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A tu per tu con Alessandro Benvenuti: “Andare a teatro per imparare ad essere curiosi”

Intervista all’attore, regista e scrittore toscano, direttore artistico dei Teatri di Siena che ci racconta il suo punto di vista sul teatro e sull’Italia contemporanea

Alessandro Benvenuti - © Carlotta Benvenuti

Il 2 novembre si alzerà il sipario sulla nuova stagione dei Teatri di Siena che riunisce il Teatro dei Rinnovati e il Teatro dei Rozzi guidata dalla direzione artistica di Alessandro Benvenuti.

“IlluminarSI” questo è lo slogan scelto dalla direzione, dal buio alla luce perchè con la magia del teatro, tutto è possibile: sognare a occhi aperti, con i volti illuminati dai coni di luce che disegnano l’azione scenica con un occhio di riguardo alla sostenibilità, portando sul palco vicende e sfumature diverse: spettacoli complicati, divertenti, commoventi, mozzafiato, all’avanguardia.

Siamo andati a intervistare il direttore artistico della rassegna l’attore, regista e scrittore Alessandro Benvenuti reduce dalle riprese de “I delitti del Barlume” serie televisiva di punta della stagione della Rai che andrà in onda nel 2023.

Alessandro Benvenuti – © Carlotta Benvenuti

Ecco la nostra intervista

Ciao Alessandro! Quest’anno a Siena avete lanciato un’iniziativa davvero bella, il progetto “(Im)patti chiari”, in collaborazione con l‘associazione Treedom: in cambio dell’acquisto di un abbonamento per il teatro pianterete un albero, com’è nata l’idea?

Sono molto contento che tu mi abbia fatto questa domanda. È stato buffo quando in conferenza stampa una persona ci ha chiesto “Ma quindi andiamo via con un albero?” L’idea nasce dal contestualizzare il nostro lavoro con quelli che sono i problemi più urgenti della specie umana. Secondo noi la salvaguardia del pianeta che è malato oggi è uno dei problemi più gravi. La nostra è una piccola iniziativa ma mi sembra importante che alla cultura si abbini anche questo tipo di sensibilità. La cultura deve ricordare che esistono dei problemi più grossi che riguardano l’intera specie umana. Non vogliamo metterci nessuna medaglia, ma cerchiamo nel nostro piccolo di fare qualcosa anche attraverso il riutilizzo della carta o l’uso di certi inchiostri che non sono tossici, sono tutti piccoli accorgimenti che dovrebbero essere come il respiro. Come abbiamo imparato a lavarci le mani ogni volta che torniamo in casa così dovremmo imparare comportamenti più virtuosi che dovrebbero diventare automatici.

Il teatro è un luogo d’affetto oltre che d’effetto, che accoglie le persone in una cerimonia laica, deve parlare con parole che sanno di vita, che fanno riflettere che commuovo e che toccano, che ci aiutano ad ascoltare i linguaggi degli altri.

Tornerai in scena a Siena con “I separabili” cosa ci puoi dire su questa pièce?

È uno spettacolo dolcissimo, una specie di Romeo e Giulietta dove i protagonisti sono due bambini di nove anni interpretati da Chiara Caselli e da me. Si tratta di una storia d’amore, tenera, di un umorismo delicato, una storia di sentimenti, è un testo francese di Fabbriche Melquiot che ha vinto tanti premi come drammaturgo. Tocca delle tematiche belle che sono quelle dell‘innamoramento, degli amori contrastati, delle illusioni. E’ uno spettacolo che potrebbero vedere anche i bambini.

Come sarà la stagione dei Teatri di Siena?

La stagione a Siena tocca vari argomenti e generi diversi così da spaziare in quanti più possibili linguaggi teatrali, sperando di suscitare interesse da parte delle persone che ci seguono. Ci sono spettacoli tradizionali e anche alcune provocazioni per raccontare la meraviglia del teatro. Per fare un esempio nello spettacolo di danza “Inferno” della No Gravity Dance Company sembrerà che sul palcoscenico non esista più la forza di gravità, sarà sicuramente qualcosa di affascinante da vedere. Così come sarà affascinante ritrovare i nostri amici canadesi Machine de Cirque che l’anno scorso sono piaciuti tantissimo a tutti dai bambini agli anziani. Poi ci sarà un po’ di sana satira e anche spettacoli che sono delle assolute novità come lo spettacolo di Elio Germano “Così è (o mi pare)”, la sua riscrittura per realtà virtuale del testo di Pirandello che vedrà gli spettatori insieme in un modo insolito. Abbiamo cercato di dare tanti sapori alla stagione con ospiti internazionali, tematiche che vanno dai diritti civili ai sentimenti. Siamo molto contenti di quello che abbiamo messo insieme in maniera quasi “alchemica” tra teatro pop, teatro sperimentale, teatro fisico, nuove proposte. Cerchiamo di catturare anche i tanti giovani che ci sono a Siena per l’Università con proposte che possono interessarli come per esempio Carrozzeria Orfeo, cerchiamo di accontentare tutti.

Così è (o mi pare), Elio Germano

Siamo usciti dalla pandemia per entrare nella guerra, qual è il ruolo del teatro oggi?

La cosa più importante in questo momento è non rimanere sulle nostre posizioni arroccandosi come se fossero fortini da difendere. Bisogna essere mobili e liquidi da un punto di vista mentale, essere curiosi, ascoltarsi. Questo è un brutto momento in cui si deve riflettere molto senza farsi attanagliare da paure eccessive. Il teatro è un’agorà in cui proponiamo delle cose e chiediamo agli spettatori se hanno voglia di ascoltarle e di discuterne insieme. Il teatro porta dubbi sulle nostre certezze, apre un pensiero che magari non conoscevamo e fa nascere la voglia di approfondire. Il teatro è un luogo d’affetto oltre che d’effetto, che accoglie le persone in una cerimonia laica, deve parlare con parole che sanno di vita, che fanno riflettere che commuovo e che toccano, che ci aiutano ad ascoltare i linguaggi degli altri. Uno dei grandi problemi dell’uomo, ora più che mai,  è quello di vedere nemici dappertutto. Bisogna essere sempre pronti a mutare le nostre convinzioni se l’intelligenza di un’altro accende la nostra e ci porta a dire: “ma sai che forse hai ragione”. Il Teatro fa proprio questo, racconta tante storie diverse dalle nostre. Noi non possiamo fare la rivoluzione o pagare le bollette della gente, ma possiamo far riflettere le persone e regalare un po’ di vita e meraviglia

Un’ultimissima domanda, tra qualche giorno sapremo chi è il nuovo ministro della cultura, cosa dovrebbe fare secondo te?

Il consiglio è quello di crederci davvero, andare nei teatri, frequentare non i salotti ma chi lavora veramente per capire quali sono i nostri problemi. Noi siamo una categoria come qualunque altra, non siamo dei privilegiati, anzi tutt’altro. Durante il lockdown l’umanità finiva alle palestre, oltre c’era il vuoto e noi eravamo i primi in classifica di quel vuoto. La cultura è una cosa di cui tutti si riempiono la bocca, per forza siamo in Italia una delle culle mondiali dell’arte, vorrei anche vedere. Ma la cultura si merita delle persone che sanno di cosa si parla e lo sanno perchè la praticano. Il nuovo ministro della cultura deve essere uno che ha rispetto per chi lavora nella cultura: stop. La cultura è un bene in tutti i sensi: per il cervello, per le tasche, per l’Italia, per tutti, deve essere considerata non come luogo di privilegiati, ma luogo di professionisti serissimi, che si impegnano da sempre facendo tantissimi sacrifici per andare avanti, come tutte le famiglie d’Italia. Il ministro dovrebbe informarsi bene, sapere di che cosa si sta parlando e avere grande rispetto per noi che facciamo questo mestiere.

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