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Dea il “gigante buono” che fa tornare il sorriso ai bambini dell’Ospedale di Pisa

Da qualche anno gira per le corsie una splendida femmina di rottweiler che regala gioia a tutti i piccoli pazienti ricoverati, ne abbiamo parlato con la sua padrona l’infermiera Chiara Richichi

Nel reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa, da qualche anno gira per le corsie una splendida femmina di rottweiler.

Si chiama Dea e insieme alla sua padrona l’infermiera Chiara Richichi partecipa al progetto di pet therapy realizzato dalla struttura insieme al centro cinofilo DobreDog. eccellenza nazionale che da anni forma operatori e offre servizi nell’ambito del sociale.

Un’esperienza che è possibile solo dopo anni di addestramento e grazie al lavoro di squadra che si crea con il personale del reparto.

Infatti prima di iniziare gli interventi, oltre alle pratiche burocratiche, è prassi riunirsi in un breafing con il personale medico ed infermieristico per centrare i punti chiave per ogni bambino o bambina, a seconda dell’età, della patologia.

I risultati sono stati sorprendenti: bimbi autistici che hanno aperto una porta sul mondo, bambine anoressiche che hanno iniziato a mangiare, prima solo in presenza della loro amica, e poi hanno ripreso la vecchia e buona abitudine al piacere del cibo, bambini terrorizzati in corsie di ospedale così diverse dalla loro camera, che hanno riacquistato sorriso e tranquillità solo accarezzando un canone grande e nero.

Insomma, un esperimento assolutamente positivo che però si è dovuto interrompere a causa del Covid.

Chiara Richichi nella nostra intervista ci racconta la sua storia con Dea.

Ciao Chiara come hai iniziato la tua esperienza con Dea in ospedale?

Durante le superiori da volontaria e poi all’Università ho fatto il tirocinio in pediatria a Pisa. Una volta vidi arrivare in reparto Francesco Fabbri fondatore di DobreDog con il suo cane e chiesi informazioni. In quel periodo in casa arrivò Dea e mi venne la curiosità di provare insieme a lei. Di solito è un’esperienza che gli istruttori consigliano di fare con il proprio cane, proprio perchè si crea un’affinità unica e prima di iniziare c’è un periodo di studio che dura due anni. Io inoltre ho fatto la tesi della Laurea Triennale proprio sulla pet therapy.

Qual è l’allenamento che hai fatto con Dea?

Abbiamo fatto un corso insieme che si articola con una parte teorica che ovviamente ho fatto solo io e una parte pratica che ho fatto insieme al mio cane. La parte pratica prevede varie ore di tirocinio in strutture come case di riposo, case di cura e poi anche l’ospedale. Dea è un cane molto tranquillo e pacato, ha fatto vari esami con gli istruttori che in base al carattere del cane lo indirizzano verso l’ambito in cui può operare. Dato che lei era così tranquilla e visto che io già lavoravo in ospedale siamo state indirizzate verso quel settore. L’esperienza ospedaliera è un lavoro strettamente individuale cane-paziente, quasi mai in gruppo, quindi c’è molta calma e per Dea era l’ambiente giusto.

La reazione dei bambini qual è stata?

I bambini non hanno avuto assolutamente nessun problema, per loro lei era un “gigante buono”. Per i genitori e chi lavorava in reparto non è stato facile, abbiamo fatto un paio di settimane di integrazione per fare “amicizia” con gli infermieri, i medici e la caposala. Dopo abbiamo iniziato a lavorare individualmente con i pazienti.

Per Dea invece com’è stato affrontare questa nuova esperienza?

E’ impressionante vedere come i cani si rendano conto del fatto che “vanno a lavorare”. Io mi mettevo sempre una divisa per entrare in ospedale e lei associava la divisa all’inizio del lavoro e faceva un cambiamento incredibile, quando entrava in reparto sembrava un altro cane. Comunque era contenta, si sentiva a casa. Quando entrava prima di tutto salutava gli infermieri, poi andavamo dai medici per sentire chi poteva fare l’incontro e come improntarlo dato che c’è un lavoro particolare da fare a seconda della patologia. Poi iniziavamo camera per camera il nostro servizio.

Il rottweiler viene visto erroneamente come un cane “pericoloso”

E’ vero una volta sono anche stata fermata da un vigile che mi ha detto che dovevo metterle la museruola perchè sono cani “cattivi”. Ma in realtà non è così. Tra l’altro Dea è il primo rottweiler in Italia che ha fatto il servizio di pet therapy. E’ affascinante il suo modo di porsi in questo ambiente, non lo diresti mai che un cane così grande si ponga in maniera così delicata ed elegante. Lei non si è mai permessa di rivolgersi male, ha sempre avuto la calma e la tranquillità per eseguire l’intervento. Certo, ci sono dei segnali che i cani mandano di stanchezza e stress che il padrone deve saper riconoscere, come gli sbadigli o guardare verso la porta, anche per questo noi operatori facciamo un corso che dura due anni. Con lei ogni intervento era bellissimo.

Il servizio oggi è ancora attivo?

Purtroppo no. Abbiamo iniziato nel 2017 e ci siamo fermati a marzo 2020 a causa del Covid e poi a causa delle varie ondate non è mai ripartito. Per adesso il reparto è chiuso ma stiamo chiedendo di poter tornare, sarebbe bello.

 

 

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