria, che ripercorrono la storia della trasformazione di un’invenzione scultorea in una porcellana”.
Il Museo Ginori
Nato insieme alla Manifattura di Doccia e all’interno degli edifici destinati alla produzione, il Museo Ginori è stato per oltre duecentocinquanta anni un museo d’impresa, pensato dal fondatore, il marchese Carlo Ginori, come il contenitore privilegiato della bellezza che la sua fabbrica era in grado di creare.
Il Museo custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, rappresentando un unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuità storica del suo patrimonio, eredità della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia.
Notificata come complesso di eccezionale interesse storico-artistico e archivistico dal 1962, la sua collezione comprende quasi 10.000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990, modelli scultorei, documenti cartacei e disegni, una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.
Nel 2017 lo Stato ha acquistato il museo, che dal 1965 ha sede in un edificio progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi, e le vastissime collezioni artistiche ed archivistiche già di proprietà della ex azienda Richard Ginori.
Il museo è entrato così a far parte del sistema museale nazionale gestito dal Ministero della Cultura ed in particolare dalla Direzione regionale musei della Toscana, che ha intrapreso complessi e lunghi lavori di recupero e di ristrutturazione dell’immobile, ormai storico, e il rinnovamento dell’allestimento museale.
La Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia costituita il 19 dicembre 2019 su iniziativa del Ministero della Cultura, insieme alla Regione Toscana e al Comune di Sesto Fiorentino, ha lo scopo di conservare, catalogare, studiare, comunicare ed esporre la sua ricchissima collezione di manufatti ceramici e di rendere il suo straordinario patrimonio artistico, storico, sociale ed economico un bene davvero comune, accessibile e inclusivo.