Da una collezione privata negli Stati Uniti arriva nel convento di San Bartolomeo a Piancastagnaio in provincia di Siena una rarissima opera della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi.
Si tratta della “Maria Maddalena penitente” (1623-25) che giunge in Toscana per un restauro realizzato da Roberta Lapucci.
Sarà un’occasione unica perchè sarà possibile ammirare l’opera solo per un giorno dalle 9 alle 20 e in giornata si terrà anche una conferenza della restauratrice che già ha condotto una campagna di restauri alla chiesa di Santa Maria delle Grazie insieme a una decina di studenti dell’Istituto Lorenzo de’ Medici, provenienti da Stati Uniti, Cina e Canada.
Chi è Artemisia Gentileschi
Artemisia Gentileschi è una delle artiste più importanti del Seicento italiano, le sue opere spesso accostate a quelle di Caravaggio stupiscono ed emozionano per la forza e l’energia che riescono a sprigionare.
Artemisia fu figlia d’arte, iniziò a studiare la pittura sotto lo sguardo amorevole del padre Orazio che la accompagnerà per gran parte della sua vita e che fu sempre molto orgoglioso del talento della figlia. È impossibile parlare di lei senza raccontare l’episodio di violenza che avrebbe per sempre cambiato la sua vita.
Nel 1611 il padre decise di farla studiare prospettiva presso un pittore vedutista suo collaboratore Agostino Tassi soprannominato ‘lo smargiasso’.
Una notte Tassi entrò nella camera di Artemisia e la violentò, un episodio che la stessa pittrice ha raccontato con terribili parole. Il pittore si propose poi di fare un ‘matrimonio riparatore’, ma quando Orazio apprese che Agostino era in realtà già sposato intentò un processo contro di lui.
Nonstante il trauma la pittrice affrontò il processo con grande coraggio e nonostante le numerose e umilianti viste ginecologiche rifiutò sempre con decisione il ruolo della semplice vittima. Anche per questo è stata spesso considerata una delle prime ‘eroine femministe’ della storia in un momento storico in cui tra l’altro la pratica della pittura era un ambito riservato quasi esclusivamente agli uomini.
Dopo la condanna di Agostino Tassi Artemisia si sposò e decise di lasciare Roma una città che per lei conservava troppi brutti ricordi. Viaggiò molto anche a Firenze dove conobbe Galileo Galilei e Michelangelo. Proprio a Firenze agli Uffizi è oggi conservato quello che viene considerato il suo capolavoro “Giuditta che decapita Oloferne”.
La pittrice ha affrontato spesso nella sua carriere il tema delle eroine bibliche come Giuditta, Giaele, Betsabea o Ester, che incuranti del pericolo e animate da un desiderio vendicativo trionfano su un nemico crudele e, in un certo senso, affermano il proprio diritto all’interno della società.
Nel 2020 possiamo dirlo, Artemisia Gentileschi ha avuto la meglio sul suo assalitore, lei ancora oggi è famosa e celebrata in tutto il mondo, delle opere di Agostino Tassi invece non parla più nessuno.