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Nuove straordinarie scoperte al Santuario di San Casciano dei Bagni, si pensa già a un museo

Durante la sesta campagna di scavi dalle acque calde di San Casciano dei Bagni continuano ad emergere offerte votive e monete preziose, gli archeologi hanno scoperto che il Santuario è molto più grande del previsto

Era il 2020 quando iniziarono gli scavi nell’aria chiamata del “Bagno Grande” a San Casciano dei Bagni. Le prime scoperte mai avrebbero potuto far immaginare tutta la meraviglia e la ricchezza dei ritrovamenti degli anni successivi: i numerosi altari, il putto etrusco, la testa di toro e un vero e proprio tesoro di migliaia di monete che non cessano ancora oggi di uscire dall’acqua calda delle piscine.

In base ai primi ritrovamenti quello che hanno capito gli archeologi è che si trovava a San Casciano dei Bagni un importante Santuario con una “vasca sacra” in cui ogni anno pellegrini provenienti da tutta la zona in epoca etrusca e romana si recavano per portare alle divinità offerte votive e monete preziose.

Jacopo Tabolli e la scoperta di un piede di una statua in terracotta

Estate 2022: la sesta campagna di scavi

Nell’estate 2022 durante la sesta campagna di scavi più di sessanta studiose e studiosi di quindici enti di ricerca si sono avvicendati tra il sito archeologico a San Casciano dei Bagni e il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza a Grosseto.

Non solo archeologhe e archeologi dalle Università di Siena, Pisa, Firenze, Roma, Salerno, Lecce, Sassari, ma anche da Dublino, da Nicosia a Cipro, e poi da Leiden, fino a Buffalo negli Stati Uniti.

Il cantiere di scavo in concessione dalla Direzione Generale del Ministero della Cultura al Comune di San Casciano dei Bagni, si è ingrandito, abbracciando nuove parti del paesaggio archeologico antico attorno alle polle di acqua calda e si sono moltiplicate le scoperte.

La sorpresa: il Santuario di San Casciano è molto più grande del previsto

Ma la vera sorpresa, ha raccontato all’ANSA l’archeologo Jacopo Tabolli, è arrivata in queste ultime settimane con la scoperta delle reali dimensioni del santuario, che era stato degli etruschi e che i romani nei primi secoli dell’impero vollero rifondare rendendolo monumentale.

Eccezionale al punto da ordinare alla zecca il conio di un tesoro di sfavillanti monete in argento, oricalco e bronzo destinate forse proprio alle offerte dell’imperatore, per onorare quegli dei che dovevano vegliare sulla sua salute e su quella dei tanti notabili romani pronti ad affrontare il viaggio verso questo luogo sacro.

“Un contesto senza uguali in Italia e nel Mediterraneo antico”, sottolinea il professor Tabolli, che insegna all’Università degli stranieri di Siena che guida il progetto insieme a Emanuele Mariotti, direttore dello scavo, e Ada Salvi della soprintendenza, oltre ad atenei italiani e internazionali.

“Una scoperta eccezionale – spiega – per le dimensioni dell’area del santuario, molto più grandi di quello che potevamo immaginare, con diversi edifici sacri, altari, piscine”.

San Casciano – lo scavo visto dall’alto – © https://www.ansa.it/

Gli ultimi ritrovamenti: un orecchio, un rarissimo pene e un utero in bronzo

Ma a stupire è anche la qualità e la rarità del tesoro di oggetti emersi in queste ultime settimane di scavo. Il più importante – dice Tabolli è uno strabiliante utero in bronzo che risale agli anni tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero romano. Nei santuari etruschi e poi in quelli romani dedicati alla fertilità è frequente trovare uteri in terracotta, in bronzo sono rarissimi. Le scoperte sono state continue, da un orecchio in bronzo che un certo Aulus Nonnius aveva dedicato agli dei per ringraziarli della guarigione, a una gamba e persino un rarissimo pene, sempre in bronzo. Senza contare le monete: oltre tremila e tutte di fresco conio. Uscite dalla zecca di Roma e subito portate a San Casciano ad onorare la sacralità del luogo e molto probabilmente i suoi momenti fondativi”. Meraviglie a cui si aggiungono splendidi altari scolpiti nel travertino locale.

L’ultima campagna di scavo ha acceso nuova luce su alcune fasi della storia di questo incredibile santuario, frequentato anche all’epoca dei Medici, tanto che Federico Borromeo il cardinale dei Promessi Sposi venne fino a qui per ben due volte nel 1600 e poi nel 1601 per curare un dolorosissimo quanto misterioso “mal di guancia”.

“Stiamo recuperando quello che resta del porticato costruito nel ‘500 dai Medici”, che poi spostarono il centro termale nella zona di Fonteverde, a due chilometri dall’antico santuario, spiega l’archeologo Tabolli.

Intanto sono state trovate le prove di un drammatico crollo che coinvolse la zona del Bagno Grande negli ultimi anni del III secolo d.C., quando nel terreno si aprì una voragine profonda più di due metri che fece sprofondare quasi tutto, vasche, edifici, colonnati. I romani cercarono di rimediare al disastro avviando una possente operazione di restauri e interpretarono quella devastazione come un prodigium, un segnale mandato dagli dei.

“Proprio qui, nel cuore della voragine – indica Tabolli all’ANSA – innalzarono un nuovo altare e sulle macerie costruirono una nuova piccola vasca con tanto di gradini per rendere più facili le immersioni”. Una determinazione che la dice lunga sul fascino di un luogo amato e frequentato da più di duemila anni.

San Casciano, utero in bronzo primi anni impero romano

A San Casciano dei Bagni presto un Museo

Il ministro della Cultura commentando la straordinaria scoperta emersa dagli scavi del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni ha dichiarato: “I ritrovamenti di queste settimane confermano l’importanza dello scavo di San Casciano e del lavoro egregio portato avanti in questi anni”. Un lavoro, annuncia il ministro, “che sarà valorizzato da un investimento dello Stato per dare ai reperti e allo loro storia una sede espositiva che aiuterà anche il rilancio del territorio”.

“Lo apriremo in un palazzo cinquecentesco del centro storico – ha anticipato l’archeologo e funzionario  Massimo Osanna – per allestirlo con i reperti già scavati e quelli che arriveranno”.

La dottoressa Ada Salvi, funzionaria archeologa della Soprintendenza ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo ha dichiarato: “Il nostro territorio si caratterizza per una fitta rete di siti connessi all’uso dell’acqua nell’antichità sui quali sono attualmente in corso lavori di restauro, scavo e valorizzazione, e per i quali auspichiamo, con il coinvolgimento delle istituzioni locali e degli altri enti di ricerca interessati, una messa in rete strutturale per una loro miglior valorizzazione e conoscenza. Bagno Grande ne rappresenta la “punta di diamante” e il modello per l’ottenimento di risultati di fondamentale interesse non solo per la comunità scientifica ma anche per il tessuto locale, vero detentore del proprio patrimonio culturale”.

Il direttore di scavo Emanuele Mariotti ha dichiarato: “La campagna di scavo 2022 ha visto un’organizzazione completamente nuova del lavoro e dell’area, via via sempre più complessa e più ricca. Finalmente fuori dall’emergenza Covid che ha purtroppo accompagnato le prime stagioni di questa straordinaria esperienza, il team si è avvalso di nuove professionalità ed esperienze: archeologhe e archeologi si sono divisi settori di lavoro, con precise responsabilità, affrontando ogni singola parte di quello che è un lavoro dalle mille sfaccettature. Ancora una volta, il lavoro di squadra, sempre più consapevole e ricco di competenze, ha portato risultati straordinari che devono essere ascritti a tutto il progetto. Il cantiere archeologico del Bagno Grande è tra quelli più complessi per difficoltà tecniche, logistica, stratigrafie archeologiche invase dell’acqua ed eccezionalità del contesto: una responsabilità enorme che è state affrontata al meglio sul campo e nelle fasi di studio che hanno accompagnato ogni giorno il nostro lavoro. E oggi, sia pur ancora a metà del nostro cammino, siamo orgogliosi di mostrare i risultati ottenuti”.

 

 

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