“Suvignano insegna che la criminalità si può combattere”. Ne ha la certezza Bernard Dika, il consigliere per l’Innovazione e le politiche giovanili del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani.
E’ una mattina di giugno e ci troviamo nel cuore della tenuta confiscata ad un imprenditore palermitano nel 2007 e tornata proprietà pubblica dal 2018. Oltre 17 case coloniche disseminate in provincia di Siena, tra i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo. Qui la mafia ripuliva i suoi denari sporchi. Qui adesso sono i giovani, impegnati con i campi della legalità patrocinati dalla Regione, a gettare nuovi semi nel presente. A coltivare questa terra di valori. Un impegno comune, richiamato dallo stesso Dika.
Abbiamo bisogno della visione dei giovani del mondo e di guardare al futuro con i loro occhi
“Non si può pensare di abbattere la criminalità solo grazie alle forze di polizia o ai magistrati, da soli non possono farcela. Credo che sia necessario l’apporto della comunità, nella sua interezza. Il messaggio che arriva dai giovani che sono qua è che possiamo riuscirci veramente. E non è un’utopia, non è un sogno ma un obiettivo concreto che dobbiamo porci davanti. Abbiamo bisogno della visione dei giovani del mondo e di guardare al futuro con i loro occhi”.
E la Regione Toscana, tramite il progetto per l’autonomia giovanile Giovanisì, spinge da sempre in questa direzione. Quella di rendere i giovani protagonisti del presente.
I loro occhi brillano sotto il cielo di quest’estate calda che arriva dopo due anni di pandemia e che ritrova gli studenti fiorentini del Liceo scientifico “Guido Castelnuovo” carichi di aspettative. Hanno voglia di partecipare, di contrastare quel filo di timidezza che a volte frena quel protagonismo di cui la società ha bisogno.
Non a caso sono a Suvignano: una settimana di campi della legalità per un progetto di alternanza scuola-lavoro. Partecipano agli incontri, i dibattiti, curano la terra di questa tenuta immensa dove oltre all’agricoltura si portano avanti anche attività ricettive grazie alla presenza di un agriturismo. E poi ci sono gli animali. Suini di cinta senese, le pecore sarde, cavalli sanfratello che arrivano dalla Sicilia e i ciuchi di Ragusa, avvicinabili da chi visita la fattoria didattica e amati dai bambini.
Oggi Suvignano può raccontare la sua storia ma scriverne anche un’altra, nel presente. Si parte dalle certezze. L’importanza di far sì che questa “Tenuta aperta” sia oggi il grande luogo di diffusione della conoscenza della mafia. Conoscerla per combatterla.
Bianca: Non credevo che la criminalità fosse così radicata in Toscana
Ne sono convinti i ragazzi e le ragazze. Secondo Bianca c’è da spingere l’acceleratore sull’informazione, anche parlandone a scuola. “Non credevo che la criminalità fosse così radicata anche in Toscana”, ammette. “La conoscenza ti porta anche ad agire. Servirebbero esperienze didattiche e interattive, più dirette. Non solo lezioni e libri”.
Dello stesso avviso anche Maria Sole e Matilde. “E’ importante far conoscere e far capire che la mafia esiste”, spiega la prima. “Io non sapevo dell’esistenza della mafia in Toscana”, ammette poi Matilde.
La ricetta per creare percezione e consapevolezza c’è. Secondo Maria Sole tutto parte dal “non essere passivi”. “E sarà anche importante parlare della nostra esperienza”, aggiunge a ruota l’altra studentessa.
Dunque interconnessione. Dunque parole. Comunicazione, informazione. Dialogo. Esperienze. Come quelle che stanno facendo gli studenti a Suvignano. Si chiama partecipazione.
Giacomo: La mafia è silenziosa, è dappertutto
Giacomo racconta che questa è la sua prima esperienza nei campi della legalità. Allunga lo sguardo verso la distesa di olivi che segna la collina. Osserva la bellezza di questa terra tornata patrimonio e bene comune. “Posso considerarla una bella vittoria”, dice. “E’ la comunità che ridà vita ad un territorio “marcio”.
Poi parliamo di percezione, mentre camminiamo cercando il ristoro dell’ombra. “La mafia è silenziosa, prosegue Giacomo. E’ dappertutto”. Poi chiama la sua generazione all’impegno. “Dovremmo utilizzare queste opportunità scolastiche e trasformare insieme questo posto attraverso il volontariato e i progetti. Sarebbe molto bello”.
Prendersi cura di un luogo simbolo e riempirlo di vita e di valori, della visione contemporanea dei giovani. Per Niccolò il primo passo è proprio quello di partire da Suvignano “che è un luogo pubblico, di tutti”. “La terra è ciò che ci consente di mangiare e quindi bisogna curarla e farla sopravvivere, continua lo studente. Noi cerchiamo di imparare a farlo.”
Poi parliamo dei loro riferimenti nella lotta alla criminalità. E loro hanno due nomi su tutti: Borsellino e Falcone.
Fu proprio il giudice antimafia Giovanni Falcone nel 1983 a sequestrare per la prima volta la tenuta di Suvignano. Il suo intervento però non bastò perché il costruttore siciliano Vincenzo Piazza ne rientrò successivamente in possesso. Tra il 1994 e il 1996 giunse poi il secondo sequestro, assieme ad un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007 appunto, la condanna e la confisca definitiva. Dopo 11 anni la Tenuta tornò patrimonio comune con l’assegnazione alla Regione Toscana e la gestione ad Ente terre regionali toscane.
Da quattro anni questa terra è dunque tornata a vivere, a produrre nuova energia. Produrre, diffondere cultura, partecipare. Suvignano diventa protagonista del cambiamento. E i giovani toscani ne sono oggi l’espressione migliore. Sono loro che possono tracciare una nuova strada, loro possono coltivare il presente di bellezza, armonia, rispetto, democrazia.
Si chiama rigenerazione sociale e questo è il primo punto dal quale ripartire. Insieme.
I campi della legalità di Suvignano sono promossi da Arci Toscana in collaborazione con Arci Siena, Comune di Murlo, Circolo Arci Vescovado di Murlo, Cgil, Spi-Cgil e Unicoop Firenze, con il patrocinio della Regione Toscana. Un’esperienza che raccontiamo una nuova puntata del format di Giovanisì in collaborazione con la nostra testate giornalistica “Accènti intoscana”