La World Butchers’ Challenge è una competizione di macelleria dove i macellai di tutto il mondo si battono per il titolo di “campioni” del mondo, tanto da essere definita: “Olimpiadi della carne“.
Un’unica gara di tre ore e mezzo in cui la nazionale italiana macellai, squadra formata da 6 persone, deve portare avanti diverse prove: dal disosso alla preparazione di un prodotto da banco, fino all’esposizione finale. Quest’anno si è svolta i primi di settembre in California, all’interno dell’Arena dei Sacramento King, squadra dell’NBA della città.
Il podio
La squadra tricolore, che si era laureata campione d’Europa lo scorso novembre, alla seconda esperienza dopo il mondiale di Belfast nel 2018, si è aggiudicata una pioggia di premi e riconoscimenti classificandosi al secondo posto del medagliere con ben tre ori nella categoria senior e un bronzo in quella dei giovani, portando a casa il premio più ambito, quello del miglior disosso per la squadra senior Italiana. L’arte del disosso, infatti, è strettamente legata anche al tema della sostenibilità: viene valutata la capacità di saper utilizzare tutte le parti dell’animale e premiato il minor spreco possibile.
La presenza Toscana
Due i toscani in gara: Andrea Laganga coordinatore tecnico e membro del team Senior e Anna Moretti, per la categoria apprendiste entrambi provenienti da due storiche macellerie di famiglia: rispettivamente di Grosseto e Montevarchi.
“In queste gare a parlare è la tradizione e la cultura del proprio paese. Ogni nazione lavora con tecniche e stili differenti tra loro. Il “made in Italy” piace, ma sopratutto convince, tanto che gli occhi puntati a fine gara erano tutti per l’esposizione Italiana. Ognuno ha poi utilizzato dei prodotti di territorio, io ho utilizzato formaggi e tartufo locali e ho aggiunto del vino di Maremma come ingrediente della salsiccia – racconta Andrea Laganga che aggiunge – Sono onorato di aver avuto la possibilità di portare oltreoceano i colori della Toscana, ringrazio il Consiglio Regionale della Toscana e l’assessore regionale alle attività produttive, la bandiera della Toscana è stato per me uno scudo da tenere durante la gara.”
La grande tradizione e il futuro
Del resto la macelleria in Toscana ha una storia secolare: a Firenze uno degli edifici storici di via Orsanmichele, oggi sede dell’Accademia delle arti del disegno, è proprio il Palazzo dell’Arte dei Beccai, con tanto di stemma dedicato alla corporazione. Il termine beccaio indicava all’inizio un venditore di carne di becco e poi si è esteso ad indicare il macellaio, con una citazione anche del Sommo Poeta nel Canto XX del Purgatorio: “Figliuol fu’ io d’un beccaio di Parigi”.
“La grande differenza con le altre nazioni – afferma Andrea Laganga – è che hanno delle università dove si impara l’arte e il mestiere della macelleria, in Italia si diventa macellai di generazione in generazione, un’arte che si trasmette in famiglia o in bottega. L’aspetto positivo è che, a differenza di una preparazione scolastica standard, noi italiani facciamo la stessa cosa in mille modi diversi; il rovescio della medaglia è che manca forza lavoro e quindi il mio messaggio e augurio è quello di investire nella formazione dei giovani”.