Evitare ai bambini e alle bambine figli di una donna che sta scontando una condanna in carcere di trascorrere la propria infanzia dietro le sbarre. È questo l’obiettivo del nuovo progetto sperimentale promosso dalla Regione Toscana insieme al Comune di Firenze, che sarà capofila, che permetterà ad alcuni minori insieme alle loro madri detenute di essere trasferiti in case-famiglia o case alloggio e non più in carcere.
Una novità che punta proprio a salvaguardare i più piccoli e sarà sperimentata in Toscana grazie alle specifiche risorse stanziate dal Ministero della Giustizia e destinate alle Regioni per progetti di accoglienza residenziale di mamme detenute insieme ai figli.
La sperimentazione su tre famiglie
Il progetto si articolerà nel prossimo biennio e potrà riguardare tre nuclei famigliari di madri con figli piccoli detenuti (uno nel 2022 e due nel 2023). In Italia ad oggi ci sono 21 bambini sotto i sei anni che vivono con le proprie madri detenute: in Toscana al momento non ci sono.
Si prevede da subito la costituzione di un gruppo di lavoro integrato coordinato a livello territoriale dal Comune di Firenze: successivamente saranno individuate le strutture aderenti alla sperimentazione dell’area vasta Toscana Centro, ci sarà la mappatura delle strutture di tutto il territorio regionale e l’avvio dell’attività formativa disciplinare per i professionisti coinvolti nell’accoglienza.
Più attenzione ai diritti dei bambini
“Bambine e bambini in carcere non ci devono stare – sottolinea l’assessore regionale alle Politiche sociali Serena Spinelli – questo progetto è un passo avanti importante per il rispetto dei loro diritti”.
“Sono previste una serie di azioni tra cui formazione e monitoraggio – ha spiegato l’assessore al Welfare del Comune di Firenze Sara Funaro – appena avremo le risorse faremo gli avvisi per individuare le strutture ma è un progetto che vogliamo portare avanti”.
Secondo il garante dei detenuti del Comune di Firenze Eros Cruccolini si tratta di “un successo, questa iniziativa rompe un atteggiamento che da anni vedeva solo parole e non interventi concreti”.