Era un’estate torrida, simile a questa. L’Italia era avvolta in una coltre di paura e terrore, gli anni di piombo, gli anni delle stragi non erano ancora finiti. Era l’estate della spuma spumador, delle capigliature cotonate, la Bertè aveva appena vinto Festivalbar con “Non sono una signora”. Poi d’un tratto il 5 luglio quell’estate ordinaria e sonnambula diventò “l’estate“. Undici ragazzi in maglia azzurra su cui nessuno avrebbe scommesso cambiarono in una notte la storia di un Paese in cerca di riscatto .
Zoff, Antognoni, Scirea, Gentile, Collovati, Graziani, Conti, Oriali, Cabrini, Tardelli, Rossi. Sono gli undici che Bearzot schierò in campo a Barcellona contro il Brasile grande favorito del torneo.
L’Italia aveva aveva vinto la partita contro l’Argentina di Maradona ma aveva pareggiato tutte le altre. Al Brasile di Zico, Falcao e Serginho sarebbe bastato un pari per qualificarsi. Ma quella sera le stelle avevano altri piani ed erano nei piedi di un ragazzo di periferia, cresciuto nei campetti dell’oratorio di Santa Lucia, quartiere di Prato. Un giocatore che tutti davano per finito dopo lo stop per lo scandalo del calcio scommesse. Si contavano sulle dita di una mano le partite che aveva giocato negli ultimi due anni, per l’opinione pubblica la convocazione in Nazionale di Paolo Rossi era stata un errore.
Quella notte però Paolo Rossi tenne un’intera Nazione attaccata al televisore.
Quella notte Paolo Rossi divenne Pablito e quella tripletta lo rese immortale.
Sono trascorsi quarant’anni da quel 5 luglio. In questi giorni una bandiera tricolore è stata portata per cingere la statua che a Santa Lucia, il quartiere dove Paolo Rossi è nato e cresciuto, gli hanno dedicato ad un anno dalla sua scomparsa il 9 dicembre del 2021.
Mentre nel giorno dell’anniversario di quella strepitosa partita è uscito nelle sale il docufilm dedicato alla vita del campione: “Paolo Rossi -L’uomo. Il campione. La leggenda“.
Diretto da Michela Scolari e Gianluca Fellini nel film oltre alle voci dei compagni di avventure, [mark]Paolo Rossi si racconta attraverso le testimonianze dei suoi più grandi avversari, da Pelè a Maradona, passando da Zico a Platinì. Lo stesso Pablito, prima di andarsene prematuramente, ha lavorato alla realizzazione della pellicola .
È lo stesso Paolo Rossi a raccontare di quanto tutti volevano la sua testa dopo quello scandalo che gli costò la squalifica per due anni. Poi la fiducia, la Juventus e infine quella chiamata in Nazionale che lo portò a sollevare la coppa più preziosa nella notte dell’11 luglio 1982.